Gli Stati Uniti ammettono che Israele sta costruendo un regime di apartheid permanente, settimane dopo avergli dato 38 miliardi di dollari

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Glenn Greenwald, Oct. 6 2016, 3:29 p.m.

Nel 2010, l’allora ministro della difesa israeliano Ehud Barak, avvertì esplicitamente che Israele sarebbe diventato uno stato di “apartheid” permanente, se non fosse riuscito a raggiungere un accordo di pace con i palestinesi perché creassero la propria nazione sovrana e investita di pieni diritti politici.

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Documenti segreti rivelano come Israele ha collaudato il sistema di sottrarsi al controllo internazionale sull’occupazione.

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Yotam Berger, 20 settembre 2016

Due documenti riservati del ministero degli Esteri datati dal 1967 al 1968, rivelano come il governo ha cercato di evitare l’applicazione delle Convenzioni di Ginevra ai Territori subito dopo essere stati occupati e come si è cercato di evitare le critiche internazionali alle violazioni delle convenzioni.

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Israeliani minacciano un ristorante di Gerusalemme che impiega gli arabi

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mercredi 5 octobre 2016

Il gruppo di estrema destra “per la prevenzione dell’assimilazione in Terra Santa” si scatena regolarmente e violentemente contro i lavoratori arabi, operai, tassisti, camerieri e passanti a Gerusalemme.

“Impunemente”, si lamenta il proprietario di un ristorante  “soprattutto il giovedì sera, vigilia dello Shabbat e il sabato sera, quando tornano dalle loro scuole religiose.”

“Il venire a sfogare il loro odio, è diventato di routine”, dice a Al-Monitor, il proprietario di un ristorante che preferisce rimanere anonimo …

“Siamo obbligati ad accompagnare i nostri dipendenti arabi per evitare disastri. Il mio ristorante è già stato attaccato più volte da questo gruppo, perché impiego diversi dipendenti arabi. E ogni volta che chiamo la polizia, mi trovo di fronte alla sua indifferenza.”

“Giudaismo e estremisti ebrei, sono la stessa cosa”, dirà con ogni probabilità Eric Zemmour nel vedere ciò che viene insegnato nelle scuole religiose israeliane? Oppure applaudirà con entrambe le mani tutti coloro che difendono la “purezza razziale”?

Da Wikipedia

indexZemmour, da sempre molto conservatore, nel suo ultimo libro Le Suicide français, si schiera apertamente contro l’immigrazione, il multiculturalismo e la globalizzazione della società francese. Avversa l’egemonia culturale della sinistra, cominciata nel Sessantotto, sostenendo che “l’ideologia antirazzista e multiculturale della globalizzazione sarà per il Ventunesimo secolo quello che il nazionalismo è stato per il Diciannovesimo e il totalitarismo per il Ventesimo: una fede messianica e guerrafondaia nel progresso, che trasforma il conflitto tra nazioni in un conflitto all’interno delle nazioni”.

 

trad. Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org

Fonte: http://oumma.com/223734/israeliens-menacent-un-restaurant-de-jerusalem-emploi

Nurit Peled-Elhanan: Il sangue palestinese

Da un post di Nurit Peled-Elhanan di sabato 8ottobre.

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Un maestro di religione ebraica gioca con un proprio alunno nel villaggio di Havat Gilad, a sud della città di Nablus, in Cisgiordania. Credit: Nir Elias

Il sangue palestinese in Israele e nei territori occupati si può spargere impunemente. Ogni giorno l’esistenza dei palestinesi è resa impossibile. Crudeltà, umiliazione, fame, tortura e morte definiscono le loro relazioni coi loro padroni, i loro occupanti ed i loro governanti.

La domanda che per tanto tempo mi ha assillato è come fanno i cittadini israeliani, compresi i bambini che poi all’età di 18 si uniranno alla macchina della tortura – l’IDF – a far fronte a una tale discrepanza tra i valori con cui sono cresciuti e le pratiche dell’oppressione contro i loro vicini?

La risposta a questa domanda sta nell’istruzione. Perché l’apartheid non è solo un mucchio di leggi razziste, è uno stato d’animo, modellato dall’istruzione.

I bambini israeliani vengono educati fin da un’età molto tenera a vedere i cittadini “arabi” e gli “arabi” in generale come un problema che deve essere risolto, eliminato in un modo o nell’altro.

Possono attraversare la vita senza mai incontrare un bambino palestinese o parlare con uno di loro. Non sanno nulla della vita di queste persone che vivono a 100 metri di distanza, a volte nella stessa strada, come ad Abu-Tur a Gerusalemme.

L’istruzione israeliana riesce a costruire muri mentali che sono molto più spessi del muro di cemento che si sta costruendo per incarcerare la nazione palestinese e nascondere la loro esistenza ai nostri occhi.

Ecco perché gli israeliani non protestano contro il muro dell’apartheid. La maggior parte degli israeliani, tra cui i sionisti di sinistra, vedono il muro come una soluzione adeguata al “problema”. Non considerano i palestinesi come esseri umani simili a loro, ma come una specie inferiore che merita molto meno.

Questo può anche spiegare la sollecitudine e l’esaltazione per Gilad Shalit, il soldato catturato, che è stato ribattezzato “un bambino rapito”, e la completa indifferenza nei confronti delle centinaia di bambini palestinesi che sono letteralmente rapiti dai loro letti da soldati armati e gettati in carcere per lancio di pietre, per essere stati dove non avrebbero dovuto essere, o per aver parlato in modo scortese ai soldati, o per il semplice fatto di esistere.

L’apartheid in Israele e Palestina, imposto e praticato dalle forze di sicurezza israeliane, è reso possibile dal razzismo più profondo, praticato ogni giorno, in tutti i campi della vita, in ogni incontro o azione, nell’istruzione e nei mezzi di comunicazione che sono interamente dedicati alla produzione e riproduzione di paure e eterofobia.

 

trad. Simonetta Lambertini-Invictapalestina.org

per approfondimenti:

La Palestina nei testi scolastici di Israele

Ideologia e propaganda nell’istruzione

Palestina-cover-400x589.pngIn Israele, i testi scolastici sono destinati a ragazzi che a diciott’anni si arruolano nel servizio militare obbligatorio per attuare la politica israeliana di occupazione dei territori palestinesi.
«Nonostante tutte le altre fonti di informazione, i testi scolastici costituiscono potenti mezzi mediante cui lo Stato può configurare le forme di percezione, classificazione, interpretazione e memoria necessarie a determinare identità individuali e nazionali. Ciò vale in particolar modo per Paesi come Israele, dove storia, memoria, identità personale e nazione sono intimamente legati».
Lo studio di Nurit Peled-Elhanan non intende descrivere l’istruzione del paese nel suo complesso, ma è un percorso illuminante in una «ideologia» che ha per scopo/effetto la disumanizzazione del popolo palestinese.