Obiettivo 1000 firme! 

Abbiamo superato le 300 firme in una settimana. L’obiettivo è almeno 1000, per ogni adesione all’iniziativa Caetano Veloso e Gilberto Gil ricevono automaticamente una mail con l’appello che noi abbiamo preparato.

tuttigirati

INVITO:  Clicca per firmare

 

Come ben sapete, proporre una petizione non è uno strumento rivoluzionario per fare attivismo, solitamente ci guadagnalo le grandi piattaforme tipo Avaaz, Change, firmiamo.it, causes.com. Queste aziende guadagnano “una spaventosa quantità di soldi” grazie alle informazioni che ricava da chi firma le petizioni, rendendo il suo comportamento simile a quello di Google (oltre 1000 nuove petizioni al giorno nell’ultimo anno con circa 600 milioni di utenti in 196 paesi).

E allora che fare?

floridaCome tutti gli strumenti farne un uso intelligente, utilizzarli per fare pressione dov’è possibile senza tantissime illusioni perché i risultati dipendono quasi esclusivamente dalla “bontà” o dall’immagine pubblica che la controparte decide di assumere rispetto alla comunità. Nel caso del 17enne afro-americano Trayvon Martin ucciso nel 26 febbraio 2012 in Florida fu aperta una petizione firmata da oltre due milioni di persone, le firme furono sufficienti per riaprire il processo ma George Zimmerman fu assolto per legittima difesa “questo ragazzo ha un’aria losca, è drogato o qualcosa di simile”. (Uccise il ragazzo con un colpo di pistola perché portava un felpa con cappuccio) (1)

 

febbraio2003

Febbraio 2003, oltre 3 milioni di persone invadono Roma per fermare la guerra in Iraq. Un fronte molto ampio di associazioni, sindacati, partiti, per dire No alla Guerra. Nonostante queste presenze attive, nel mese di marzo partono i bombardamenti delle città irachene con  l’accusa dell’ipotetico tentativo di dotarsi di armi di distruzione di massa e il suo presunto appoggio al terrorismo islamico. La guerra avrebbe anche liberato gli iracheni  dall’oppressione  di una  “dittatura sanguinaria”. Anche in quella occasione furono firmate decine di petizioni dimenticando che tre milioni di persone in carne e ossa nella sola città di Roma furono completamente ignorate. Stessa sorte per i milioni di cittadini indignati che manifestarono contemporaneamente in molte  città del mondo. (2)

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La petizione (3) che abbiamo lanciato come Invictapalestina nei confronti di Caetano Veloso e Gilberto Gil ha più la forma di un appello che di una rivendicazione. I punti dichiarati nell’appello possono essere realizzati, considerando la sensibilità dei due musicisti, il tipo di “lavoro” che svolgono sempre a contatto con migliaia di diseredati nelle favelas brasiliane, e in ultimo ci può aiutare la  presa di distanza che hanno dichiarato, dalla politica di apartheid israeliana (Per la verità pubblicamente solo da parte di Caetano Veloso, Gilberto Gil non si è pronunciato). (4)

Testo dell’appello.

Caro Caetano e Gil, Dear Caetano and Gil, Queridos Caetano y Gil, Chers Caetano et Gil.

Solo qualche mese fa si era rivolto a Voi il premio Nobel per la pace Desmond Tutu per chiedervi di non esibirvi in Israele con queste parole:

“Vi scrivo per spingervi a non esibirvi in Israele, un paese che continua la sua occupazione e l’apartheid contro il popolo palestinese […] Noi, sudafricani abbiamo sofferto decenni di apartheid e possiamo riconoscerlo altrove. Sono stato testimone di persona della realtà dell’apartheid che Israele ha creato all’interno dei suoi confini e nei territori palestinesi occupati. Ho visto le strade occupate, colonizzate e razzialmente segregate di Hebron […] Miei carissimi Caetano e Gil, ho visto l’apartheid israeliano in azione.”

Si sono rivolti a Voi anche decine di associazioni e migliaia di persone comuni con la pretesa di spiegarvi cos’è l’apartheid in Palestina. Non ci siamo riusciti e non sono neanche servite le parole di molti artisti da Lauryn Hill a Elvis Costello, Snoop Dog, Carlos Santana, Cold Play, Lenny Kravitz e Roger Waters (Pink Floyd).

Poi, in questi giorni, come un arcobaleno dopo un grande temporale, arrivano le notizie e le Vostre riflessioni importanti su quell’avventura tanto da intitolare un bellissimo report su FOLHA DE S.PAULO: “Visitar Israel para não mais voltar a Israel”.

Quindi un impegno molto grande a non tornare più in Israele.

A questo punto come associazione Invictapalestina abbiamo deciso di far conoscere questa nuova realtà e ci poniamo 3 obiettivi importanti:

1) Raccogliere tante firme come ringraziamento per il coraggio di aver descritto nei dettagli la sofferenza di un popolo sotto occupazione.

2) Chiedervi di unire la vostra voce a future campagne per la fine della colonizzazione e della occupazione della Palestina.

3) Chiedervi di rinunciare all’utilizzo personale del cachet offerto da Israele per il vostro concerto e destinarlo alle associazioni palestinesi a sostegno delle famiglie colpite dalla repressione, per i prigionieripolitici in detenzione amministrativa senza capi di accusa e processi e per aiuti reali al recupero psicologico dei bambini che subiscono torture durante gli arresti e gli interrogatori.
Certi che le nostre proposte saranno accolte, ringraziamo con la speranza di ulteriori future collaborazioni.

 

(1) http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/23/ragazzo-colore-ucciso-florida-guardia-armata-perche-indossava-capuccio/199595/

(2) http://www.repubblica.it/online/politica/noguerradue/noguerradue/noguerradue.html

(3) https://www.change.org/p/caetano-and-gil-please-stop-any-further-colaboration-with-israeli-apartheid?recruiter=3214717&utm_source=share_petition&utm_medium=copylink

(4) http://carlinhoutopia.wix.com/carlinhonews#!caetano-veloso-non-torner-mai-pi-in-i/c20r8

 

 

NO

Londra 5 novembre 2015

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Samar Batrawi è ricercatrice presso l’Università King’s College di Londra. Di recente, ha scritto degli articoli che trattavano, in particolare, i movimenti e gruppi violenti che operano, in Siria e in Irak.
Interessata alle sue ricerche sullo Stato Islamico, l’Ambasciata di Israele, a Londra, l’ha invitata, questa settimana, per una “discussione”. Ecco la sua risposta.

Leggi tutto “NO”

La corte saudita condanna a morte il poeta.

Gli amici del poeta palestinese Ashraf Fayadh credono che sia stato punito per la pubblicazione di un video che mostra la polizia religiosa mentre frusta un uomo in pubblico.

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Ashraf Fayadh, right, with art historian Chris Dercon, outgoing director of Tate Modern, attend the opening of an exhibition in Jeddah curated by Ashraf Fayadh. Photograph: Ashraff Ayadh/Instagram

Un poeta palestinese  esponente di spicco nella scena artistica contemporanea dell’Arabia Saudita è stato condannato a morte con l’accusa di aver rinunciato all’Islam.

Leggi tutto “La corte saudita condanna a morte il poeta.”