L’iniziativa presso le Nazioni Unite di una ONG israeliana contro l’occupazione dei Territori palestinesi ha fatto infuriare il governo israeliano. B’Tselem ha partecipato ad una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle colonie nei territori palestinesi. Tra Benyamin Netanyahu e l’ONG si è arrivati ad una vera e propria prova di forza.
dal nostro corrispondente a Gerusalemme, Christian Brunel Publié le 16-10-2016 Modifié le 16-10-2016 à 14:29
L’ONG israeliana B’Tselem con il riferire sulla repressione nei Territori palestinesi, ha rotto un tabù. Il suo direttore, Hagai El-Ad, ha testimoniato nel corso di una riunione organizzata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale perché “agisca da oggi contro l’occupazione della Palestina “.
Mai, fino ad ora, quelli che si presentano come il “campo della pace” avevano dimostrato così poca diplomazia. Punto sul vivo, Benyamin Netanyahu ha denunciato l’iniziativa qualificandola aberrante e anti-nazionale. Ha deciso di non permettere più ai giovani israeliani di scegliere di fare il servizio civile presso l’ONG invece del servizio militare.
La minaccia non ha impressionato B’Tselem determinata a continuare le proprie attività, in particolare con l’aiuto di volontari palestinesi che filmano le operazioni militari in Cisgiordania. Recentemente, tuttavia, l’organizzazione ha annunciato di aver rinunciato a sporgere denuncia presso le corti militari israeliane, non riuscendo ad ottenere sanzioni contro gli autori di reati.
Un nuovo rapporto di un’autorevole commissione parlamentare raccomanda che il Regno Unito consideri fuori legge la parola “sionista” quando viene usata “in un contesto accusatorio.”
I verbali desecretati di un incontro segreto antecedente agli accordi di Camp David rivelano che il defunto Shimon Peres disse all’allora primo ministro Menachem Begin che ‘la Giordania è anche Palestina’.
‘Si tratta di una conversazione tra tre persone, fatta eccezione per il nostro amico [lo stenografo], e tale deve rimanere’- avvisò educatamente il primo ministro Menachem Begin all’inizio di un incontro che egli tenne il 31 agosto del 1978 con il presidente dell’opposizione, il parlamentare Shimon Peres, e il presidente della commissione parlamentare per gli affari esteri e la difesa, il parlamentare Moshe Arens.
Miri Regev dice che i testi di Tamer Nafar legittimano il terrorismo; il rapper replica che non ha alcuna intenzione di farsi tacitare.
Noa Shpigel 17 ottobre 2016 01:24
Le tensioni nel campo della cultura di Israele si sono intensificate ulteriormente domenica, quando il ministro Miri Regev ha invitato il Comune di Haifa ad annullare una performance del rapper arabo israeliano a causa di ciò che ha definito come ideologia sovversiva.
Il Rapper Tamer Nafar, che in passato si è attirato le critiche del ministro della cultura, ha in programma un concerto martedì nella cerimonia di apertura di un evento di teatro popolare che si svolge nell’ambito dell’ Haifa International Film Festival.
In risposta alla lettera di Regev, il Comune di Haifa ha riferito di aver posticipato la performance di Nafar sottolineando che lo spettacolo potrebbe anche essere annullato del tutto. Nafar, a sua volta, ha criticato la città per essersi sottomessa alle pressioni del ministro e del suo “branco di razzisti”, aggiungendo che intende intervenire come previsto.
In una lettera al sindaco di Haifa Yona Yahav, Regev ha scritto che ospitare lo show di Nafar va contro il pluralismo che il film festival vuole rappresentare.
“E’ un peccato che l’Haifa Film Festival, un simbolo di qualità e di vicinanza tra persone e paesi, abbia scelto di offrire un palcoscenico ad un artista che coglie ogni occasione per schierarsi contro lo Stato di Israele e la sua esistenza come Stato ebraico,” ha scritto Regev.
Nella sua lettera, Regev ha anche citato una parte della canzone di Nafar, “Chi è il terrorista”:
“La democrazia? Perché? Mi ricorda il nazismo / Hai violentato l’anima araba / e messa incinta, dando alla luce un bambino chiamato attacco terroristico / E poi voi chiamate noi terroristi”.
Regev ha affermato che “tali parole legittimano il terrorismo”, e ha aggiunto che “I fondi pubblici non dovrebbero sostenere le attività che minano lo Stato, i suoi valori e simboli in nome dell’arte e della libertà di parola”.
Rispondendo con un comunicato stampa, il Comune di Haifa ha precisato di aver chiesto a Nafar di esibirsi martedì alle ore 22:00, più tardi di quanto inizialmente previsto. A causa di questo cambiamento, prosegue il comunicato, Nafar rischia di annullare la sua performance.
Nafar ha risposto in un post su Facebook, dicendo che non ha intenzione di abbandonare la manifestazione. “Capisco che la città è stata messa sotto pressione dal ministro della cultura e dal suo branco di razzisti, sperano che io possa rinunciare, ma non ho intenzione di mollare”, ha scritto. “Spero di vedervi tutti martedì a Haifa.”
La protesta contro la performance di Nafar è iniziata i primi giorni di questa settimana, quando gli attivisti del Likud di Haifa hanno annunciato l’intenzione di “far saltare” lo spettacolo.
Il mese scorso, il ministro della cultura abbandonò l’Ophir film awards ceremony dopo che Nafar e un artista ebreo, Yossi Zabari, avevano letto dal palco brani di una poesia del poeta nazionale palestinese Mahmoud Darwish.
Regev riferì ai giornalisti che la cerimonia aveva “superato diverse linee rosse”, facendo specificatamente riferimento all’uso della poesia Darwish.
di Michèle Sibony, Publicato il 14-10-2015 ore 17h06
Agenzia Média Palestine et UJFP
LE PLUS. Prosegue l’escalation di violenze tra israeliani e palestinesi. Come trattano i media questi scontri? Michele Sibony, membro di Agence Média Palestine e dell’Unione ebrea francese per la pace, deplora il modo grossolano con cui radio e canali televisivi annunciano i fatti, senza alcuna analisi. Spiegazioni.
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