Facebook “ha deliberatamente preso di mira” gli account palestinesi dopo l’incontro con il governo di Israele, dicono gruppi per i diritti

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Immagine usata dagli attivisti che si oppongono ai recenti blocchi e restrizioni degli account Facebook di attivisti e giornalisti palestinesi

Bethan McKernan Beirut, Tuesday 25 October 2016

Il gigante dei social media è accusato di avere disattivato gli account di attivisti e giornalisti dopo i colloqui tenuti il mese scorso con ministri israeliani su come affrontare il problema dell’ ‘incitamento’ sulla piattaforma.

Un nuovo rapporto di un’organizzazione palestinese per i diritti ha rivelato che il numero di casi in cui persone – tra cui molti giornalisti – sono state arrestate a causa di loro post sui social media è drasticamente aumentato nel corso dell’ultimo anno, provocando preoccupazioni per il giro di vite israeliano praticato contro la libertà di espressione.

“I siti dei social media sono… una finestra efficace che permette a giornalisti e palestinesi in genere, di aumentare le loro possibilità di esprimere liberamente le proprie opinioni,” ha detto Mousa Rimawi, autore del rapporto e direttore del Centre for Development and Media Freedoms – Mada, (Centro palestinese per lo sviluppo e le libertà sui media).

“[Ma] le sistematiche sorveglianza e osservazione da parte delle autorità di occupazione israeliane [dimostra che sono diventati] piattaforme aperte alla persecuzione e all’oppressione delle opinioni degli utenti.”

Sebbene non vi sia alcun precedente legale nel diritto israeliano di accuse a persone per reati connessi ai post online, lo stato, preoccupato che accesi contenuti online possano aver potuto alimentare il picco di violenza israelo-palestinese degli ultimi 12 mesi, nell’ottobre del 2015  ha creato un’unità di crimine informatico per monitorare e controllare ciò che viene pubblicato su Internet.

Inoltre, le autorità israeliane stanno facendo pressione sulle società di social media perché aumentino il loro impegno nell’eliminare post che possano incitare alla violenza, oltre a redigere leggi – che gruppi per i diritti digitali affermano essere impraticabili – per costringere le piattaforme ad abbattere i contenuti che potrebbero incitare alla violenza.

Una delegazione di Facebook si era incontrata a settembre con i funzionari del governo per quelli che il ministro dell’Interno, Gilad Erdan, aveva definito colloqui ‘riusciti’.  “L’estremismo online può essere affrontato solo con una forte collaborazione tra i responsabili politici, la società civile, il mondo accademico e le imprese, e questo vale per tutto il mondo”, disse un rappresentante di Facebook, aggiungendo che la società si incontra con i governi di tutto il mondo per combattere l’istigazione all’odio e l’incitamento alla violenza.

Questa settimana, il collettivo di attivisti del Palestinian Information Centre (PIC) ha riferito che almeno 10 degli account di loro amministratori sulle pagine Facebook in arabo e in inglese – seguite da più di due milioni di persone – sono stati sospesi – sette in modo permanente – e dicono che questo è il risultato delle nuove misure messe in atto in seguito all’incontro di Facebook con Israele.

“Facebook non ha dato alcuna spiegazione in che cosa i nostri membri avessero violato i ‘Community Standards’ di Facebook,” ha riferito a The Independent Rami Salaam, membro del PIC. La mossa è stata fatta per  “impedire alla nostra voce di raggiungere il mondo, l’incitamento non c’entra,” ha detto.

Rami Salaam ha detto che è stato rimosso il video di un laureato di Gaza che sta avviando una piccola impresa, perché contenente scene di nudo – cosa non vera. “Sembrerebbe che il video sia stato segnalato da israeliani e che Facebook non si sia nemmeno preso la briga di andare a controllare”, ha aggiunto. Un rappresentante di Facebook ha detto a The Independent di stare verificando il reclamo presentato dal PIC.

“Abbiamo a cuore le voci, le opinioni e i diritti di tutte le diverse comunità che si trovano su Facebook”, ha aggiunto. “Le voci palestinesi saranno al sicuro su Facebook come ogni altra comunità che si trova sulla nostra piattaforma.”

Un rapporto del 2015 ha rivelato che il 96 % dei palestinesi ha detto di usre Facebook  principalmente per seguire le notizie. Il Mada afferma che questo dimostra quale sia l’estrema importanza delle piattaforme di social media e quale potrebbe essere il potenziale impatto prodotto dalla disattivazione degli account degli attivisti e dei giornalisti sulla diffusione delle informazioni che riguardano gli interessi palestinesi.

Dallo scorso ottobre ci sono stati almeno 150 arresti con l’accusa di ‘incitamento’, ma i palestinesi e il monitoraggio dei diritti digitali dicono che in molti casi i post non sono pertinenti, oppure esprimono critiche alla politica del governo di Israele, non chiamate dirette alla violenza.

Dal 2014, 61 giornalisti palestinesi e 9 giornalisti israeliani sono stati processati per post messi online, ha rivelato il nuovo rapporto del Mada.

In agosto a Hebron, cinque giornalisti della start-up Sanabel Radio sono stati arrestati durante un raid all’alba in quello che un portavoce dell’esercito israeliano ha detto essere un “continuo impegno contro l’incitamento”.

Il mese scorso, diversi autorevoli giornalisti delle agenzie di stampa Shehab e Quds in Cisgiordania, hanno segnalato che i loro account di Facebook – utilizzati per aggiornare pagine professionali che raggiungono milioni di persone – erano stati temporaneamente sospesi; facendo poi marcia indietro, Facebook ha più tardi detto che si era trattato di un errore.

Anche i ‘mi piace’ e le ‘condivisioni’ su Facebook sono stati presentati come prova nei processi militari per incitamento; in Cisgiordania l’associazione di assistenza legale Addameer ha riferito a The Independent, come all’inizio di questo mese un professore palestinese di astrofisica sia stato condannato per supporto al gruppo militante di Hamas.

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L’ufficiodella radio Sanabel dopo il raid dell’esercito israeliano

“I pubblici ministeri utilizzano i numeri di ‘Mi piace’ e le ‘condivisioni’ di precisi post, senza collegare questi post o questi individui ad atti di violenza. La tendenza è allarmante “, disse all’epoca a The Independent il direttore di Addameer, Sahar Francis. La Forza di Difesa israeliana non rispose subito ad una richiesta di commento.

Molti palestinesi hanno chiesto il boicottaggio della società in considerazione della sua complicità con le autorità israeliane e preoccupati che l’attività di Facebook possa essere utilizzata per colpire gli attivisti.

Rami Salaam del PIC ha detto che Facebook è una piattaforma troppo importante  perché il gruppo la abbandoni.

“Anche se ci sentiamo frustrati e confusi, siamo ancor più determinati a continuare il nostro attivismo per la Palestina … Utilizziamo tutte le piattaforme disponibili, anche quelle che cercano di metterci a tacere; per rendere sicura la voce della Palestina occorre che si senta forte e chiara”, ha detto.

 

Trad. Invictapalestina.org

Fonte: http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/israel-palestine-facebook-activist-journalist-arrests-censorship-accusations-incitement-a7377776.html

Il papiro con la più antica citazione di Gerusalemme è probabilmente un falso, dicono gli esperti

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Netanyahu mostra il papiro: “Una cartolina dal passato all’UNESCO” – credit: Ilan Assayag

Nir Hasson, 28 ottobre  2016 – 10:00 AM
Gli archeologi sono soliti diffidare di eventuali reperti che non siano stati ritrovati in uno scavo sorvegliato, anche se il Dipartimento israeliano delle antichità insiste a dire che l’antica pergamena è autentica.

Gli studiosi stanno mettendo in discussione l’autenticità di ciò che il Dipartimento israeliano delle antichità (Israel Antiquities Authority) dice essere un documento su papiro di 2.800 fa che riporta la parola “Gerusalemme” in ebraico, presentato mercoledì dal dipartimento.

Il papiro è stato trovato quattro anni fa mentre si seguivano dei ladri di antichità nel deserto della Giudea e datato al settimo secolo B.C.E. (Bachelor of Chemical Engineering), a dire del dipartimento dell’antichità; fatto che ne farebbe la prima citazione  conosciuta di Gerusalemme in ebraico al di fuori della Bibbia. Il frammento sembra essere un documento riguardante una spedizione di vino da Na’arat, nella Valle del Giordano, al re di Gerusalemme.

Parlando mercoledì presso il Centro Interdisciplinare, Herzliya, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha lodato il ritrovamento, definendolo “una cartolina dal passato all’Unesco”, riferendosi alla recente risoluzione dell’organizzazione che ignora il collegamento fra giudaismo e Monte del Tempio.

Non si sa bene dove i ladri abbiano trovato il documento, anche se sembra provenire da una grotta lungo l’Hever Stream nel deserto della Giudea. Gli archeologi sono soliti diffidare di eventuali reperti non ritrovati in uno scavo sorvegliato.

Ma in questo caso, gli studiosi che lo hanno studiato – il Prof. Shmuel Ahituv della Hebrew University, il dottor Klein Eitan e Amir Ganor del Dipartimento delle antichità – sono convinti che sia autentico. La datazione al Carbonio14 ha dimostrato che il papiro è stato realizzato da 2.500 a 2.800 anni fa e un esame epigrafico ha concluso che le lettere sono tipiche della scrittura ebraica del VII secolo B.C.E.

L’intero papiro con la prima menzione di Gerusalemme al di fuori della Bibbia. La sua provenienza non è chiara, ma gli esperti credono che sia un vero e proprio ed estremamente raro documento databile al regno di Giuda Shai Halevi. Dipartimento israeliano delle antichità.

Ma giovedì, in occasione della riunione di una conferenza del dipartimento delle antichità sulle Innovazioni nell’archeologia di Gerusalemme e della sua regione, l’archeologo Prof. Aren Maeir della Bar-Ilan University ha messo in dubbio l’autenticità del documento. Ha inoltre attaccato il dipartimento per la sua decisione di renderlo pubblico, anche se “era già chiaro in anticipo che avrebbe suscitato polemiche.”

Maeir ha detto che ci sono troppe domande senza risposta circa il papiro. “Come facciamo a sapere che non è un falso destinato al mercato antiquario?» Ha domandato, aggiungendo che i falsari potrebbero avere “sacrificato” deliberatamente questo documento per preparare la strada alla vendita di altri papiri che avrebbero “scoperto” più avanti.

Il fatto che la datazione al  carbonio14 abbia dimostrato l’età del papiro “non è sufficiente”, ha aggiunto. “Dopo tutto, ci sono casi noti in cui la scrittura è stata falsificata su un antico supporto”, ha detto. “Ci sono grandi probabilità che solo il papiro in sé sia antico.”

“A mio modesto parere, è lampante la necessità di ulteriori test, soprattutto se è un ente governativo che lo pubblica e gli dà un marchio di approvazione. Perché attendere le argomentazioni e solo dopo fare i test supplementari? Si sarebbero dovuti fare prima.”

Anche il Prof. Christopher Rollston della George Washington University ha espresso scetticismo, scrivendo sul suo blog di credere che il documento sia falso.

“Il fatto che il papiro stesso sia stato datato col carbonio al 7° secolo BCE, di certo non vuol dire che la scrittura sul papiro sia antica,” ha scritto. “Anzi, in realtà non significa nulla. Dopo tutto, un antico papiro si può facilmente trovare disponibile per l’acquisto online (controllare il web e vedere!), in tal modo, nessun falsario moderno con un po’ di sale in zucca si metterebbe a realizzare una scritta su un papiro moderno”.

Ahituv, ha comunque respinto gli argomenti dei suoi critici. In primo luogo, ha detto, il papiro era ripiegato quando è stato trovato, il che sembrerebbe rendere improbabile la contraffazione. “Potrebbe un falsario comprare un papiro antico, asciutto, fragile, scriverci sopra un testo tipico del VII secolo e poi piegarlo e legarlo con una corda e, quindi, mettere in pericolo tutto il suo lavoro?» ha domandato.

Anche lo stesso testo suggerisce che non è un falso, ha continuato. Lui e i suoi colleghi hanno letto il testo come “[me-a]mat. ha-melekh. me-Na’artah. nevelim. yi’in. Yerushalima,” che significa
“Dalla serva del re, da Na’arat, giare di vino, a Gerusalemme “.

Ma sia “Na’artah” che “Yerushalima” sono parole molto rare e quindi è improbabile che si tratti di un falsario”, anche se fosse un esperto della Bibbia”, ha detto Ahituv. “Se fossi un falsario, sceglierei un testo più impressionante”, ha aggiunto.

Anche Ganor ha respinto le critiche. “Abbiamo cercato in ogni modo possibile di controllare il papiro”, ha detto. “Abbiamo utilizzato gli stessi metodi usati per controllare i Rotoli del Mar Morto. Se qualcuno ha un altro metodo è invitato ad applicarlo. Noi, come Paese, siamo stati obbligati a mettere le mani su questo papiro e sono certo che sia autentico”.

 

trad. Simonetta Lambertini

Fonte:http://www.haaretz.com/jewish/archaeology/.premium-1.749603

L’Unione europea riconosce il diritto dei cittadini a boicottare Israele

FOTO – Il capo della politica estera dell’UE, Federica Mogherini, a sinistra, ha affermato che il boicottaggio di Israele è un diritto tutelato dalla libertà di parola. (European External Action Service)

Ali Abunimah Activism and BDS Beat 28 October 2016
L’Unione europea riconosce il diritto dei cittadini a boicottare Israele, ha detto il suo alto funzionario per la politica estera.

L’UE si impegna fermamente a tutelare la libertà di espressione e la libertà di associazione – in linea con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, applicata sul territorio degli stati membri dell’UE – anche per quanto riguarda le azioni effettuate su questo territorio dal movimento di BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni)”, ha detto Federica Mogherini al Parlamento europeo, in risposta ad un quesito scritto di fine settembre.
La Mogherini ha osservato che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha affermato che la libertà di espressione si applica alle idee “che offendono, destano scalpore o disturbano lo stato o una parte della popolazione.”
Ha anche ribadito che il blocco dei 28 paesi membri “rifiuta i tentativi della campagna BDS di isolare Israele e si oppone a qualsiasi boicottaggio di Israele.”
“Accogliamo con favore la difesa tardiva dell’UE del diritto dei cittadini europei e non ad appoggiare i diritti dei palestinesi, anche attraverso le tattiche di BDS,” ha detto in risposta alla dichiarazione della Mogherini, Riya Hassan, rappresentante della Campagna ufficiale europea per il Comitato Nazionale BDS palestinese (BNC).


Minacce

 
La dichiarazione UE arriva dopo che Israele o organismi ad esso allineati avevano avviato segrete “black ops” (operazioni occulte) volte a sabotare il movimento di solidarietà con la Palestina.
Questa campagna di sabotaggio è stata collegata a minacce e molestie rivolte agli avvocati per i diritti umani che operano con la Corte penale internazionale a L’Aia, su cui investiga la polizia olandese.
Israele ha fatto, inoltre, pressione su governi e parlamenti perché adottino leggi e politiche volte a limitare il BDS.
L’affermazione della Mogherini può essere vista come una correzione alla politica dell’UE.
All’inizio di quest’anno Lars Faaborg-Andersen, l’inviato UE a Tel Aviv, ha partecipato a una conferenza anti-BDS in cui i ministri israeliani hanno fatto esplicite minacce contro i difensori palestinesi per i diritti umani.
Le dichiarazioni hanno causato tale allarme che Amnesty International ha espresso i suoi timori per la “sicurezza e la libertà del difensore dei diritti umani dei palestinesi Omar Barghouti e di altri attivisti del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), in seguito agli inviti fatti da ministri israeliani che alludono a minacce, tra cui danni fisici e privazione dei diritti fondamentali.”

Faaborg-Andersen ha risolutamente difeso la sua partecipazione alla conferenza anti-BDS e ha respinto le preoccupazioni per le minacce israeliane.
Tenendo fede alle minacce, Israele ha sottoposto Barghouti – co-fondatore del movimento BDS – a un divieto di viaggio.


Consenso crescente



La citazione fatta dalla Mogherini riguardo la Corte dei diritti dell’uomo europea manderà un messaggio incoraggiante agli attivisti BDS che in Francia si trovano ad affrontare una severa repressione legale dei loro diritti.
Il tardivo riconoscimento della burocrazia europea del diritto di libertà di parola dei suoi cittadini arriva dopo che tre governi membri, Svezia, Irlanda e Paesi Bassi, avevano già, con molta chiarezza, riconosciuto il diritto di boicottare Israele.
Centinaia di sindacati europei, gruppi religiosi e partiti politici hanno invitato l’UE a difendere il diritto di boicottare Israele come risposta alla sua occupazione e alle violazioni dei diritti dei palestinesi.
Pur accogliendo con favore la dichiarazione della Mogherini, il BNC affema che siamo ancora molto al di sotto rispetto a quanto ci si aspetta dall’Unione europea.

“La società civile palestinese si aspetta che l’Unione europea adempia agli obblighi derivanti dal diritto internazionale e dai propri principi e leggi e che, come minimo, imponga un embargo militare contro Israele, vieti i prodotti delle aziende che fanno affari nelle colonie illegali israeliane e sospenda l’accordo EU-Israel Association Agreement fino a quando Israele non si sarà completamente conformato alla clausola sui diritti umani presente nell’accordo”, ha detto Hassan Riya.

 

Trad. Simonetta Lambertini

Fonte:https://electronicintifada.net/blogs/ali-abunimah/eu-recognizes-right-boycott-israel

L’American Express taglia i fondi per il tour di Roger Waters dopo le dichiarazioni contro Israele

concerto
Photo by: REUTERS
JPOST.COM STAFF Venerdi, 28 Ottobre 2016, 08:42 AM

L’American Express ha parlato del tour affermando che anche se hanno sponsorizzato Desert Trip non si erano “mai impegnati a sponsorizzare il prossimo tour di Roger Waters.”

L’ex componente dei Pink Floyd e appassionato contestatore di Israele, Roger Waters, si trova ad affrontare il contraccolpo alle sue opinioni su Israele con il taglio del finanziamento dell’American Express al suo tour, secondo Page Six.

Una fonte dell’American Express parlando a Page Six ha dichiarato: “Roger sta mettendo su uno spettacolo enorme. Alla società è stato chiesto di sponsorizzare il suo tour per 4 milioni di dollari, ma si è tirata fuori perché non vuole prendere parte alla sua retorica contro Israele”.

Al festival Desert Trip di ottobre, sponsorizzato dall’American Express, Waters ha tirato qualche frecciatina a Donald Trump prima di esprimere il suo sostegno per il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni.

“Intendo inviare tutto il mio più sincero amore e sostegno a tutti quei giovani nei campus delle università della California che difendono i loro fratelli e sorelle in Palestina, che sostengono il movimento BDS, nella speranza che questo possa incoraggiare il governo di Israele a porre fine all’occupazione “, ha detto Waters alla folla.

L’American Express parlando del tour ha affermato che anche se hanno sponsorizzato Desert Trip non si erano “mai impegnati a sponsorizzare il prossimo tour di Roger Waters.”

“Quando siamo stati contattati per delle alternative, siamo passati a fare un’offerta.”


L’American Express ha anche dichiarato che cercano di bilanciare le sponsorizzazioni a tutti gli artisti che i membri di AmEx card amano, guardando anche al loro bilancio.

Water non ha perso tempo a trovare un’altra società come partner ed è stato fissato di lavorare con Citi.

A febbraio, Water aveva dichiarato a un giornale britannico che molti musicisti hanno paura di denunciare Israele per le sue politiche nei confronti dei palestinesi, come dimostrano i contraccolpi che  subisce come  sostenitore del movimento BDS.

“L’unica risposta data al BDS è che è anti-semita”, ha detto Waters al giornale. “Lo so perché negli ultimi 10 anni sono stato accusato  anch’io di essere  nazista e antisemita”.

 

Trad. Invictapalestina.org

Fonte: http://m.jpost.com

Israele: La conquista da parte dei coloni di posti nella sicurezza è “allarmante”

La conquista da parte del movimento dei coloni dei migliori posti nell’apparato della sicurezza riflette la tendenza generale nella società israeliana.

sicurezza
La progressiva infiltrazione di coloni religiosi nella polizia rispecchia un processo simile iniziato vent’anni fa nell’esercito israeliano.

Jonathan Cook 21 Ottobre 2016
Gerusalemme – I posti migliori nella polizia nazionale israeliana sono ora nelle mani dei coloni integralisti religiosi che stanno cercando di apportare modifiche “allarmanti” all’attività di polizia in Israele e nei Territori Occupati, mettono in guardia gli oppositori.
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