Operazione Colomba
Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII
In Palestina il cosiddetto stato di diritto, nella duplice accezione di tutela dei diritti umani fondamentali e di rispetto di principi comuni e non arbitrari di legalità applicati indiscriminatamente a tutti gli individui, rappresenta, più che un privilegio di pochi, il grande assente del (soprav)vivere quotidiano di tutti. In tal senso, le statistiche di Febbraio non smentiscono l’ondata di violenza che da mesi anima la realtà locale.
Quale che sia la personale opinione circa le direttrici ultime di questo moto di intifada, ciò che conta sono i costi umani, e non solo, che ricadono sulla popolazione: a partire da ottobre 2015, sono stati uccisi oltre 190 palestinesi e 30 israeliani; nel mese di febbraio 3 israeliani (di cui uno colpito da fuoco amico) e 13 palestinesi, colpiti a morte in quanto reali o “possibili” autori di attentati; oppure uccisi a sangue freddo senza ragione ad un check-point o durante raid dei soldati.
Si contano inoltre più di quattrocento feriti per mano delle Autorità Israeliane nei Territori Occupati solo nell’ultimo mese.
Ma non solo: lunghe attese, controlli estenuanti e difficoltà di movimento vanno a sommarsi ai disagi connessi al protratto sciopero di insegnanti della West Bank, messo in atto con scopo principale di rivendicare pagamenti arretrati o aumenti salariali mai concessi.
Il tutto, nel clima sospeso di demolizioni a tappeto che negli ultimi mesi stanno travolgendo la vita di decine di famiglie, su un monte globale di quasi duecento edifici rasi al suolo e decine di ordini di demolizione in tutta la Cisgiordania.
In questo senso, purtroppo, anche l’interruzione del digiuno portato avanti per 94 giorni dal giornalista Al-Qiq, in seguito alla sospensione della detenzione amministrativa impartitagli senza regolare processo, lungi dall’esser considerabile come una vittoria della giustizia, in un Paese in cui lo stesso destino è condiviso da più di settecento prigionieri palestinesi.
CONDIVISIONE, LAVORO e NOVITA’ SUI VOLONTARI
Il mese di Febbraio, grazie ad un primo, timido esordio di clima primaverile, è stato testimone dell’intensificarsi delle attività di pastorizia anche nelle valli delle South Hebron Hills, dove i volontari di Operazione Colomba sono impegnati a supportare le azioni di resistenza della popolazione locale, all’insegna della nonviolenza e della condivisione quotidiana. Particolari difficoltà sono emerse in occasione di alcuni violenti attacchi messi in atto da coloni, spesso mascherati a spese dei pastori impegnati nelle attività quotidiane sulle terre loro indebitamente espropriate o dei bambini ai quali è stato impedito di raggiungere la scuola; da evidenziare, proprio in merito a quest’ultimo punto, sono inoltre le cattive condotte, all’insegna di protratti ritardi ed incompletezza d’esecuzione, dei soldati israeliani, i quali sarebbero tenuti a scortare ogni giorno i bambini diretti a scuola ad At-Tuwani, a causa proprio della pericolosità del percorso che si articola su un sentiero collocato tra la colonia e l’avamposto do Ma’On.
Nelle ultime settimane, inoltre, ben ventisei case collocate nei villaggi di Jinba, Halawi e Susyia sono state demolite per ordine delle Autorità Israeliane e decine rimangono tuttora sotto ordine di demolizione, nello stesso status giudiziale cioè che, in mera linea teorica, sarebbe da applicare anche a tutti gli edifici collocati all’interno degli avamposti illegali entro i quali vivono gli stessi coloni, ma per i quali nella pratica sembra vigere una legge differente; in tali occasioni i volontari oltre a documentare gli avvenimenti, si son prodigati ad esprimere concretamente la propria vicinanza alle famiglie, condividendo con loro la criticità di questi momenti e cercando di fungere da deterrente all’uso della violenza in clima di tensione.
Oltre a questa presenza tra le colline della Firing Zone 918, la zona militare chiusa dalla quale sono state sfollate più di settecento persone a partire dal 1999, i volontari hanno inoltre accompagnato i ragazzi di Tuba nelle loro attività di pastorizia nelle valli di Umm Zeitouna, terreni palestinesi collocati attorno alla colonia di Ma’on entro i quali dopo molti anni i palestinesi riescono, pur fronteggiando il rischio costante d’esser arrestati, a fare finalmente ingresso: un esempio tra tutti di quelle piccole ma preziosissime conquiste quotidiane che animano le verdi colline a sud di Hebron.
Indirizzo:
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47921 – Rimini (RN) – Italia
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