Un’altra bambina palestinese uccisa dall’ esercito di occupazione

Ruqayya, una ragazza di 13 anni, che avrebbe voluto attaccare un soldato con un coltello a un checkpoint nella Palestina occupata, è stata uccisa Sabato dall’esercito di occupazione.

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I soldati stavano proteggendo un insediamento illegale nel nord-ovest di Gerusalemme, vicino al villaggio di Anata, dove viveva Ruqayya Eid Abu Eid.

La storia è la stessa per tutti gli altri bambini e  adolescenti assassinati dallo scorso ottobre e che noi sappiamo molto raramente come sono andate le cose e se i fatti riportati dagli israeliani sono precisi perché “uccidono” sistematicamente tutte le loro vittime, anche quando basterebbe un controllo, facendo in modo che non ci sia la loro versione dei fatti.

Ma indipendentemente dai fatti, un occupante ha quello che si merita, quando viene attaccato e non sarà mai sicuro finché lui detiene e colonizza le terre che non sono sue.

Yitzhak Frankenthal, un israeliano di 19 anni il cui figlio è stato ucciso in un attacco suicida, ha detto:

“Se io stesso fossi nato nel caos politico e morale che è la vita quotidiana dei palestinesi, di certo avrei cercato di uccidere e ferire l’occupante; altrimenti sarei stato un traditore della mia natura come un uomo libero ”

“Coloro che così entusiasti di se stessi,  parlano di spietati assassini palestinesi, si guardino  senza compromessi nello specchio, per chiedersi cosa avrebbero fatto loro se fossero stati  a vivere sotto l’occupazione. Quanto a me, Yitzhak Frankenthal, posso dire che sarei diventato, senza dubbio, un combattente per la libertà e che avrei ucciso quanto  avrei potuto fare.”

“Mio figlio Arik non è stato ucciso perché era ebreo, ma perché era parte della nazione che occupa il territorio di un altro. Chi si rifiuta di tener conto di questa terribile verità ci porterà alla fine alla distruzione. ”

 

trad. Invictapalestina

Fonte: http://www.europalestine.com/spip.php?article11477

Macri: Dalla Calabria all’Argentina.

Repubblica scrive “In Calabria le radici del nuovo presidente argentino, figlio dell’imprenditore Franco e nipote del latifondista Giorgio, partiti per l’America dopo la seconda guerra mondiale. Il ramo paterno di Mauricio riporta all’inizio del Novecento e al nonno Giorgio Macrì, rampollo di una famiglia di latifondisti di San Giorgio Morgeto, meno di due chilometri da Polistena, in provincia di Reggio Calabria.

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Argentina, Hebe de Bonafini

Geraldina Colotti, su Le Monde Diplomatique uscito in questi giorni puntualizza la situazione argentina sull’onda neoliberista tornata prepotentemente con l’elezione dell’imprenditore Mauricio Macri “picconatore dell’architettura dei diritti a colpi di decreti”.

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71 MEDICI BRITANNICI CHIEDONO L’ESPULSIONE DELLA SEZIONE ISRAELIANA DALL’ASSOCIAZIONE MONDIALE DEI MEDICI.

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Medici israeliani eseguito un intervento chirurgico al cuore su un bambino da Gaza, all’ospedale Wolfson vicino a Tel Aviv. (photo credit: REUTERS)

71 MEDICI BRITANNICI CHIEDONO L’ESPULSIONE DALL’ASSOCIAZIONE MONDIALE DEI MEDICI DELLA SEZIONE ISRAELIANA, ACCUSANDO I MEDICI DELLO STATO EBRAICO DI PRATICARE LA TORTURA MEDICA SUI PRIGIONIERI PALESTINESI

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OSCENO! Milano dà priorità a Barbie e non alla mostra sulla Palestina

 In questi giorni siamo stati informati di una importante mostra organizzata dalla comunità palestinese lombarda al MUDEC, Museo delle culture, via Tortona, 56 Milano:

Ricamare la vita –  l’abito che la donna palestinese indossa si considera un una Carta di identità per riferire, attraverso i colori e i disegni del ricamo, la storia di ogni villaggio e città della Palestina.

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La Palestina oscurata: Uno scherzo da collezione

Prima di partire da Torino per  un servizio fotografico sull’evento, abbiamo fatto un primo passo visitando il sito ufficiale del museo milanese per verificare date/orari ma, nonostante la nostra esperienza di ricerca nel WEB, non siamo riusciti a  trovare nessuna traccia/pubblicità dell’evento. (Provateci anche voi: http://www.mudec.it/ita/)

Otto eventi girano in carosello nella HomePage, Palestina assente

Mostre in corso –  Palestina assente

Agenda eventi – Palestina assente

 

A questo punto abbiamo chiamato il centralino del Museo Infoline e prevendita: 0254917 per chiedere informazioni ed eventualmente fare il biglietto online per l’ingresso.

Ci ha risposto una signora con tono molto gentile che però non sapeva nulla dell’evento e dal tono della telefonata ci è sembrata molto meravigliata. Dopo una ulteriore ricerca e approfondimento e dopo qualche minuto di attesa ci è stato consigliato di non partire da Torino perché al Museo non ci sarebbe stata nessuna mostra di abiti e cultura palestinese. Vista l’insistenza ci  consiglia di scrivere a info@mudec.it.

 

A questo punto, dopo aver rivisitato le pagine del sito  MUDEC per non fare figure imbecilli, abbiamo scritto una mail urgente.

Non è tardata la risposta:

Gentile Rosario
la mostra chiude il 24 gennaio prossimo. Qui trova le info
http://www.mudec.it/ita/eventi-3/2016/01/16/
Cordialità

Stefania Coltro

Chiaramente ringraziamo la Signora Stefania che ci ha dato la chiave segreta per scoprire l’evento e avere conferma della sua esistenza, ma nel contesto abbiamo anche scoperto ciò che la CITTA’ di MILANO nasconde.

“Ricamare la vita” è il titolo della mostra di abiti palestinesi allestita dall’architetto palestinese Daud Ismail, merita di essere visitata suggerisce il curatore. Ma com’è possibile visitarla se non è pubblicizzata, se nessuno ne conosce l’esistenza e se il MUSEO che la ospita la ignora e non dedica neanche una foto/recensione per promuoverla?

E’ vero, una decina di righe sono state scritte, ma chi le ha  lette se non sono linkate da nessuna parte ed è necessario spedire una mail per avere la chiave di accesso?

E’ un’amara realtà, la Palestina  per la cultura MILANESE è persino meno importante della Barbie che troneggerà  spavalda in tutte le pagine fino al mese di marzo. Il Museo alla Barbie ha riservato spazio e pubblicità perché come  suggerisce, definirla una bambola è del tutto riduttivo.

Ma è un’amara realtà anche per tutto l’attivismo filopalestinese che corre dietro a mille eventi frammentati pensando che la propria iniziativa sia sempre più importante delle altre e senza riuscire insieme a fare massa critica per impedire questa e altre nefandezze che offendono la RESISTENZA di un Popolo che lotta per la sua indipendenza.

 

Rosario Citriniti – Invictapalestina

 

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Definirla una bambola sarebbe riduttivo. Barbie è un’icona globale, che in 56 anni di vita è riuscita ad abbattere ogni frontiera linguistica, culturale, sociale, antropologica.

Immagini e testo dal sito: http://www.mudec.it/ita/barbie/

Il suo vero nome è Barbara Millicent Robert, ma per tutti è solo Barbie. Definirla una bambola sarebbe riduttivo. Barbie è un’icona globale, che in 56 anni di vita è riuscita ad abbattere ogni frontiera linguistica, culturale, sociale, antropologica. Per questo motivo il Museo delle Culture di Milano le dedica una mostra, curata da Massimiliano Capella, dal titolo Barbie. The Icon, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE in collaborazione con Mattel.

barby1barby3La mostra racconterà l’incredibile vita di questa bambola che si è fatta interprete delle trasformazioni estetiche e culturali della società lungo oltre mezzo secolo di storia, ma – a differenza di altre, o di altri miti della contemporaneità che sono rimasti stritolati dallo scorrere del tempo – ha avuto il privilegio di resistere allo scorrere degli anni e attraversare epoche e terre lontane, rappresentando ben 50 diverse nazionalità, e rafforzando così la sua identità di specchio dell’immaginario globale.

La mostra sarà articolata in 5 sezioni e preceduta da una sala introduttiva, Who Is Barbie?, dove si troveranno i 7 pezzi iconici e rappresentativi per decadi dal 1959 ad oggi, oltre la time line, le curiosità, i numeri e il making off globale di Barbie per sapere subito “chi è Barbie”.

Non rimane che venire a scoprire il favoloso mondo di Barbie!

La mostra censurata… La Palestina oltraggiata!
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