A Gerusalemme Israele proibisce la chiamata musulmana alla preghiera dell’alba da 3 moschee

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Il sole tramonta dietro al minareto della moschea di Hera’, nel campo profughi di Jalazoun, vicino alla città cisgiordana di Ramallah, 9 agosto 2015 [Shadi Hatem / Apa Immagini]
5 novembre, 2016 at 6:13 am

Oggi le autorità israeliane, a quanto riferito, hanno proibito la chiamata dell’alba alla preghiera musulmana fatta da tre moschee nella città di Abu Dis nel distretto di Gerusalemme, riferiscono fonti locali.

L’avvocato Bassam Bahr, capo di un comitato locale di Abu Dis, ha dichiarato a Ma’an che le forze israeliane hanno fatto irruzione in città poco prima della preghiera dell’alba di questa mattina.

Secondo Bahr, le forze israeliane hanno fatto irruzione nelle moschee di Al-Rahman, Al-Taybeh e Al-Jamia della città e hanno comunicato ai muezzin, gli uomini responsabili della chiamata alla preghiera – nota anche come athan e che viene trasmessa cinque volte al giorno dalle moschee – che la chiamata alla preghiera dell’alba attraverso gli altoparlanti era stata vietata.

Bahr ha aggiunto che le forze israeliane non hanno fornito alcuna spiegazione per giustificare il divieto e hanno anche impedito ai fedeli della zona, che vivono nella parte orientale della città, di raggiungere la moschea di Salah Al-Din per la preghiera dell’alba.

Bahr ha condannato il “divieto ingiustificato”, dicendo che “Israele attacca i palestinesi in ogni aspetto della loro vita,” sotto forma di limitazione della libera circolazione con l’uso dei posti di blocco e di distruzione della vita quotidiana con incursioni punitive notturne.

Il fatto di Abu Dis si è verificato il giorno seguente alla protesta, che un certo numero di coloni israeliani dell’insediamento illegale di Pisgat Zeev aveva inscenato davanti alla casa del sindaco israeliano di Gerusalemme Nir Barakat, contro l’ “inquinamento acustico” causato dalla chiamata alla preghiera musulmana.

Un portavoce del comune di Gerusalemme ha detto a Ma’an che Barakat, “in collaborazione con il capo della polizia del Distretto di Gerusalemme e i dirigenti musulmani locali, ha messo a punto un piano per proteggere la libertà religiosa dei muezzin musulmani nell’annunciare la chiamata alla preghiera, garantendo al tempo stesso una ragionevole quiete nelle zone residenziali di Gerusalemme.”

Il portavoce ha poi aggiunto che le linee guida del comune includerebbero un “aumento delle istruzioni per gli operatori dei muezzin riguardo le linee guida tecniche da seguire per la riproduzione e amplificazione ottimale del suono, una maggiore mappatura delle moschee della città e un continuo dialogo con i dirigenti musulmani locali”.

Adnan Al-Husseini, Autorità Palestinese (AP), nominato governatore di Gerusalemme, ha detto a Ma’an che il momento della chiamata alla preghiera è uno dei principali riti religiosi musulmani e parte integrante dell’identità di Gerusalemme. Ha detto che le richieste di Israele di abbassare il suono dell’athan sono una minaccia che a Gerusalemme si ripete da tempo.

Al-Husseini ha aggiunto che il suono dell’athan non supera il livello di volume concordato, aggiungendo che i coloni israeliani non sono tanto infastiditi dal rumore, quanto dal fatto che la chiamata alla preghiera ricorda la presenza palestinese a Gerusalemme.

Nel frattempo, Hatem Abd Al-Qader, un funzionario di Fatah di Charge of Jerusalem affairs, ha detto a Ma’an che Israele mira a provocare i musulmani con il suo divieto alla chiamata alla preghiera.

Abd al-Qader ha detto che la protesta dei coloni israeliani contro l’adhan arriva in un momento di continue violazioni e incursioni nel complesso di Al-Aqsa nella città vecchia di Gerusalemme Est, compresa la demolizione delle tombe musulmane a Gerusalemme. Dice che tutto fa parte di un più ampio piano di Israele volto a distruggere le identità dei musulmani e cristiani palestinesi di Gerusalemme per sostituirle con una unica ebrea, trasformando così il conflitto politico israelo-palestinese in conflitto religioso.

Le comunità palestinesi di Gerusalemme Est occupata – entro i confini comunali e anche al di là del muro nella Cisgiordania occupata – e il più grande distretto di Gerusalemme, da tempo sono prese di mira dalle autorità israeliane con quella che è stata denunciata come una politica di “giudaizzazione” della città santa a scapito delle altre comunità religiose.

 

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Israele vieta per 51 volte la chiamata alla preghiera nel solo mese di marzo.

Trad. Simonetta Lambertini-Invictapalestina.org

Fonte: https://www.middleeastmonitor.com/20161105-israel-bans-muslim-call-for-dawn-prayer-from-3-mosques-in-jerusalem/

Il minore palestinese Ahmad Manasrah, 14 anni, condannato a 12 anni di prigione in un carcere israeliano

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Ahmad Manasrah, Ragazzo palestinese di 14 anni condannato Lunedi 7 novembre a 12 anni di carcere e 180.000 NIS ( 47.200 dollari) di multa.

7 novembre 2016

Lunedì 7 novembre, il detenuto minorenne Ahmad Manasrah, di soli 14 anni, è stato condannato da un tribunale israeliano a 12 anni di carcere e al pagamento di un’ammenda di 180.000 NIS ($ 47.200 USD).

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I palestinesi piangono l’ultima raccolta di olive nella Cremisan Valley

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L’olio d’oliva di Beit Jala, a quanto riferito, raggiunge il doppio delle vendite rispetto all’olio d’oliva di fuori città, e l’olio Cremisan si può vendere ancora di più [Sheren Khalel / Al Jazeera]
L’ampliamento del muro israeliano di separazione ben presto taglierà fuori i palestinesi dai caratteristici uliveti della valle.

4 novembre 2016, lSheren Khalel

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La polizia israeliana arresta due donne palestinesi


7 novembre 2016

Le forze di polizia israeliane lunedì pomeriggio hanno arrestatok due donne palestinesi mentre uscivano dalla moschea di al-Aqsa e chiuso una sala per matrimoni nella Gerusalemme occupata. Fonti locali riferiscono che le due donne di Gerusalemme sono state arrestate e portate in un centro di investigazione subito dopo essere uscite da al-Aqsa.
Nel frattempo, la polizia israeliana ha chiuso una sala per matrimoni nella città di Alezariye, a sud est di Gerusalemme occupata, con il pretesto del rumore.
Testimoni oculari hanno affermato che le forze israeliane hanno fatto irruzione nella sala delle nozze prima di attaccare sulla porta una copia dell’ordine di chiusura con il pretesto che si disturbavano i coloni dell’insediamento di Ma’ale Adumim, costruito illegalmente sul terreno della città.
Seguendo la stessa logica, le forze israeliane hanno confiscato attrezzature agricole di proprietà palestinese nella città di Samu, a sud di al-Khalil.
Le strutture confiscate includono materiali da costruzione, un serbatoio dell’acqua, e una grande roulotte.
Traduzione Invictapalestina.org
Fonte: https://english.palinfo.com/news/2016/11/7/Israeli-police-arrest-2-Palestinian-women

Solidarità con i prigionieri

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5 prigionieri politici palestinesi continuano lo sciopero della fame. Foto Samidoun.net

Lunedì 7 Novembre, Paola di Lullo

Dal 25 ottobre ad ieri, 6 novembre, Samer Issawi è stato di nuovo in sciopero della fame. Protestava per porre fine al maltrattamento delle donne palestinesi prigioniere nel centro di detenzione di Damon. Quando ha iniziato lo sciopero, Samer aveva chiesto il trasferimento delle donne prigioniere dal carcere di Damon ad un centro di detenzione più vicino ai tribunali militari in cui si svolgono i processi. Aveva chiesto anche che ai detenuti tutti fossero fornite adeguate cure mediche, che la ONG internazionale Medici Senza Frontiere (MSF) avesse il permesso di far loro visita, e che potessero ricevere le visite dei propri familiari.

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