Osservazioni e Appello all’ANPI Nazionale

OSSERVAZIONI CRITICHE SUL DOCUMENTO PROGRAMMATICO PER IL 16° CONGRESSO NAZIONALE DELL’ ANPI, prendendo spunto dal recente episodio di censura e boicottaggio in tema di sionismo a Roma.

Per adesioni mandare una mail a:  segreteria@invictapalestina.org  con oggetto: aggiungi la mia firma all’appello ANPI.

antisemitismoNel documento programmatico l’ANPI rivendica la propria autonomia, di cui si dichiara orgogliosa. Siamo certi di questa autonomia? Nei confronti delle Comunità ebraiche sembra di potere rispondere di no; l’ANPI è apparsa sempre subalterna, sino al recente caso di Roma in cui ha fatto propria l’accusa di antisemitismo mossa nei confronti di un libro senza neppure verificarne la fondatezza.

E’ talmente rituale e scontata l’accusa di antisemitismo nei confronti di qualsiasi critica allo Stato di Israele che si dovrebbe essere più cauti nella adesione alla accusa.

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Gaza, informazioni in cambio di cure mediche

Articolo proposto da suor Alicia durante il Convegno del 28 Novembre 2015 a Napoli organizzato da Pax Christi. Il video che segue è stato proiettato a Castel dell’OVO in lingua originale con la traduzione simultanea di Suor Alicia  che noi abbiamo registrato e montato nel video.

frontiera

PNN/Gaza        16/06/2015 

Una ricerca dell’organizzazione Physicians for Human Rights (PHR) riporta che, nel corso del 2014, Israele ha rifiutato la metà delle domande presentate dai residenti di  Gaza per varcare i confini e potersi curare. PHR  ha raccontato che due dei richiedenti ai quali è stato negato il permesso  sono morti nel corso dell’anno.

“I risultati indicano un abuso sulla  popolazione palestinese”.
Il rapporto ha rivelato i risultati della ricerca di PHR secondo i quali circa la metà (47,5%) delle domande di permesso per poter lasciare Gaza sono state negate dalle autorità israeliane che controllano le frontiere. Queste domande sono state respinte per “motivi di sicurezza”, nonostante il fatto che le motivazioni erano per motivi di salute; in molti casi, i richiedenti erano alla ricerca di un trattamento potenzialmente salva-vita.

PHR ha scoperto che durante l’anno, 246  richieste di malati palestinesi sono state negate o rinviate dalle autorità israeliane. Tutti i richiedenti hanno ottenuto i documenti di viaggio appropriati ed erano a conoscenza dell’obbligo di pagarsi le spese mediche e cavarsela da soli.  In una analisi dei dati, il rapporto mostra  la maggior parte dei richiedenti maschi (80%)  più della metà delle richieste (56%) sono state fatte da adulti di età compresa tra 18-45 anni. Quasi il 25% delle domande sono state fatte a favore di bambini di età inferiore ai 14. Ci sono stati 24 casi di malati con diagnosi di cancro.

La maggior parte delle domande  sono state rifiutate a causa di “motivi di sicurezza”.

PHR ha specificato nella sua relazione che questo rifiuto di permessi non è mai stato giustificato costringendo i palestinesi malati e disabili a non essere in grado di ricevere le cure mediche necessarie.

La relazione ha sottolineato che, nel corso del 2014, la negazione dei visti medici aveva portato alla morte di due abitanti di Gaza. Uno di loro, Abu Hashem, soffriva di insufficienza epatica ed era con un disperato bisogno di cure mediche urgenti da fare in un ospedale palestinese a Gerusalemme Est. Anche in questo caso il permesso è  stato  negato  per “motivi di sicurezza”. Il rapporto PHR ha scoperto che l’amministrazione civile aveva chiesto diagnosi mediche separate con l’obiettivo di rivedere la richiesta, una proceduraa che non è stata segnalata alla famiglia di Abu Hashem, nonostante i peggioramenti della sua situazione clinica. PHR ha cercato di informare la famiglia, ma è morto poco tempo dopo.

Secondo il rapporto, PHR ha documentato 15 casi di residenti  malati di Gaza che erano stati chiamati al fine di estorcere informazioni in cambio dei loro permessi. In due casi, dal servizi di sicurezza dello Shinbet sarebbero state realizzate gravi violazioni  contro i diritti di  malati di Gaza , incluso un esame anale. Nel primo caso, sono state richieste informazioni  a Rami Abu Jame’a, che aveva bisogno di cure in un ospedale di Hebron, in cambio del permesso per poter partire:

“Dovresti servire lo Stato, se  vuoi che lo stato serva te”, gli è stato detto.

L’organizzazione (PHR) ha dichiarato: “Israele deve cessare la sua politica di causare danni, in quanto confonde considerazioni politiche con l’obbligo di dare i permessi ai palestinesi che necessitano di cure mediche. Deve inoltre fare una politica civile per soddisfare le esigenze civili. Quasi 200.000 palestinesi fanno richieste ogni anno di lasciare Gaza per motivi medici, e circa il 20% di questi permessi vengono negati. La particolare situazione della popolazione con esigenze mediche obbliga Israele a risolvere queste situazioni in modo rapido ed efficiente.”

“Israele deve agire immediatamente per porre fine alla sua pratica che sottopone i malati a esami invasivi da parte dei servizi di sicurezza dello Shinbet. Questa pratica sfrutta le condizioni precarie di salute degli abitanti mettendoli nelle mani dei sistemi di sicurezza”.

Harel Arzi membro del direttivo PHR   ha detto che il rapporto ha mostrato l’ipocrisia della politica israeliana per quanto riguarda i diritti della popolazione di Gaza, e come sia stato possibile abituarsi al controllo israeliano sui territori occupati e all’assedio di Gaza, che ha portato alla morte. Egli ha detto: “Questo controllo globale sulla vita delle persone ci deve spingere almeno per permettere ai palestinesi di varcare il confine e potersi curare”.

 

trad. Invictapalestina

fonte: http://english.pnn.ps/2015/06/16/phr-israel-denies-right-to-medical-treatment-in-gaza/

Centinaia marciano a Tel Aviv contro le crescenti pressioni della destra

I manifestanti hanno attraversato le strade del centro di Tel Aviv per dimostrare il loro sostegno alle organizzazioni per i diritti umani israeliane sotto attacco, nelle ultime settimane, da parte della destra. La presidentessa di Breaking the Silence: “Noi siamo nati nell’occupazione, possiamo essere noi a porvi fine.”

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Attivisti della sinistra israeliana marciano nel centro di Tel Aviv per protestare inseguito al recente incitamento contro “Breaking the Silence” e di altre ONG di sinistra,, il 19 dicembre 2015. (foto: Oren Ziv / Activestills.org)

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A Hebron in centinaia chiedono la restituzione di 21 corpi detenuti da Israele

Dicembre 17, 2015 09:02 (AGGIORNATO: 18 Dicembre 2015 02:49)

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HEBRON (Ma’an) – Centinaia di palestinesi del distretto di Hebron Giovedì hanno marciato chiedendo al governo israeliano di restituire immediatamente i corpi di 21 palestinesi che sono stati recentemente uccisi dalle forze israeliane.
Le famiglie delle vittime, il governatore di Hebron Kamel Hmeid, e un certo numero di funzionari palestinesi sono stati presenti tra la folla che si è riunita per protestare contro la politica israeliana di trattenere i corpi dei palestinesi che hanno effettuato attacchi contro gli israeliani, o che sono stati sospettati di farlo.
I partecipanti hanno condannato l’uso della punizione collettiva da parte delle autorità israeliane, sollevando le foto di palestinesi i cui corpi sono stati trattenuti e chiedendo la loro restituzione incondizionata.
I 21 palestinesi di Hebron i cui corpi sono ancora trattenuti sono tra decine di altri corpi trattenuti all’interno di Israele negli ultimi mesi.
Il Gabinetto di sicurezza israeliano ha annunciato nel mese di ottobre che i corpi dei palestinesi uccisi dalle forze israeliane dopo aver effettuato attacchi contro gli israeliani non sarebbero stati più restituiti alle loro famiglie.
La decisione – una tra una serie di misure di sicurezza severe – come riferito è stata presa per evitare funerali di massa che la leadership israeliana ha definito eventi “nazionalistici” che “incitano” contro Israele.
Il provvedimento è stato inizialmente voluto dal ministro per la Sicurezza pubblica israeliano Gilad Erdan poi approvato dal Ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Il rifiuto di Israele di consegnare i corpi è alla base delle proteste iniziate a Hebron in ottobre che alla fine hanno portato alla restituzione dei corpi di cinque palestinesi. La loro restituzione ha attirato migliaia di persone in lutto in un grande corteo.
Il provvedimento ha creato grande agitazione  tra il pubblico palestinese e le organizzazioni internazionali per i diritti che sostengono che i corpi trattenuti è una punizione per i membri della famiglia e della comunità che non hanno effettuato i crimini.
Le famiglie nella zona di Hebron – dove oltre 30 palestinesi sono stati uccisi e dove hanno avuto luogo circa un terzo degli arresti  dal 1 ottobre – sono state colpite in modo particolarmente duro dalle politiche israeliane che prendono di mira i parenti e le comunità degli attaccanti.
Severe restrizioni al movimento, campagne di arresti di massa, così come demolizioni punitive sono tra le misure attuate a Hebron dalle autorità israeliane in seguito alla recente escalation di violenza nel territorio palestinese occupato.

trad. Invictapalestina

fonte: http://www.maannews.com/Content.aspx?id=769388