Siamo sempre stati sionisti. Ecco perché abbiamo scelto di boicottare Israele.

  23 October 2015

An Israeli soldier detains a Palestinian boy during a protest in the West Bank village of Nabi Saleh in August. (Mohamad Torokman/Reuters)
Un soldato israeliano blocca un ragazzo palestinese durante una protesta nel villaggio cisgiordano di Nabi Saleh nel mese di agosto. (Mohamad Torokman / Reuters)

Steven Levitsky è un professore  presso la Harvard University. Glen Weyl è un  professore assistente di economia e diritto presso l’Università di Chicago.
Siamo sempre stati sionisti. Esattamente come per altri ebrei progressisti, il nostro sostegno a Israele si fonda su due convinzioni: la prima che uno stato fosse necessario per proteggere il nostro popolo da un ulteriore disastro; la seconda che ogni stato ebraico dovesse essere democratico, abbracciando così quei diritti universali dell’uomo che i più hanno appreso a seguito della tragica lezione che è stata la Shoah. Le misure antidemocratiche prese affinché Israele sopravvivesse, come l’occupazione della Cisgiordania e della Striscia di Gaza e la negazione dei diritti fondamentali dei palestinesi che lì vivono, pensavamo sarebbero state temporanee.

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Israele : Nell’agonia di un sogno razzista

Susan Abulhawa – 21 Ottobre 2015 

A Palestinian female protester uses a slingshot to throw stones towards Israeli security forces during clashes on October 15, 2015 in the West Bank city of Bethlehem. Israel has struggled to curb a spate of violence that has raised fears of a full-blown uprising, with more knife attacks shaking Jerusalem despite moves to set up checkpoints in Palestinian neighbourhoods and mobilise hundreds of soldiers. AFP PHOTO/ MUSA AL-SHAER
A Palestinian female protester uses a slingshot to throw stones towards Israeli security forces during clashes on October 15, 2015 in the West Bank city of Bethlehem. Israel has struggled to curb a spate of violence that has raised fears of a full-blown uprising, with more knife attacks shaking Jerusalem despite moves to set up checkpoints in Palestinian neighbourhoods and mobilise hundreds of soldiers. AFP PHOTO/ MUSA AL-SHAER

Nel 1845 il Luogotenente Colonnello George Gawler ha presentato un rapporto che illustrava la possibilità di una colonizzazione ebraica della Palestina. Gli ostacoli che prevedeva si riferivano alle risorse e alla fattibilità del convincere gli Ebrei ad immigrare in Palestina. Non si prendeva affatto in considerazione la popolazione indigena palestinese che viveva già lì da secoli.

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Rielaborare le regole riguardo alla Palestina: un’intifada intellettuale è in arrivo

REDAZIONE 24 OTTOBRE 2015

Di Ramzy Baroud

24 ottobre 2015

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La mia prima sosta, dopo aver vissuto 22 anni in un campo profughi a Gaza, fu la città di Seattle, una gradevole città verde, dove le persone bevono troppo caffè per resistere ai lunghi, freddi, grigi inverni. Là, per la prima volta, sono stato in piedi davanti a un pubblico al di fuori della Palestina, per parlare della Palestina.

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Noi donne di Gerusalemme Est occupata chiediamo una immediata protezione

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Noi donne di Gerusalemme Est occupata chiediamo una immediata protezione poiché  assistiamo e subiamo diffuse e gravi violazioni dei diritti umani verso i palestinesi, compresi  attacchi fisici e lesioni, gravi minacce psicologiche e persecuzioni da parte dello stato coloniale di Israele e dai coloni israeliani.

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UNA TERZA INTIFADA

A Palestinian throws a stone at Israeli border police during clashes in the East Jerusalem neighbourhood of Silwan September 22, 2010. An Israeli security guard killed a Palestinian on Wednesday in an East Jerusalem district that sees frequent tensions over its Jewish settler enclave, local residents and Israeli police said. REUTERS/Darren Whiteside (JERUSALEM - Tags: CIVIL UNREST)

[Al Jazeera – 14 ottobre 2015]

I giovani palestinesi soffrono di un continuo disagio, l’occupazione israeliana.

Parlando di Terza Intifada, i palestinesi con meno di 30 anni discutono su chi vedono alla testa delle ultime violenze.

 Mentre le prime pagine dei media si concentrano sui drammatici attacchi all’arma bianca da parte di palestinesi e israeliani, gli uni contro gli altri, contemporaneamente nelle ultime settimane migliaia di giovani palestinesi sono scesi in strada in Israele, a Gerusalemme est, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza per chiedere la fine della pluridecennale occupazione israeliana, per protestare contro le violenze delle forze di sicurezza israeliane e dei coloni e per chiedere il riconoscimento dei loro diritti umani.

Ovviamente gli accoltellamenti sono una novità, mentre le proteste sono di lunga data – tranne per il fatto che oggi coinvolgono una nuova generazione di palestinesi, quelli che sono cresciuti nell’epoca del processo di pace di Oslo e delle conseguenti frustrazioni e fallimenti. Come le proteste della prima Intifada nel 1987, alcune delle manifestazioni di oggi sono pacifiche, mentre altre si sono trasformate in scontri con le forze di sicurezza israeliane. Leggi tutto “UNA TERZA INTIFADA”