Gideon Levy & Beppe Severgnini

Giovedì 14 aprile Beppe Severgnini si è presentato alla trasmissione “L’erba dei vicini” tra musiche e bandiere con le modalità del piazzista, venditore di pentole e tappeti che con una sola frase dimostra la povertà di offerta del servizio pubblico che rappresenta:

In diretta da Milano, oggi è una giornata meravigliosa, benedetta primavera. Stasera tra l’altro RAI3 è un giardino: Un posto al sole, l’Erba dei vicini, Gazebo. Manca un’aranciata e poi siamo perfetti.

Poi entra nel profondo, si fa per dire. “Capire per tutti è una gioia della vita, oggi racconteremo israele, qualcuno, i soliti potete immaginarlo, ci ha intimato su Facebook non fatelo! Ma scherzate… non solo lo faremo ma cercheremo di farlo bene.” Leggi tutto “Gideon Levy & Beppe Severgnini”

Mohammed Assaf, l’Arab Idol che vuole ricompensare Gaza

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Aggiornamento 21 aprile 2016.

Dal 14 aprile  in tutta Italia è in programmazione “The Idol” di Hani Abu- Assad, proponiamo un articolo scritto dalla redazione di Nena News nel 2014, segue breve recensione su Internazionale e WIRED. In fondo alla pagina la programmazione in tutte le province italiane, un film da non perdere.

Il vincitore palestinese dell’edizione 2013 del noto talent show progetta di istituire un centro per musicisti, scrittori e attori nella Striscia. Ma prima aspetta l’unità nazionale.

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Report N°3 Anno 2016 – Marzo

Operazione Colomba
Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII

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MARZO 22, 2016 AT 6:58 PM Distruzione nei villaggi palestinesi di Jinba e di Al Tabban

L’ondata di violenza, iniziata ad ottobre del 2015, continua a scuotere la Palestina anche durante il mese di marzo.
Un grave episodio ha segnato questo periodo, accaduto tra l’altro nella città di Hebron, non lontano da dove Operazione Colomba mantiene la sua presenza.
Il 24 marzo, a seguito di uno scontro tra militari israeliani e giovani palestinesi, le cui cause sono ancora poco chiare (i soldati sostengono che i due palestinesi avrebbero tentato di attaccarli con un coltello; altri palestinesi dicono invece che i due non costituivano alcuna minaccia), un soldato israeliano è rimasto ferito, un palestinese è stato ucciso ed un altro ferito. Ciò che ha creato più scalpore sono le modalità che hanno portato alla morte anche del secondo palestinese: mentre giaceva ferito a terra lamentandosi per il dolore, uno dei soldati presenti, all’improvviso, ha caricato l’arma e gli ha sparato alla testa uccidendolo.

Tutta la scena è stata ripresa di nascosto da un altro palestinese. Questo fatto ha aperto grandi dibattiti, soprattutto in Israele: come è possibile che un soldato decida di giustiziare un ferito che giace a terra, cosa contraria anche al suo codice di condotta? Come è possibile che gli altri militari con lui, dopo essersi fermati un istante, continuino indifferenti quello che stavano facendo? Come è possibile che un colono israeliano, appena accaduto il fatto, si avvicini al soldato che ha appena ammazzato una persona e gli stringa la mano? E che sempre lui, riceva una “pacca” sulla spalla da qualche suo commilitone? Questo rimane un caso isolato o in altre situazioni analoghe (poco chiare) potrebbero essere accadute cose simili? Per ora il militare rimane detenuto dentro la sua base di riferimento. Ma che conseguenze ci sarebbero state se nessuno avesse filmato l’accaduto?
Anche nelle colline a sud di Hebron gli episodi di violenza non sono mancati. All’inizio di marzo i coloni dell’avamposto illegale di Havat Ma’on hanno attaccato due volontari di Operazione Colomba e nella stessa giornata hanno poi lanciato pietre verso un pastore palestinese.

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MARZO 22, 2016 AT 6:58 PM Distruzione nei villaggi palestinesi di Jinba e di Al Tabban

Durante la fine del mese, nei villaggi palestinesi di Jinba e di Al Tabban nella Firing Zone 918, l’ esercito israeliano ha demolito una casa e due ripari per animali, lasciando senza casa sei palestinesi, di cui quattro bambini.

CONDIVISIONE, LAVORO e NOVITA’ SUI VOLONTARI

Nel mese di marzo i volontari di Operazione Colomba hanno svolto un’intensa attività di accompagnamento dei pastori, dovuta al clima particolarmente favorevole, ma anche alla tensione molto alta che si respirava nell’area. Inoltri molti palestinesi, accompagnati dai volontari, hanno iniziato i lavori di preparazione del raccolto sulle loro terre.
I volontari di Operazione Colomba hanno inoltre monitorato la pressante presenza delle forze armate israeliane nell’area. Una presenza che si è concretizzata in check points quasi giornalieri, arresti, pattugliamenti consistenti della zona e in tentativi di scacciare i pastori palestinesi dalle proprie terre.
In due occasioni l’esercito israeliano ha detenuto dei pastori palestinesi senza specifiche accuse, inoltre una di queste è avvenuta dopo che i soldati israeliani avevano sparato nella direzione di due pastori palestinesi con lo scopo di intimidirli. In tali situazioni i volontari sono stati accanto ai palestinesi, mantenendo il contatto con le loro famiglie e con i loro avvocati; cercando di parlare con i soldati stessi. In entrambi i casi i pastori palestinesi sono stati poi rilasciati.
In Palestina, lo sciopero degli insegnati è cessato e i bambini hanno iniziato a frequentare in modo regolare la scuola, nonostante ciò la scorta militare israeliana che accompagna i bambini di Tuba e Maghayr al Abeed è arrivata in ritardo più volte e molto spesso i bambini non sono stati scortati nel modo adeguato. In un’occasione la scorta è stata assente, costringendo così i bambini a percorrere la strada più lunga accompagnati dai volontari.
Per concludere le giornate con spensieratezza i volontari di Operazione Colomba, insieme ai ragazzi di Tuwani, si sono impegnati a giocare un torneo di pallavolo. A fine giornata la scuola è diventata un campo di gioco, un luogo in cui studenti, giovani lavoratori e volontari hanno potuto ridere e scherzare trasformando la tensione della giornata in gioia e condivisione.

 

 

Indirizzo:
Operazione Colomba – Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII
Via Mameli n.5
47921 – Rimini (RN) – Italia

Per maggiori informazioni e contatti:
Tel./Fax +39.0541.29005
E-mail: operazione.colomba@apg23.org
http://www.operazionecolomba.it

Sarebbe bastata una telefonata!

L’erba dei vicini, prima parte – 16 Aprile 2016 – Invictapalestina

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Giovedì è andata in onda la puntata della trasmissione dedicata a israele, L’erba dei vicini. Come denunciato in una nostra precedente pubblicazione a firma di Gianni Lixi non poteva che essere una trasmissione di supporto a israele, alle sue forme di apartheid e sicuramente di supporto alla sua propaganda. Questa Breve cronologia a dimostrazione di quanto investe lo Stato Italiano per supportare l’Hasbara israeliana. La trasmissione completa dura  circa due ore, dal minuto 3,12 al minuto 5 circa si presenta con enfasi la fondazione dello stato di israele, la tecnica è molto simile a quella dell’ascesa del fascismo in Italia.

Leggi tutto “Sarebbe bastata una telefonata!”

In ricordo di Arrigoni

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A 5 anni dalla sua morte, l’esempio di Vittorio Arrigoni, l’attivista che visse a Gaza.

«Illegale, irresponsabile e pericolosa». Con queste parole l’esercito israeliano descrisse Rachel Corrie dopo la sua uccisione.

Con queste o simili parole, beceri «giornalisti» descrissero Vittorio dopo la sua morte.

Molti che passano da Gaza si disperano perché toccano con mano cosa vuol dire essere palestinese. Palestinese ovunque: a Gaza, in Cisgiordania, come nei campi profughi di un qualsiasi paese arabo. Vittorio no, non si disperava mai, aveva capito fin dall’inizio dove stavano i torti e dove le ragioni e scelse da che parte stare, senza tentennamento alcuno.

Il sentirsi costantemente dentro una grande, percepita e visibile ingiustizia non lo ha mai fiaccato. I bombardamenti, gli omicidi mirati, le perquisizioni, i sequestri dei palestinesi, che fossero uomini, donne o bambini non modificavano mai il suo stile, ed il contenuto dello scrivere: sempre attento, preciso, direi minuzioso e miracolosamente quando leggevamo tutto scorreva come un ruscello, capivamo tutto, sentivamo l’occupazione, l’umiliazione di essere oppressi sulla propria terra.

Tutto può essere distrutto in Palestina, gli oppressori non devono dimostrare nulla, non devono rispondere a nessuno, ci ricordava spesso Vittorio quante sono le Dichiarazioni dell’Onu cui Israele non ha mai nemmeno preso in considerazione. I loro strumenti di morte possono passare sopra ogni cosa in qualsiasi momento, nel silenzio dei potenti.

In quella metà d’aprile del 2011 la notizia della sua morte arriva e colpisce ognuno di noi, tra chi lo conosceva personalmente, tra chi aveva letto i suoi articoli su «il manifesto» o semplicemente tra chi si chiedeva perché tanta gente era attonita, senza parola, mentre stava appiccicata davanti ad uno schermo in contatto con chi si conosceva, con chi parlasse arabo o inglese per avere notizie, per sperare che arrivasse quella determinante: era salvo.

Ognuno di noi aveva già vissuto questi momenti perché ce ne hanno ammazzati tanti, da Carlo, 22 anni, a Dax 26 anni, ancora prima Rachel Corrie 23 anni, Thomas Hundall, 22 anni. E poi migliaia e miglia di palestinesi, di cui Vittorio aveva cura darci nomi ed età. Invece no: la morte di Vittorio sul momento ci fece perdere la speranza, ci colpì violentemente da farci quasi svenire, il mondo s’era capovolto.

Trovammo lucidità coi giorni, quando andammo a rileggere le sue testimonianze, a guardare le foto ed i filmati, quando chi ne aveva rovistava nei ricordi. Capimmo che la lotta continuava, che non potevamo farne a meno, anche se per caso si volesse.
Nei giorni successivi la salma arrivò nella sua Bulciago e fummo in tante e tanti da nemmeno starci ai suoi funerali, quando ci recammo a toccare la sua bara credo che molte e molti avessero potuto dare un pezzetto di se per farlo tornare in vita, senza ombra di dubbio lo avrebbero fatto. In quei giorni anche la terra di Palestina si riempì del suo ricordo, di gratitudine del popolo palestinese per uno dei figli migliori. Come ulteriore regalo Vittorio ci lasciò tante cose, anche che in quella terra non si può restare equidistanti, che occorreva saper scegliere chi da molti, troppi decenni lotta per la propria terra, la propria dignità, il proprio futuro.

Vittorio scriveva sempre di restare umani, di non cedere a quelli che ci vorrebbero disumanizzare. Restare umani significa seguire l’esempio di donne e uomini come Rachel, Vittorio o Tom Hundall, che hanno scelto di mettere da parte un pochino della propria ragionevolezza per non sacrificare la propria umanità.