Angelo d’Orsi
Da tempo immemorabile nelle guerre la propaganda di entrambi i contendenti ricorre alla contrapposizione barbarie (loro) / civiltà (noi).
La storia fornisce esempi innumerevoli. L’accusa di barbarie oggi viene applicata prevalentemente, nel dibattito pubblico occidentale, o quasi esclusivamente, ai popoli arabi e a quanti sono di religione islamica. I membri delle organizzazioni come Al Qaida e ora Isis sono in particolare i “barbari”. E certo le loro imprese sono sovente raccapriccianti. Ma al di là dell’interrogativo fondamentale (chi fornisce loro armi, denaro, mezzi di trasporto e sistemi elettronici…?), quasi sempre evitato nel mainstream giornalistico e politico, non possiamo non rabbrividire davanti alle imprese di noi “civili”. Bombardare scientemente, per mezz’ora, un ospedale (Kunduz, in Afghanistan) il solo nel raggio di centinaia di chilometri, in una terra martoriata (da noi civili), non è forse un atto orrendo? chi lo ha compiuto? I padrini della libertà e della democrazia, che sono anche i padroni del mondo, gli USA.
E chi, se non i loro rappresentanti in Medio Oriente, gli israeliani, hanno appena eliminato, con un colpo sparato in pieno petto, ultimo di una lunghissima serie, un bambino di dodici anni? Un nativo “barbaro”, un potenziale “terrorista”. E chi, se non gli israeliani, gli orrendi “coloni”, vera feccia dell’umanità, canta in questi giorni oscene canzonette che celebrano Gaza come “un cimitero”, e inneggiano all’uccisione dei palestinesi, a cominciare dai bambini?
Quella Gaza che in effetti i “democratici” e “moderni” israeliani hanno tentato di trasformare in un desolato panorama di rovine nell’estate 2014.
E noi tutti che deploriamo sgomenti le notizie delle distruzioni di reperti archeologici in Siria, non abbiamo una sola parola sull’azione criminale, non soltanto contro la popolazione, ma contro il ricchissimo patrimonio culturale dello Yemen da parte dell’Arabia Saudita, solo perché alleata degli occidentali. E non siamo noi “civili” che abbiamo favorito, e assistito inerti nel 2003 alla devastazione del Museo Archeologico e della Biblioteca Nazionale e sulla Biblioteca Coranica di Baghdad? E magari qualcuno ha pagato allora qualche saccheggiatore perché gli portasse una manciata di preziosi reperti per arricchire, a prezzo di super-saldo, la propria collezione. E ancora l’Europa civile che vanta i propri nobili riferimenti culturali dall’Umanesimo all’Illuminismo, alza muri e stende filo spinato per frenare masse di esseri umani che le nostre guerre hanno costretto a una fuga senza fine. Un infinito elenco di “barbarie” prodotto della nostra “civiltà”.
Rosa Luxemburg, in una cella di prigione tedesca, mentre si celebrava il più grande massacro della storia fino a quel momento, la “Grande guerra”, rifiutò quell’endiadi di “barbarie o civiltà”, ripetuta stucchevolmente dalla quasi totalità della intellettualità europea (inglesi e francesi contro tedeschi, tedeschi contro francesi, russi contro tedeschi, italiani contro austriaci… e coì via): e ne propose un’altra: “Socialismo o barbarie”.
Forse il socialismo, quello storicamente realizzato, ha fallito nella maggior parte dei casi, ma rimane la sola speranza di cambiare le cose, di rovesciare l’apparente ordine del sistema capitalistico, che in realtà è disordine, animato da desiderio di conquista, rapina, sopraffazione. Non a caso un altro tra quei pochi che non si lasciarono abbindolare dalla propaganda bellicistica, Antonio Gramsci, propose per il dopoguerra un “ordine nuovo”. Oggi non abbiamo né una Rosa, né un Antonio. A chi chiederemo una bussola per orientarci in questo mondo sempre meno vasto, e sempre più terribile?
Post integrale del prof. Angelo d’Orsi nella sua pagina Facebook