DIRITTI UMANI, IN SENATO L’ARTISTA PROFUGO CHE RACCONTA I RIFUGIATI CON LE SUE SCULTURE 

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#swinging #girls on #barbedwire 150x200cm, 2013.

Giovedì 22 settembre, ore 11,30, Sala “Caduti di Nassiriya”, conferenza dell’artista palesinese che ha donato un’opera ai terremotati di Amatrice

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Nato nel 1983 nel campo Profughi di Sabra (Beyrouth, Liban). Vive e lavora a Beirut e Parigi.

Un aiuto per i terremotati di Amatrice da chi ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze di un altro genere di devastazione: la guerra.
L’artista di fama internazionale, Abdul Rahman Katanani, a Roma per la sua prima mostra personale in Italia, ha deciso di donare una delle sue opere per la ricostruzione delle zone terremotate.
Lo scultore palestinese, le cui istallazioni sono quotate e vendute anche da Christies, giovedì 22 settembre sarà ospite al Senato nell’ambito di una conferenza stampa in sala Nassiriya, alle 11,30, a cui hanno aderito Articolo 21, Federazione nazionale della stampa e la rete “illuminare le periferie”.
Katanani, 33enne nato in Libano, nel campo profughi di Sabra, nonostante il successo delle sue opere non ha voluto lasciare il luogo in cui è cresciuto e dove lavora e vive.
Le sue sculture sono simbolo di conflitto, sofferenza, sopravvivenza, speranza e anelito alla libertà, fisica e spirituale, la sua arte è al servizio dei diritti umani.
Proprio del binomio arte e diritti umani parleranno giovedì a Palazzo Madama l’artista, il senatore del Partito democratico Roberto Cociancich, responsabile Europa e membro della Commissione Esteri al Senato, Vincenzo Vita, già senatore e sottosegretario alla Cultura e alle comunicazioni, e Elena Gabriele, esperta d’arte e curatrice della mostra di Katanani che sarà allestita al Museo delle arti di Catanzaro.
L’artista palestinese ha esposto, sia da solo che in mostre collettive, in Francia, Belgio, Germania, Libano, Qatar, Malesia, Abu Dhabi.
Al momento è impegnato nell’esposizione internazionale “Jardin d’Orient” allestita presso l’Istituto del Mondo Arabo a Parigi e della Biennale di Anglet (La Littorale), curata da Paul Ardenne.

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Ad ottobre parteciperà a Parigi alla Fiera Internazionale di Arte Contemporanea (FIAC) con Annali-Barbara Polla, medico, gallerista, scrittrice e politica liberale svizzera.
Il prossimo mese di maggio terrà la sua prima mostra personale in Italia, in Calabria al MARCA (Museo delle arti di Catanzaro).
Per accedere alla conferenza di giovedì 22 settembre è necessario accreditarsi all’indirizzo accrediti.stampa@senato.it.  Per gli uomini è richiesta la cravatta.

 

 

https://www.facebook.com/Abdul-Rahman-Katanani-10011229677…/

UNA GUIDA DI SICUREZZA ONLINE PER ATTIVISTI

 
Agosto 2016. Ryan Rodrick Beiler – ActiveStills

 

Fra crescenti minacce digitali provenienti da Israele e altri governi, singoli attivisti e organizzazioni possono adottare misure concrete per proteggere se stessi e le loro comunità.

 

L’ultimo anno ha visto in tutto il mondo un aumento delle minacce digitali incontrate sia da singole persone che da organizzazioni e quanti lavorano sulla questione della Palestina non fanno eccezione. Nel corso degli ultimi mesi ci sono stati attacchi contro siti del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), email minatorie agli attivisti e emergono nuove informazioni sulla capacità di sorveglianza di Israele.

“Gli ultimi attacchi informatici contro il BDS sembrano fare parte di una guerra in piena regola di Israele contro il movimento e comprende: una repressione legale di stampo maccartista, l’uso dei servizi di intelligence e ancora più fondi per la propaganda ‘brand Israel'” – ha detto Mahmoud Nawajaa, coordinatore generale del Comitato nazionale palestinese (BNC) di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni. “Questi attacchi hanno il sapore della disperazione di Israele, causata dal suo crescente isolamento in tutto il mondo, dopo che per anni ha fallito nell’obiettivo di arginare il crescente sostegno che riceve il movimento nonviolento BDS, considerato un mezzo strategico ed efficace per arrivare ad ottenere i diritti per i palestinesi in base al diritto internazionale”.

A seguito di numerosi nuovi fatti di minacce digitali al BDS e agli attivisti che lo sostengono ho cominciato a parlare con diverse persone del movimento per saperne di più sui problemi specifici incontrati da ognuno. I problemi rilevati variano, così come le minacce che percepiscono nel loro lavoro e nel lavoro di altri, ma tutti quelli con cui ho parlato sono concordi nel riconoscere che le minacce digitali contro il movimento sono in crescita.

Omar Barghouti, un attivista palestinese per i diritti umani e co-fondatore del movimento BDS, mi ha detto che la risposta comune a tali minacce è stata: “rafforziamo ulteriormente la nostra sicurezza elettronica, ma senza farci prendere dal panico o adottare rigide misure al riguardo”. Barghouti dice che un “inaspettato risultato di tali attacchi “è stato quello di sollevare il morale degli attivisti che si sentono più rassicurati circa l’efficacia della campagna per i diritti umani che stiamo conducendo”.

Ma anche se tali attacchi possono essere presi come una vittoria, sono comunque un ostacolo per svolgere un lavoro efficace.

Questo articolo vuole essere un mezzo veloce per affrontare i problemi più ricorrenti. Non è affatto esauriente, ma dovrebbe essere in grado di fornire indicazioni utili per fare i primi passi verso un miglioramento della propria sicurezza digitale sia per i singoli attivisti sia per le organizzazioni.

 

Problema: i siti web di solidarietà sperimentano regolarmente attacchi di negazione del servizio fornito (DDoS).

Come ha riferito nel mese di giugno ‘eQualit.ie’ – un’organizzazione che fornisce sicurezza digitale libera e open source per la società civile – tra febbraio e marzo del 2016 si sono registrati sei incidenti contro bdsmovement.net, il sito web di alto profilo del BNC.

Ali Abunimah di The Electronic Intifada, che ha sperimentato tali attacchi di negazione DDoS, ha osservato che gli attacchi “sembrano essere un altro elemento dello sforzo sempre più aggressivo che fa Israele per mettere a tacere con tutti i mezzi il movimento BDS”.

La relazione tecnica di ‘eQualit.ie’ “rivela una prova significativa che gli attacchi di negazione del servizio fornito (DDoS), effettuati contro il sito principale del movimento BDS e siti web di altri gruppi critici verso l’occupazione israeliana e le violazioni dei diritti umani, sono complessi e altamente coordinati”, ha detto Barghouti. “Stiamo incoraggiando tutti i nostri partner ad utilizzare i servizi anti-DDoS come il Deflect service fornito da ‘eQualit.ie’ e a criptare le proprie comunicazioni ovunque sia possibile”.

Un attacco DDoS può impedire ad un sito web di funzionare in modo efficiente, temporaneamente o in modo definitivo.

Anche se un attacco DDoS può essere lanciato contro qualsiasi sito web, giornalisti e attivisti sono i bersagli più frequenti. E dove una società o governo possono avere le risorse per respingere un attacco del genere, le organizzazioni più piccole o i singoli individui non sanno cosa fare quando ne sperimentano uno.

 

           Cosa si può fare:

• Il servizio eQualit.ie Deflect – impiegato per la protezione di bdsmovement.net – offre una protezione DDoS alle organizzazioni autorizzate a beneficiarne.

• Cloudflare di Project Galileo fornisce una protezione DDoS per i siti web di interesse pubblico a rischio.

• Eseguire regolarmente il backup del sito web è importante e garantisce che in caso di attacco DDoS, i contenuti rimarranno intatti.

• Mirroring è un’altra buona opzione per garantire che i contenuti del sito rimangano online durante un attacco.

Tre anni fa Edward Snowden, facendo trapelare informazioni dalla National Security Agency, dimostrò come gli Stati Uniti e altri governi nel mondo spiano i propri cittadini. Esistevano già prima sospetti e informazioni sul fatto che governi abbiano condotto una sorveglianza sulle comunicazioni digitali dei propri cittadini e di persone in altri paesi.

“I servizi militari e di intelligence di Israele agiscono impunemente. Sembra molto probabile che Israele li stia usando nella sua sorveglianza delle comunicazioni elettroniche e delle telefonate di attivisti BDS nei paesi occidentali, in violazione delle legislazioni di questi paesi” – ha detto Barghouti. “I governi devono agire per proteggere i loro cittadini dalla sorveglianza intrusiva dei servizi di intelligence di Israele”.

Molte organizzazioni e istituzioni stanno lavorando per combattere la sorveglianza con una contestazione del sistema attraverso mezzi legali e legislativi.

Allo stesso tempo, è importante che i singoli individui e le comunità si proteggano, modificando le loro abitudini e/o adottando nuove tecnologie che offrano una protezione aggiuntiva contro lo spionaggio.

Barghouti è d’accordo: “Siamo interessati a far aumentare la consapevolezza del fatto che, mentre è importante adottare misure basilari di sicurezza on-line, Israele ha enormi capacità di cyberwar a sua disposizione così, probabilmente, è in grado di intercettare anche comunicazioni cifrate. Non comunicate via telefono o on-line niente che non siate disposti a lasciare intercettare dai vostri avversari”.

Il tipo di strategia che si dovrebbe adottare dipende da ciò che si sta cercando di proteggere e chi si sta cercando di proteggere, così come dipende da quante energie si è disposti a mettere e dalle probabilità di essere a rischio.

Prima di cambiare i vostri comportamenti, è utile effettuare una valutazione del rischio ponendovi alcune domande riguardo il vostro lavoro e stile di vita.

 

Cosa si può fare:

• App per dispositivi mobili che utilizzano la crittografia end-to-end e consentono agli utenti di riconoscersi l’un l’altro attraverso le impronte digitali comprendono Signal, WhatsApp, e Wire, che hanno anche opzioni desktop e di chiamate vocali criptate. E’ anche possibile aggiungere la crittografia end-to-end su molti strumenti di messaggistica, tra cui Facebook, usando desktop apps Adium o Pidgin così come off-the-record (OTR) di messaggistica.

• E’ importante anche il dispositivo di sicurezza. Capire quanto i telefoni cellulari possano essere insicuri può aiutare a prendere decisioni informate su come utilizzarli a vostra tutela.

• Per maggiori informazioni e guide su come utilizzare alcuni di questi strumenti, vedere Electronic Frontier Foundation’s Surveillance Self-Defense o Security in a Box, un progetto di Tactical Technology Collective and Frontline Defenders.

 

Problema: spesso degli infiltrati entrano nei gruppi Facebook e in altre comunità mettendo a rischio gli individui e le loro reti.

Gruppi di studenti, attivisti e accademici, da tempo hanno espresso il sospetto che gruppi politici anti-palestinesi li stiano spiando. Nel 2014, The Electronic Intifada ha pubblicato documenti che dimostrano che uno studente spiava i membri di una Università della California appartenenti a un gruppo che si occupava di “analisi dei conflitti” chiamato Olive Tree Initiative e abbia riferito la sue osservazioni all’AMCHA Initiative, gruppo anti-palestinese “interessato a portare avanti una serie di iniziative per silenziare e intimidire studenti e insegnanti considerati critici nei confronti di Israele”. L’AMCHA Initiative è stata co-fondata da Tammi Rossman-Benjamin, un docente presso l’Università della California, Santa Cruz.

Online, organizzazioni esperte in tecnologie digitali utilizzano tattiche simili. Canary Mission , lanciata nell’aprile 2015, prende di mira attivisti BDS dei campus, bollandoli con etichette tipo “falso ebreo” con “l’obiettivo dichiarato di negare future opportunità di lavoro agli studenti presi di mira”, è quanto riportato l’anno scorso dai giornalisti Max Blumenthal e Julia Carmel.

Si sono verificati anche diversi incidenti, alcuni pubblicizzati altri no, in cui i membri di gruppi filo-israeliani e agenzie di intelligence si sono camuffati per infiltrarsi in gruppi BDS o filo-palestinesi.

Ho parlato con molte persone esprimendo la preoccupazione che le loro comunità on-line possano essere, o siano state, infiltrate da chi cerca di danneggiarle. La maggior parte di loro ha affermato che questa minaccia proviene da gruppi che, almeno nominalmente, sembrano indipendenti dal governo (come AMCHA).

Quando ho aggiunto una domanda sulla questione: “Pensi di fare attenzione quando accetti nuovi amici su Facebook?” – molte persone hanno ammesso che basano la loro decisione sul numero di amici comuni che hanno con la persona che chiede di aggiungersi piuttosto che su altri fattori più affidabili (come la conferma di un amico comune di conoscere la persona).

   

        Cosa si può fare:

• Quando non è possibile sincerarsi immediatamente sull’identità di persone che fanno richiesta di amicizia – anche se avete molti amici in comune su Facebook – controllare con qualcuno per verificare l’identità della persona.

• Controllate le impostazioni di privacy sul vostro account Facebook. La funzione di controllo della privacy di Facebook (privacy checkup) apre agli utenti, attraverso le varie impostazioni applicate ai messaggi, foto e altri contenuti e permette loro di apportare modifiche, comprese quelle che si applicano a tutti i contenuti più vecchi.

• Considerare l’utilizzo di strumenti di crittografia per ulteriori comunicazioni private. Facebook e altri social network possono a volte essere di vitale importanza per gli attivisti in organizzazioni comuni a molte persone, ma sarebbe meglio che alcune conversazioni si svolgessero utilizzando alcune delle applicazioni di messaggistica più sicure di cui si è accennato.

• Surveillance Self-Defense offre ulteriori informazioni su come proteggere se stessi e la propria privacy sui social network. (protecting yourself and your privacy on social networks.)

 

Problema: gli attivisti a volte ricevono allegati sospetti o link nelle e-mail e hanno dubbi nel valutare se sia prudente aprirli o meno.

In giugno, un certo numero di attivisti filo-palestinesi ha ricevuto email minacciose da un gruppo che si autodefinisce “Brigade Juive” (Brigata Ebraica) che contenevano link sospetti. E’ poi risultato che i link non contenevano virus, è comunque importante essere vigili quando si ricevono link e allegati.

Un contenuto doloso potrebbe comportare enormi rischi per la sicurezza e la privacy del vostro dispositivo. Può consentire a un utente di effettuare registrazione attraverso la vostra webcam o il vostro microfono, può disabilitare le impostazioni di notifica per alcuni programmi anti-virus, registrare ciò che si digita, copiare contenuti, rubare le password e altro ancora.

 

Cosa si può fare:

• Seguite il vostro istinto. Se un allegato o un link vi sembra sospetto, prendetevi alcuni minuti per pensare su chi è il mittente, ciò che dice l’e-mail e su altri indizi contestuali.

• Per ulteriori consigli leggete la guida Surveillance Self-Defense per proteggersi contro i virus. (guide to protecting yourself against malware.)

• Security in a Box contiene una guida per proteggere il dispositivo da virus e hacker. (protecting your device from malware and hackers.)

 

Problema: è difficile convincere la gente ad utilizzare la crittografia.

Una risposta comune alle rivelazioni sulla sorveglianza del governo è: “Io non ho nulla da nascondere.”

Nel contesto statunitense, questa risposta spesso viene fuori da una peculiarità: la percezione che non si stia facendo nulla di sbagliato o illegale e quindi non si abbia nulla da nascondere.

Molto è stato scritto sul fenomeno e un articolo del fondatore di Whisper Systems, importante sviluppatore di Moxie Marlinspike, forse lo spiega in maniera più concisa: “Non sempre sappiamo quando abbiamo qualcosa da nascondere (perché i sistemi di potere e i modelli delle minacce cambiano) e a volte abbiamo qualcosa da nascondere”.

Marlinspike ci ricorda che la libertà di parola ci permette di “creare una piazza delle idee di cui poter utilizzare il processo politico per scegliere insieme la società che vogliamo”, un processo che a volte si traduce in mobilitazione o sostegno per modifiche alla legge e implica dibattiti su ciò che è vietato, qualcosa di cui gli attivisti sono bene a conoscenza.

Parlando con attivisti palestinesi ho scoperto che l’argomento “nulla da nascondere” prende una piega diversa. “Nel movimento, presumiamo che tutto ciò che diciamo e facciamo venga monitorato”, ha detto Nadia Hijab di Al-Shabaka di The Palestinian Policy Network. “Quindi, tutto ciò che facciamo o diciamo è in superficie. Sentiamo di non avere nulla da nascondere. Ma è qualcosa di inquietante pensare che se si scrive a una persona una e-mail, ciò diventa oggetto di monitoraggio”.

Barghouti ha espresso un’opinione analoga: “Da quando abbiamo lanciato il movimento BDS, nel 2005, abbiamo lavorato con il presupposto che Israele può e vuole usare una sorveglianza avanzata per monitorare tutto ciò che comunichiamo. Uno dei principali vantaggi che il movimento BDS ha, tuttavia, è che si rapporta alla ‘Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo’, rigetta ogni forma di razzismo e cerca di fare pressione in modo nonviolento sul regime israeliano di occupazione, colonialismo e apartheid al fine di conseguire i diritti dei palestinesi secondo il diritto internazionale, nello stesso modo in cui è stato messo sotto pressione l’apartheid in Sud Africa. Non c’è niente di clandestino in questo”.

Un altro attivista, che vuole rimanere anomino, mi ha detto che in Cisgiordania: “Se hai qualcosa da nascondere sei un militante o stai progettando qualcosa di natura militante. Finché non compi l’azione o non hai intenzione di fare qualcosa, allora non hai niente da nascondere “.

Questo può portare quegli attivisti e giornalisti il cui lavoro è legale o “alla luce del sole” ad avere un falso senso di sicurezza. Israele ha imprigionato con violenza giornalisti, attivisti e accademici solo per aver pubblicato commenti su Facebook.

Inoltre, in un contesto in cui gli attivisti possono essere visti come militanti solo perché utilizzano tecnologie che aumentano la privacy, può nascere un dilemma difficilissimo: usare la crittografia e correre il rischio di essere etichettati, o non farlo, con il rischio di finire nei guai.

“Non tutti gli strumenti o le stesse tecniche sono applicabili ad ogni situazione”, ha detto Morgan Marquis-Boire, un ricercatore in pensione del Citizen Lab dell’Università di Toronto – “Ciò che funziona per i giornalisti che lavorano su fughe di notizie negli Stati Uniti non può funzionare per un attivista dei diritti umani nella [regione del Medio Oriente e del Nord Africa]”.

Un’idea su cui molti sostenitori della privacy concordano è che quando più persone adottano la crittografia, il suo uso si normalizza; in altre parole, più persone la usano, tanto più difficile diventa per gli altri accusarci di compiere reato.

“Alcuni criteri si basano sul principio che le persone non si distinguono in mezzo alla folla”, ha spiegato Marquis-Boire. “In situazioni delicate, in cui qualcuno è probabilmente sotto esame, osservarne l’uso di alcuni strumenti di sicurezza potrebbe essere visto come un comportamento sospetto. In questi ambienti l’uso di un comune software [come WhatsApp] costruito per offrire una marcata sicurezza potrebbe essere meno sospetto”.

Per quelli di noi che sono meno a rischio, utilizzare la crittografia può essere un atto di solidarietà. Ecco come questa pratica può riuscire nei fatti: nel 2004 è venuto fuori un progetto italiano chiamato Cryptokitchen con il proposito di incoraggiare l’adozione di massa di PGP. Si tratta di un programma di crittografia che fornisce privacy e autenticazione per posta elettronica e altre comunicazioni. Il gruppo di attivisti che ha creato Cryptokitchen adotta la parola d’ordine: “Crypto-Recipes per le masse, le ricette e la crittografia per tutti!”

L’idea era quella di praticare e diffondere l’uso della crittografia mediante l’invio reciproco di innocue (e deliziose!) ricette – Un’idea che forse i palestinesi potrebbero prendere in considerazione.

Non vi è alcuna soluzione ‘una-taglia-uguale-per tutti’ a questi problemi, ma esistono soluzioni a piccoli passi, per migliorare la nostra consapevolezza e sicurezza digitale (e la sicurezza di coloro che ci circondano) e creare uno spazio sicuro in cui svolgere il nostro lavoro.

 

       Risorse:

• Access Now’s Digital Security Helpline offre assistenza 24 ore su 24 a esponenti della società civile di tutto il mondo, gratuitamente.

• Il Digital First Aid Kit è utile per coloro che, con competenze di sicurezza digitale, sono stati incaricati di aiutare persone o organizzazioni. Ha lo scopo di fornire un supporto preliminare a persone che incontrano i tipi più comuni di minacce digitali.

• La guida Surveillance Self-Defense della Electronic Frontier Foundation è disponibile in 11 lingue e ha lo scopo di aiutare gli utenti a proteggersi dalla sorveglianza digitale.

• La Tactical Technology Collective offre una serie di utili guide studiate per aiutare gli utenti a migliorare la propria sicurezza e la privacy.

• Security in a Box contiene risorse di sicurezza digitali e guide in 17 lingue.

• L’Holistic Security Manual mira ad aiutare le persone a creare un processo per sviluppare o migliorare le strategie personali per la sicurezza.

• Zen and the Art of Making Tech Work for You è una risorsa della comunità costruita appositamente per donne e attivisti trans.

• Me and My Shadow consente agli utenti di scoprire e eliminare le tracce digitali che si lasciano alle spalle.

• LevelUp fornisce risorse a coloro che cercano di insegnare la sicurezza digitale alle loro comunità.

• May First/People Link “si occupa della creazione di movimenti che facciano avanzare l’uso strategico e il controllo collettivo delle tecnologie per lotte locali, trasformazione globale e emancipazione senza confini” e offre risorse altamente raccomandate ai suoi membri.

Trad. Simonetta Lambertini.

Fonte: https://electronicintifada.net/content/guide-online-security-activists/17536

 

 

Appello per una mobilitazione nazionale a Roma il 24 settembre a sostegno del popolo curdo e della rivoluzione democratica in Rojava, per la liberazione di Ocalan


Da oltre un anno nelle zone curde della Turchia è in corso una sporca guerra contro la popolazione civile. Dopo il successo elettorale del Partito Democratico dei Popoli (HDP), che ha bloccato il progetto presidenzialista di Erdogan, il governo turco messo intere città sotto a pesanti coprifuoco e in stato di emergenza, con migliaia tra morti, feriti, arrestati e deportati.

Dopo il fallito “tentativo di golpe” del 15 luglio Erdogan ha dato il via al terrore con il repulisti di accademici, insegnanti, giornalisti, magistrati, militari, medici, amministratori, impiegati statali, invisi al regime: migliaia di licenziamenti e arresti; chiusura di giornali, stazioni radio-televisive, centri di cultura e sedi di partito.

Resta forte preoccupazione per le condizioni di sicurezza e di salute del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, di cui dopo un anno di silenzio imposto dallo Stato turco, si sono finalmente avute notizie, ma che resta segregato in isolamento totale. Abdullah Öcalan, legittimo rappresentante del popolo curdo, è indispensabile alla risoluzione della questione curda nell’ambito della democratizzazione della Turchia e del Medio Oriente, così come tracciato nel disegno del Confederalismo Democratico.

Il 24 agosto 2016 l’esercito turco ha invaso la città di Jarablus con il pretesto di combattere il terrorismo e lo Stato Islamico (IS) però di truppe appartenenti a gruppi islamisti. Gli attacchi dell’esercito turco non sono diretti contro ISIS ma contro le Forze Democratiche Siriane (SDF) e l’insorgenza liberatrice curda nei territori del Rojava. L’invasione turca del nord della Siria aumenta il caos esistente nella regione inferocendo la guerra civile, creando nuovi rifugiati e nuovi disastri umanitari.

Gli Stati Uniti e l’Europa non solo hanno chiuso un occhio su questi attacchi, ma stanno fornendo il sostegno allo Stato turco che con la complicità dell’UE continua a usare i profughi come arma di ricatto. TUTTO QUESTO DEVE FINIRE! RIFIUTANDO IL VERGOGNOSO ACCORDO UE-TURCHIA, CHE LEDE I DIRITTI UMANI DEI PROFUGHI E FINANZIA LA GUERRA SPORCA CONTRO IL POPOLO CURDO.

Il popolo curdo insieme agli altri gruppi etnici, religiosi e culturali ha costituito una Confederazione Democratica nel nord della Siria, il Rojava, dove coesistono pacificamente e nel rispetto reciproco popoli e fedi religiose diversi tra loro. Questo modello rappresenta una prospettiva ed un valido esempio per una Siria democratica; per questo è necessario sostenere questa esperienza di rivoluzione sociale di cui sono state protagoniste in primo luogo le donne.

Ora questa esperienza democratica decisiva per le sorti di un altro Medio Oriente rischia di essere cancellata dall’invasione turca. E’ urgente la mobilitazione internazionale a fianco del Rojava , della lotta di liberazione del popolo curdo e della rivoluzione democratica SCENDENDO PIAZZA IL 24 SETTEMBRE A ROMA

* Per fermare l’invasione turca del Rojava; contro la sporca guerra della Turchia al popolo curdo e sulla pelle dei profughi e rifugiati

* Contro la repressione della società civile, del movimento curdo e di tutte le forze democratiche in Turchia

* Contro la barbarie dell’Isis per l’universalismo dei valori umani;

* Per il Confederalismo Democratico

* Per bloccare il supporto delle potenze internazionali e locali, in particolare USA e UE alla Turchia e mettere fine al vergognoso accordo sui profughi

* Per la fine dell’isolamento e per la liberazione del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan

IN PIAZZA PER IL KURDISTAN

ROMA – PORTA PIA ORE 15.00

SABATO 24 SETTEMBRE

Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia, Rete Kurdistan Italia

Adesioni : ARCI Nazionale; Fiom CGIL ; Confederazione COBAS ; USB L’Unione Sindacale di Base; CUB Confederazione Unitaria di Base Regione Lazio; USI Unione Sindacale Italiana, CIB UNICOBAS; Un ponte per… ; Casa Internazionale delle donne di Roma; UDI Nazionale l’Unione delle Donne Italiane; SCI Servizio Civile Internazionale;Associazione Nazionale Giuristi Democratici; AED-Avvocati Democratici Europei; ANPI Provinciale Roma e del Lazio, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua; Attac Italia; CoordinamentoNO TRIV; Abitare nella Crisi / Movimento di lotta per la casa;

Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo; Michele Conia, Sindaco di Cinquefrondi; Amministrazione Comunale di Livorno; Comune di Pegognaga;

SI- Sinistra Italiana; PRC Partito della Rifondazione Comunista; FAS La Federazione Anarchica Siciliana; Gruppo Anarchico “Carlo Cafiero” – FAI Roma ;Rete dei Comunisti; Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia.

Donne Diritti e Giustizia; Casa delle donne Lucha y Siesta;Trama di Terre/Centro Interculturale delle donne; Legal Team Italia, Associazione SenzaConfine; Associazione Progetto Diritti Onlus; Associazione Verso il Kurdistan; Associazione Modena Incontra Jenin; Associazione Pisorno; Associazione ADIF;Associazione I-Blu;Art21; Associazione Culturale La Lotta Continua; Medicina Democratica Onlus; Associazione Sì, Toscana a Sinistra, Action Diritti in Movimento-Roma; Il Consiglio per la Comunità Armena di Roma; Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese; Rete ACT! Agire Costruire Trasformare; Alternativa Libertaria/fdca; Libert’Aria; Coordinamento regionale siciliano dei Comitati NoMuos; Costituzione beni comuni-Milano; Collettivo EXIT di Barletta; Circolo Pink Verona; GIGA Il Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati; La Rete Primo Marzo; Carovana per il Rojava-Torino; CS Gabrio Torino; Cpa Firenze sud; Casa Madiba Network di Rimini; BuongiornoLivorno; Lsa 100celle; Lavoro Società Sinistra sindacale confederale CGIL; Nexus Emilia Romagna; Osservatorio Repressione; Officine Civiche di Ciampino; perUnaltracittà-Firenze; Piattaforma Pirata ; Scuola Mondo San Giuliano Terme APS; Sinistra Anticapitalista Brescia; Sinistra Anticapitalista;Malamente dalle Marche; MCE, Movimento di cooperazione educativa; Spazio Antagonosta NEWROZ -Pisa; Il Collettivo Comunista (marxista-leninista) di Nuoro; CUA Collettivo Auitonomo Universitario-Pisa; CASP Collettivo Autonomo Studenti Medi-Pisa; Rete Studenti -Salerno; Officina 99 + Laboratorio SKA – Napoli; CSOA e Spazi Sociali Roma: Collettivo Nodo Solidale -Roma, Csoa La Strada – Roma; Casetta Rossa, Spazio Pubblico per l’Autogoverno – Roma ; Ex Snia -Forte Prenestino-Corto Circuito- L38 -LOA Acrobax -Strike -Astra- Casale Alba 2 – Casale Falchetti; Rete Antifascista Ternana; CSOA Cartella-Reggio Calabria;

Dario Fo, attore, Premio Nobel per la letteratura (1997); Moni Ovada, attore; Arturo Scotto, capogruppo SI-SEL Camera dei deputati;Erasmo Palazzotto, vice presidente Commissione Esteri Camera dei deputati;Peppe de Cristofaro, vice presidente commissione Esteri Camera dei deputati;Franco Bordo, deputato SI-SEL;Giovanni Paglia, deputato SI-SEL; Giovanna Martelli, deputata SI-SEL;Antonio Placido, DeputatoSI-SEL; Nicola Fratoianni, deputato SI-SEL, coordinatore naz. SEL; Eleonora Forenza, europarlamentare Altra Europa con Tsipras GUE-NGL ; Luisa Morgantini, AssoPaace Palestina; Vittorio Agnoletto, MD, ex membro del Parlamento Europeo; Paolo Ferrero Segretario PRC-SE;Simone Oggionni, Segreteria Nazionale Sel; Vincenzo Fumetta, segretario provinciale di PRC ; Andrea Polacchi, Presidente Arci Torino; Gian Luigi Bettoli, presidente di Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia; Alfonso Navarra, Loc; Amedeo Ciaccheri, consigliere Municipio Roma VIII; Raul Mordenti, Docente 2° Università Roma; Maurizio Donato, Docente Università Teramo Angela Bellei, Associazione Azad; Andrea Caselli, CGIL Emilia Romagna; Gianluca Peciola,Sel; Gianni Sartori,giornalista; Gippò Mukendi Ngandu, l’esecutivo di Sinistra Anticapitalista; Livio Pepino, giurista, Torino; Massimiliano Smeriglio,Sel; Massimo Torelli, L’Altra Europa con Tsipras; Marco Furfaro, Sel; Prof. Roberto Suozzi, Medico e Famacologo Clinico; Pilar Castel, autrice; Italo Di Sabato; Angelo Baracca, Stefano Mantovani, Nicoletta Bernardi;
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I MEDIA MENTONO! ECCO COME FUNZIONA IL SISTEMA DELL’INFORMAZIONE

lospecchiodelpensiero, 12 settembre  2016 ore 7:58 am

La maggior parte delle persone, a livello globale, danno per certo che le TV e i Giornali ci raccontino sempre verità certe. Si da per scontato che se lo dicono in TV è vero di sicuro..

Ma siamo così sicuri che quello che i media ci raccontano tutti i giorni sia vero?

Il Giornalista tedesco, Marko Josilo, in un intervista rivela quello che sto per scrivere.

Il Giornalista di guerra ci dice come i mezzi di comunicazione fanno la guerra. Le guerre in Iraq, Libia, Afghanistan, Siria, quelle guerre con un’infintà di morti..Ci dice che in realtà sono state guerre finanziate, internazionalmente gestite, che furono iniziate e legittimate grazie alla manipolazione dell’opinione pubblica ed al lavaggio del cervello attraverso i mezzi di comunicazione..


Su questo argomento un altro Giornalista tedesco, il Dott. Udo Ulfkotte, ci spiega come i servizi segreti influenzano i giornalisti. Tutti i principali mezzi di comunicazione informano a favore degli USA e contro la Russia, dice Ulfkotte. Questo si vede sempre più chiaramente, basta guardare come i Russi vengono sempre evidenziati come i “cattivi”, gli USA sono i “buoni”, si vede chiaramente da che parte stanno i principali mezzi di comunicazione.

Leggi tutto “I MEDIA MENTONO! ECCO COME FUNZIONA IL SISTEMA DELL’INFORMAZIONE”

Israele sta spingendo verso una guerra civile palestinese?

Il Ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman visita la moschea di Ibrahim, o Tomba dei Patriarchi, sito religioso sia per i musulmani che per gli ebrei (AFP/Hazem Bader)

Il Ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman visita la moschea di Ibrahim, o Tomba dei Patriarchi, sito religioso sia per i musulmani che per gli ebrei (AFP/Hazem Bader)

SETTEMBRE 11, 2016

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