Città norvegese vota il boicottaggio delle merci degli insediamenti israeliani

 

norveggia
Trondheim la terza più grande città della Norvegia 

 

November 18, 2016 at 12:50 pm
La terza più grande città della Norvegia ha votato per il boicottaggio di tutti i beni e servizi prodotti negli insediamenti israeliani illegali situati nei territori palestinesi occupati.

Il Consiglio Comunale di Trondheim ha approvato ieri la mozione, in una risoluzione che afferma che gli “insediamenti illegali si stanno espandendo, la costruzione del muro continua, i palestinesi sono sottoposti a vessazioni quotidiane e costretti ad affrontare grandi ostacoli nella loro vita quotidiana.”

Nella risoluzione si aggiunge: “Si tratta di una politica che il Comune di Trondheim non può sostenere. Il comune si asterrà quindi dall’acquisto di beni e servizi prodotti nei territori occupati”.

Secondo la relazione: “Il consiglio comunale chiede anche ai residenti della terza città più grande della Norvegia di boicottare personalmente beni e servizi degli insediamenti”.

La risoluzione al boicottaggio è stata sostenuta da Labour, Socialist Left, Green e Red party, si sono opposti Conservatori, Cristiani democratici, Progress, Centre Party e il partito dei Pensionati.

Traduzione: Invictapalestina.org

Fonte: https://www.middleeastmonitor.com/20161118-norwegian-city-votes-to-boycott-israeli-settlement-goods/

Imminente la battaglia finale per Aleppo

Siria . Damasco prepara l’offensiva volta a riprendere Aleppo Est controllata da jihadisti e ribelli. I bombardamenti aerei continuano a fare vittime. Medici Senza Frontiere denuncia che gli ultimi raid hanno spazzato tutti gli ospedali da campo e le cliniche mobili

Il Manifesto Michele Giorgio   EDIZIONE DEL 20.11.2016

Mentre le truppe irachene avanzano lentamente da est verso Mosul incontrando una forte resistenza da parte dei miliziani dello Stato Islamico – i jihadisti usano cecchini, rpg e colpi di mortaio contro i soldati governativi giunti nelle zone di Muharabeen e Ulama dopo aver liberato il sobborgo di Tahrir – sull’altro fronte di guerra, quello siriano, sta per scattare un’offensiva decisiva. Le truppe siriane, assieme ai combattenti sciiti libanesi di Hezbollah e di altri Paesi, si preparano a lanciare un attacco su vari punti per riprendere i quartieri orientali di Aleppo controllati da quattro anni da jihadisti (spesso stranieri) appartenenti a varie organizzazioni, in particolare a Jaish Fateh al Sham (ex Nusra, il ramo siriano di al Qaeda) e Ahrar al Sham, e più marginalmente da ribelli descritti come “moderati”.

Damasco dopo aver respinto l’ampia offensiva lanciata a fine ottobre dai jihadisti contro il settore occidentale di Aleppo, sta ora ammassando le sue forze di terra a ridosso di Aleppo. L’intensità dei bombardamenti dell’aviazione siriana (e forse anche di quella russa) indica che l’offensiva potrebbe scattare tra qualche giorno.

Riprendere Aleppo, la più importante delle città siriane dopo Damasco e un tempo principale centro economico del Paese, darebbe un eccezionale vantaggio militare e psicologico alle forze governative. Segnerebbe la sconfitta più grave negli oltre cinque anni di guerra civile per jihadisti, qaedisti e tutte le formazioni “ribelli” sostenute, in vari modi, dai governi occidentali e dai petromonarchi del Golfo.

Tuttavia oltre a 250mila civili nelle zone orientali di Aleppo ci sono anche 7.000 jihadisti e miliziani ribelli nascosti dietro posizioni fortificate a Tariq al-Bab, Salikhin, Shaar, Sukk e in altri rioni. Pertanto la battaglia, come quella per la riconquista di Mosul, potrebbe andare avanti per settimane con altre migliaia di morti tra soldati, miliziani e persone innocenti. Ma è segnata. Le formazioni jihadiste non hanno alcuna possibilità di rovesciare le sue sorti. Per risparmiare ulteriori sofferenze e lutti ai civili dovrebbero perciò arrendersi e, come avevano proposto i russi alleati di Damasco nelle settimane passate, lasciare Aleppo Est e trasferirsi nella vicina provincia di Idlib ancora sotto il controllo di Jaish al Fateh, la coalizione islamista. Contro questa opzione è però schierato Abdallah al Muhaysini, il qaedista saudita che dopo aver combattuto per il Jihad in vari Paesi, inclusa la Cecenia, nel 2013 è giunto ad Aleppo dove ha preso il comando “spirituale” di Jaish Fateh al Sham e imposto la sua leadership alle altre organizzazioni ribelli.

Così la battaglia per Aleppo continua e con essa non cessa il bagno di sangue quotidiano . I bombardamenti governativi – ufficialmente diretti contro i centri logistici dei jihadisti a Khan al-Asal, Kafr Hamra e Haraytan – oltre a fare morti (almeno 28 nelle ultime ore, un centinaio da martedì, secondo media legati all’opposizione e ai controversi “elmetti bianchi”) aggravano la condizione dei civili. Medici Senza Frontiere sostiene che gli ultimi pesanti raid aerei hanno messo fuori uso tutti gli ospedali da campo e le cliniche mobili ad Aleppo Est, di cui una pediatrica. L’ultima sarebbe stata colpita venerdì sera. Nei quartieri in mano ai ribelli resterebbe operativo soltanto un ospedale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità riferisce che nel 2016 si sono registrati 126 attacchi alle strutture sanitarie. Non cessano neanche i lanci di razzi di jihadisti e ribelli sulla zona ovest di Aleppo, sotto il controllo governativo. L’ultimo, secondo i media statali siriani, ha fatto almeno cinque vittime civili.

L’abbraccio dei sionisti a Trump e Bannon non è una sorpresa

 
L’Organizzazione Sionista d’America (ZOA) offre una piattaforma a Steve Bannon e Stephen Adelson al suo gala annuale di questa notte di domenica 20 novembre a New York City. Per chiunque abbia familiarità con la storia sionista e le attuali alleanze, questa non dovrebbe essere una sorpresa, ma una conferma. I sionisti hanno sempre fatto leva su governi, regimi e organizzazioni – dagli Zar russi ai nazisti, a Mussolini, al coloniale impero britannico, alla destra cristiana (sionisti cristiani) – reazionari, razzisti, coloniali e antisemiti. Il loro abbraccio a Trump e a Steve Bannon, noto stratega politico reazionario, non fa eccezione. Bannon è a capo di Breitbart News, una sito web ampiamente conosciuto per il suo nazionalismo bianco e l’antisemitismo. E’ anche un fervente sionista.

Siti online di informazione come Huffington Post e Jewish Forward  si chiedono se sia possibile essere antisemita e sionista e hanno concluso: sì. Per IJAN, l’allineamento delle organizzazioni reazionarie sioniste (cioè ZOA) con finanziatori miliardari sionisti che attaccano i movimenti progressisti (cioè Sheldon Adelson) e con il reazionario razzista presidente eletto Trump e il suo stratega politico Bannon, è una conferma della natura dell’ideologia sionista e del movimento sionista. Si tratta di un movimento e di un’ideologia basati sul razzismo contro palestinesi e arabi, sulla demonizzazione dell’Islam e dei musulmani, sulla pulizia etnica e la giustificazione della colonizzazione. Ecco perché il sionismo è un insulto alla storia delle lotte ebraiche contro l’antisemitismo e la partecipazione ebraica a lotte collettive per i diritti del lavoro, diritti civili e diritti umani e contro razzismo e repressione.

bannon
In un verbale del tribunale del 1996 stilato contro Stephen Bannon per un’accusa di violenza domestica, si riporta che ha affermato, “che non gli piacciono gli ebrei e non gli piace come  allevano i loro bambini ad essere marmocchi piagnucolosi e di non volere che (le sue figlie) vadano a scuola con gli ebrei.” Questo vile, antiebraico pregiudizio non è in contraddizione con il suo attuale sostegno al progetto sionista.

Israele ha fatto profitti con dittatori e regimi brutali in luoghi e tempi diversi – vendendo armi e competenze sui missili nucleari nei suoi regolari scambi commerciali con il governo dell’apartheid del Sud Africa durante il boicottaggio internazionale; collaborando con la CIA nella formazione delle forze mercenarie in Nicaragua, El Salvador, Sri Lanka, Indonesia, Guatemala, Cile e anche in Argentina con la giunta che aveva come obiettivo gli ebrei, tra i molti altri. Negli Stati Uniti, Israele addestra la polizia locale e federale, il personale per interventi di emergenza, di intelligence e delle forze militari e fornisce strumenti di sorveglianza e consulenze che hanno come obiettivo comunità nere, immigrati, queer e transgender e attivisti. In tutto il mondo, Israele esporta oltre il 60% di tutti i droni.

Quindi, il fatto che la ZOA e altre organizzazioni sioniste reazionarie, personaggi politici e miliardari sostengano Trump, non è una sorpresa. Ciò che è sorprendente è che organizzazioni come l’Anti-Defamation League e Jewish Community Relations Council, gruppi che hanno costantemente come obiettivo arabi, musulmani, neri, Chicanos e altre organizzazioni progressiste che criticano Israele e i gruppi che spesso associano le critiche a Israele all’antisemitismo, avrebbero preso bene l’appoggio della ZOA a Trump.

Sionismo e Israele contano sull’antisemitismo per giustificare l’evidente colonizzazione della Palestina, la pulizia etnica dei palestinesi, l’appoggio al razzismo antimusulmano e antiarabo, la collaborazione nelle guerre degli Stati Uniti, gli attacchi alle organizzazioni antirazziste degli Stati Uniti, la formazione delle forze repressive di polizia e militari e un’economia che si basa molto sulla sorveglianza e il commercio di armi. Così, i suoi alleati naturali sono governi reazionari, razzisti, repressivi, rappresentanti eletti, regimi, movimenti, organizzazioni religiose e politiche e i ricchi.

E l’accettazione di Bannon da parte della ZOA nella notte di domenica conferma ciò che i palestinesi e gli altri antisionisti, tra cui gli ebrei antisionisti, hanno sempre saputo: sionismo non è uguale a ebraico, anzi il sionismo è radicato nell’antisemitismo; l’appoggio a Israele non riflette un impegno per l’umanità del popolo ebraico; il sionismo è razzista e se uno si dice antirazzista deve essere antisionista.
Traduzione Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org
Fonte: http://mondoweiss.net/2016/11/zionists-embrace-surprise/?utm_campaign=trueanthem&utm_content=5832246204d3013c80c7cf05&utm_medium=social&utm_source=facebook

Gaza scrive a Standing Rock: La vostra storia è la nostra storia

Foto di copertina – Un murale in solidarietà con le proteste a Standing Rock creato da “We Are Not Numbers” di Gaza

Cari nativi americani,

anche se siamo di colore, religione, cultura e luogo diversi, nel leggere delle proteste a Standing Rock ho imparato che abbiamo molte più cose in comune di quante non siano le differenze. Leggere la vostra storia mi ha fatto vedere me stessa e la mia gente riflettersi in voi. Sento nel profondo che la vostra lotta è la mia lotta e di non essere sono sola nella lotta contro l’ingiustizia.

Leggi tutto “Gaza scrive a Standing Rock: La vostra storia è la nostra storia”

Raid aereo colpisce ospedale pediatrico ad Aleppo in Siria

Al Jazeera riprende le  drammatiche scene di un attacco aereo e dei bambini  salvati dalle incubatrici da parte del personale in preda al panico.

Attenzione: Il video qui sopra contiene scene che alcuni possono trovare sconvolgenti.

Un raid aereo ha colpito un ospedale per bambini in mano ai ribelli ad est di Aleppo in Siria, costringendo il personale medico ad evacuare i pazienti, tra cui alcuni neonati ancora nelle incubatrici.

Il momento dell’attacco  di Venerdì è stato filmato da un equipaggio di Al Jazeera, tra cui il giornalista Amro Halabi, che stava riferendo sui sopravvissuti ai precedenti bombardamenti siriani e russi sulle parti  della città controllate dai ribelli.

Halabi stava riprendendo un uomo ei suoi due figli con gravi problemi respiratori da un precedente attacco, quando la stanza improvvisamente è diventata buia subito dopo una forte esplosione.

Nel video si vedono gli infermieri e altro personale medico agitati che attraverso il buio cercano frettolosamente di evacuare i pazienti dall’ospedale gravemente danneggiato mentre i bambini gridano aiuto.

In un’altra stanza, gli infermieri afferrano i neonati dalle incubatrici danneggiate, un membro del personale  con un panno protegge un bambino visibilmente denutrito prima di tentare di consolare una donna in lacrime anche lei con un neonato in braccio.

Le infermiere portano i bambini in un’altra stanza, mettendoli sul pavimento uno accanto all’altro coprendoli con coperte. Almeno uno dei neonati aveva ancora le cannule medicali attaccate.

Il personale ha detto ad Al Jazeera che tutti i bambini sono sopravvissuti all’attacco.

La città di Aleppo, una volta che il centro commerciale della Siria, è  divisa dal 2012, con la metà orientale nelle mani dei ribelli e la metà occidentale controllata dalle forze governative.

Più di 250.000 civili sono ancora intrappolati nella parte orientale, che è sotto bombardamenti  costanti, con diminuzione delle scorte di cibo e cure mediche estremamente limitate.

Ospedali nascondono sottoterra

In precedenza, secondo i testimoni e attivisti, è stato riferito che almeno 49 persone sono state uccise ad Aleppo in un bombardamento iniziato giovedì.

Venerdì è stato il quarto giorno di bombardamenti continui sul settore est della città da parte dell’aviazione del governo siriano .

L’attacco è iniziato quando la Russia, alleata della Siria,  ha annunciato la propria offensiva nella provincia di Idlib controllato dai ribelli nel nord del paese e in quella di di Homs.

Da allora, più di 100 persone sono state uccise in tutto il nord della Siria.

I media hanno riferito di un altro ospedale  bombardato in un altro quartiere di Aleppo nella notte di Giovedì.

Solo quattro dei sette ospedali sono ancora in funzione nel distretto, secondo Adham Sahlùl, del Syrian American Medical Society, che supporta le strutture sanitarie ad Aleppo.

Il Syrian Observatory for Human Rights  ha detto che decine di raid aerei, attacchi di artiglieria e barrel bomb hanno colpito 18 diversi quartieri di Aleppo orientale.

L’Osservatorio ha riferito che le bombe del governo siriano hanno preso di mira i quartieri con strutture mediche, tra cui l’ospedale pediatrico e una clinica vicina che era una delle poche rimaste in piedi ad Aleppo orientale per la terapia intensiva.

Molti ospedali e cliniche della zona assediata, dopo mesi di bombardamenti implacabili,  hanno traslocato le loro funzioni sottoterra.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riferito di aver  registrato  126 attacchi contro strutture sanitarie nel 2016, una tattica comune nel corso dei cinque anni di guerra in Siria.

I governi russo e siriano negano di avere come target gli ospedali.

 

trad. Invictapalestina.org

Fonte: Al Jazeera Notizie e agenzie