Professor Kamel Hawwash –Middle East Monitor
Sabato 23 gennaio 2016
Leggi tutto “L’alfabeto di Oslo, linguaggio della colonizzazione”
Centro di Documentazione sulla Storia, Cultura, Tradizioni della Palestina
Professor Kamel Hawwash –Middle East Monitor
Sabato 23 gennaio 2016
Leggi tutto “L’alfabeto di Oslo, linguaggio della colonizzazione”
Ruqayya, una ragazza di 13 anni, che avrebbe voluto attaccare un soldato con un coltello a un checkpoint nella Palestina occupata, è stata uccisa Sabato dall’esercito di occupazione.
I soldati stavano proteggendo un insediamento illegale nel nord-ovest di Gerusalemme, vicino al villaggio di Anata, dove viveva Ruqayya Eid Abu Eid.
La storia è la stessa per tutti gli altri bambini e adolescenti assassinati dallo scorso ottobre e che noi sappiamo molto raramente come sono andate le cose e se i fatti riportati dagli israeliani sono precisi perché “uccidono” sistematicamente tutte le loro vittime, anche quando basterebbe un controllo, facendo in modo che non ci sia la loro versione dei fatti.
Ma indipendentemente dai fatti, un occupante ha quello che si merita, quando viene attaccato e non sarà mai sicuro finché lui detiene e colonizza le terre che non sono sue.
Yitzhak Frankenthal, un israeliano di 19 anni il cui figlio è stato ucciso in un attacco suicida, ha detto:
“Se io stesso fossi nato nel caos politico e morale che è la vita quotidiana dei palestinesi, di certo avrei cercato di uccidere e ferire l’occupante; altrimenti sarei stato un traditore della mia natura come un uomo libero ”
“Coloro che così entusiasti di se stessi, parlano di spietati assassini palestinesi, si guardino senza compromessi nello specchio, per chiedersi cosa avrebbero fatto loro se fossero stati a vivere sotto l’occupazione. Quanto a me, Yitzhak Frankenthal, posso dire che sarei diventato, senza dubbio, un combattente per la libertà e che avrei ucciso quanto avrei potuto fare.”
“Mio figlio Arik non è stato ucciso perché era ebreo, ma perché era parte della nazione che occupa il territorio di un altro. Chi si rifiuta di tener conto di questa terribile verità ci porterà alla fine alla distruzione. ”
trad. Invictapalestina
Fonte: http://www.europalestine.com/spip.php?article11477
Repubblica scrive “In Calabria le radici del nuovo presidente argentino, figlio dell’imprenditore Franco e nipote del latifondista Giorgio, partiti per l’America dopo la seconda guerra mondiale. Il ramo paterno di Mauricio riporta all’inizio del Novecento e al nonno Giorgio Macrì, rampollo di una famiglia di latifondisti di San Giorgio Morgeto, meno di due chilometri da Polistena, in provincia di Reggio Calabria.
Geraldina Colotti, su Le Monde Diplomatique uscito in questi giorni puntualizza la situazione argentina sull’onda neoliberista tornata prepotentemente con l’elezione dell’imprenditore Mauricio Macri “picconatore dell’architettura dei diritti a colpi di decreti”.
71 MEDICI BRITANNICI CHIEDONO L’ESPULSIONE DALL’ASSOCIAZIONE MONDIALE DEI MEDICI DELLA SEZIONE ISRAELIANA, ACCUSANDO I MEDICI DELLO STATO EBRAICO DI PRATICARE LA TORTURA MEDICA SUI PRIGIONIERI PALESTINESI
A questo punto, dopo aver rivisitato le pagine del sito MUDEC per non fare figure imbecilli, abbiamo scritto una mail urgente.
Non è tardata la risposta:
Gentile Rosario
la mostra chiude il 24 gennaio prossimo. Qui trova le info
http://www.mudec.it/ita/eventi-3/2016/01/16/
CordialitàStefania Coltro
Chiaramente ringraziamo la Signora Stefania che ci ha dato la chiave segreta per scoprire l’evento e avere conferma della sua esistenza, ma nel contesto abbiamo anche scoperto ciò che la CITTA’ di MILANO nasconde.
“Ricamare la vita” è il titolo della mostra di abiti palestinesi allestita dall’architetto palestinese Daud Ismail, merita di essere visitata suggerisce il curatore. Ma com’è possibile visitarla se non è pubblicizzata, se nessuno ne conosce l’esistenza e se il MUSEO che la ospita la ignora e non dedica neanche una foto/recensione per promuoverla?
E’ vero, una decina di righe sono state scritte, ma chi le ha lette se non sono linkate da nessuna parte ed è necessario spedire una mail per avere la chiave di accesso?
E’ un’amara realtà, la Palestina per la cultura MILANESE è persino meno importante della Barbie che troneggerà spavalda in tutte le pagine fino al mese di marzo. Il Museo alla Barbie ha riservato spazio e pubblicità perché come suggerisce, definirla una bambola è del tutto riduttivo.
Ma è un’amara realtà anche per tutto l’attivismo filopalestinese che corre dietro a mille eventi frammentati pensando che la propria iniziativa sia sempre più importante delle altre e senza riuscire insieme a fare massa critica per impedire questa e altre nefandezze che offendono la RESISTENZA di un Popolo che lotta per la sua indipendenza.
Rosario Citriniti – Invictapalestina