Non sono solo gli investimenti stranieri in Israele ad essere da diversi anni in caduta libera, ma anche che le esportazioni che per il sesto anno consecutivo continuano a diminuire, riferisce l’Osservatorio economico Globes.
Se si escludono le esportazioni di diamanti (abbiamo già messo in guardia contro l’acquisto di diamanti senza tracciabilità in quanto sono esportati grezzi e tagliati in altri paesi), l’esportazione di prodotti israeliani ha subito un ulteriore calo del 5,7% nei primi 6 mesi del 2016.
Le esportazioni israeliane hanno raggiunto il punto più basso degli ultimi sei anni, riporta l’Istituto israeliano per l’esportazione e la cooperazione internazionale.
I prodotti più colpiti da questo calo sono i prodotti farmaceutici, i componenti elettronici e i prodotti chimici.
Le esportazioni sono calate in tutti i continenti: per quanto riguarda l’Europa, in particolare nel Regno Unito dove il calo è stato del 17%, ma anche in Turchia, negli Stati Uniti, in India e Cina.
Trad. delle scritte sull’adesivo prodotto in Francia
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L’omaggio reso da Abbas ai funerali di Shimon Peres è la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
I giovani di Fatah dell’Università di Birzeit (vicino a Ramallah) manifestano e chiedendo le sue dimissioni.
Non sono solo tutti gli altri partiti palestinesi (PFLP, Hamas ….) ad avere considerato le sue condoglianze al criminale di guerra come una “umiliazione” e un “tradimento”, ma anche Fatah.
Abbas non è riuscito a far tacere la popolazione nonostante sabato abbia fermato e imprigionato un poliziotto palestinese che aveva ricordato i massacri commessi per ordine di Peres e criticato sulla propria pagina Facebook il suo viaggio a Gerusalemme – città annessa illegalmente da Israele, inaccessibile agli altri palestinesi della Cisgiordania e Gaza, dove le case appartenenti ai palestinesi sono quotidianamente demolite –
Gli studenti di Fatah hanno ricordato che chi si era appena mosso per i funerali di Peres, “non si preoccupa di partecipare a quelli dei palestinesi assassinati da Israele e si fa beffe della sofferenza dei palestinesi imprigionati nelle carceri dell’occupante”.
Le loro critiche, hanno sottolineato, si rivolgono a Abbas come leader di Fatah, dell’OLP e come presidente dell’Autorità palestinese.
In qualità di leader di Fatah, ha violato l’articolo 12 del partito “il cui obiettivo è la completa liberazione della Palestina e la fine dell’occupazione economica, politica, militare e culturale.”
Come leader dell’Olp, ha “commesso un crimine contro il popolo palestinese mettendo carnefice e vittima su un piano di parità.”
Infine come presidente della AP, ha fatto “un gesto assurdo che non porta a nessun progresso politico futuro”, hanno concluso gli studenti di Fatah che gli chiedono di scusarsi e di dimettersi.
Ci sono dieci giorni a disposizione per vedere al Museo Guggenheim una mostra di arte contemporanea del Medio Oriente e Nord Africa dal titolo: “Ma una tempesta spira dal Paradiso.” Mariam C. Said ha visto la mostra durante l’estate e ha partecipato ad un particolare incontro sull’arte. Ci ha inviato le seguenti considerazioni. [mondoweiss].
La giustizia palestinese, lunedì, ha stabilito che le elezioni comunali si terranno in Cisgiordania, ma non nella striscia di Gaza mostrando ancora una volta l’incapacità dei movimenti palestinesi di superare le loro rivalità.
Queste elezioni dovevano essere le prime dal 2006 a tenersi contemporaneamente in entrambi i territori, separati geograficamente dal territorio israeliano e politicamente da anni di contese tra l’Autorità palestinese e Hamas islamista.
Questa incapacità dei movimenti palestinesi a fare fronte comune appare come uno dei principali ostacoli per una soluzione del conflitto israelo-palestinese vecchio ormai di quasi 70 anni.
L’Autorità, riconosciuta a livello internazionale e destinata a prefigurare uno Stato palestinese indipendente governa a Ramallah, nella Cisgiordania occupata da quasi mezzo secolo da parte dell’esercito israeliano.
Hamas, considerata un’organizzazione “terroristica” da Israele, Stati Uniti o Unione Europea, ha il governo assoluto nella Striscia di Gaza da quando nel 2007 ha spodestato con la forza l’Autorità dopo essere stato privato della vittoria conseguita nelle elezioni del 2006.
Con tutti i tentativi di riconciliazione falliti, le comunali avrebbero potuto lanciare il messaggio di una convergenza palestinese. Ma i loro risultati e le conseguenze, soprattutto in caso di successo di Hamas in Cisgiordania, sono stati fonte di grande incertezza.
L’animosità interpalestinese è tale che è stata messa continuamente in dubbio la probabilità che la procedura facesse il suo corso. In realtà è stata sospesa in settembre e le elezioni, originariamente previste per l’8 ottobre, rimandate ad una data sconosciuta.
Hisham al-Hatou, Presidente della Corte Suprema, organismo che opera all’interno dell’Autorità, lunedì, davanti a un’affollata aula di tribunale ha ordinato la ripresa della procedura.
Ma ha ritenuto che i tribunali della Striscia di Gaza non avevano fornito le “garanzie” necessarie. Questi tribunali, che non hanno prestato giuramento all’Autorità, hanno recentemente invalidato alcune liste di Fatah che è maggioranza nell’Autorità palestinese. Non è stata fissata nessuna nuova data per le elezioni.
Hamas ha denunciato immediatamente una decisione “politica”. La sentenza della Corte Suprema “è discriminatoria e ratifica la divisione”, ha detto il movimento che aveva boicottato il precedente scrutinio nel 2012. Anche allora, le elezioni avevano avuto luogo solo in Cisgiordania.
Nael al-Hawah, avvocato delle liste di Fatah censurate nella Striscia di Gaza che aveva deferito il caso alla Corte, ha accolto con favore la decisione dopo l’udienza. “La procedura prosegue con le stesse liste e lo stesso sistema, il calendario invece sarà cambiato perché alcune scadenze devono essere rispettate”, ha detto.
“Le autorità possono fissare un nuovo appuntamento elettorale entro quattro settimane”, ha detto Khalil al-Halaq, avvocato della commissione elettorale.
La comunità internazionale continua a fare pressione sui palestinesi per una riconciliazione. Nel mese di settembre ancora una volta, il Quartetto per il Medio Oriente (ONU, USA, UE, Russia) ha detto che “rimane una priorità”.
Il parlamento palestinese non si riunisce più. La presidenza di Mahmoud Abbas dell’Autorità palestinese è scaduta nel 2009, ma in mancanza di presidenziali sta ancora là .
Secondo gli esperti Abbas aveva scommesso, convocando delle elezioni, su un nuovo boicottaggio di Hamas e sulla divisione degli altri partiti della sua parte, Fatah.
“Hamas ha profondamente rivoluzionato le attese di Fatah” con la decisione di partecipare e sostenere liste di tecnocrati e non di membri affiliati al movimento che avrebbero potuto esporre i comuni a sanzioni, spiega il ricercatore Xavier Guignard.
Insolitamente, i cinque partiti della sinistra hanno fatto lista comune.
Il ricorso alla Corte Suprema è soltanto una delle “tecniche utilizzate da Fatah per premunirsi contro una sconfitta” grazie all’applicazione di una “vernice legale”, ha detto Guignard.
Lunedì Hamas non ha detto se continuerà o meno a sostenere le liste in Cisgiordania.
L’annullamento delle elezioni a Gaza rischia di minare ulteriormente il credito di Abbas, già fortemente criticato dalla piazza palestinese per la sua partecipazione ai funerali, la scorsa settimana, dell’ex presidente israeliano Shimon Peres.
Secondo un recente sondaggio del Palestinian Center for Policy and Survey Research, il 61% dei palestinesi erano contro la sospensione delle elezioni che consideravano una “decisione politica”.
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