22 Luglio 2015 – di Angelo d’Orsi
Renzi, ancora lui. Strabiliante giocoliere, ogni giorno inventa una nuova capriola, ogni giorno racconta una scempiaggine che fa impallidire il Grande Barzellettiere che lo ha preceduto e di cui è il vero, autentico erede. Stavolta è la politlica estera; stavolta è Israele, che è divenuto testimonial della perenne campagna elettorale di un presidente del Consiglio mai eletto neppure in Parlamento.
La visita in Medio Oriente, cominciata con Israele, forse complice il caldo, ha fatto proferire dalla bocca dell’imperterrito giovanotto fiorentino, sciocchezze sesquipedali. Abbiamo dovuto sentire che Israele rappresenta le nostre radici (e per evitare di spiegare nostre di chi? Renzi ha immediatamente aggiunto: di tutto il mondo, niente meno! Ah, sacra ignoranza!). E come se non bastasse ci ha proposto uno Stato colonialista di insediamento, che occupa abusivamente terre altrui, e che esercita un’azione quotidiana volta allo sradicamento violento della popolazione palestinese, Israele, come modello del futuro. E forse, a ben riflettere, non ha neppure tutti i torti, il ducetto toscano: nell’era della post-democrazia, uno Stato come Israele, fondato sulla violenza, sulla menzogna e sulla sopraffazione, può ben diventare l’esempio virtuoso da imitare. In fondo, ancora una volta, Renzi ci aiuta: a renderci conto di quanto le politiche di cui egli è alfiere (da quelle sociali a quelle scolastiche, dalla politica economica a quella internazionale), siano deleterie, e a far prendere coscienza della necessità di liberarsi di questo governo che rasenta l’infamia, e spesso va persino oltre.