In questi giorni siamo stati informati di una importante mostra organizzata dalla comunità palestinese lombarda al MUDEC, Museo delle culture, via Tortona, 56 Milano:
Ricamare la vita – l’abito che la donna palestinese indossa si considera un una Carta di identità per riferire, attraverso i colori e i disegni del ricamo, la storia di ogni villaggio e città della Palestina.
Prima di partire da Torino per un servizio fotografico sull’evento, abbiamo fatto un primo passo visitando il sito ufficiale del museo milanese per verificare date/orari ma, nonostante la nostra esperienza di ricerca nel WEB, non siamo riusciti a trovare nessuna traccia/pubblicità dell’evento. (Provateci anche voi: http://www.mudec.it/ita/)
Otto eventi girano in carosello nella HomePage, Palestina assente
Mostre in corso – Palestina assente
Agenda eventi – Palestina assente
A questo punto abbiamo chiamato il centralino del Museo Infoline e prevendita: 0254917 per chiedere informazioni ed eventualmente fare il biglietto online per l’ingresso.
Ci ha risposto una signora con tono molto gentile che però non sapeva nulla dell’evento e dal tono della telefonata ci è sembrata molto meravigliata. Dopo una ulteriore ricerca e approfondimento e dopo qualche minuto di attesa ci è stato consigliato di non partire da Torino perché al Museo non ci sarebbe stata nessuna mostra di abiti e cultura palestinese. Vista l’insistenza ci consiglia di scrivere a info@mudec.it.
A questo punto, dopo aver rivisitato le pagine del sito MUDEC per non fare figure imbecilli, abbiamo scritto una mail urgente.
Chiaramente ringraziamo la Signora Stefania che ci ha dato la chiave segreta per scoprire l’evento e avere conferma della sua esistenza, ma nel contesto abbiamo anche scoperto ciò che la CITTA’ di MILANO nasconde.
“Ricamare la vita” è il titolo della mostra di abiti palestinesi allestita dall’architetto palestinese Daud Ismail, merita di essere visitata suggerisce il curatore. Ma com’è possibile visitarla se non è pubblicizzata, se nessuno ne conosce l’esistenza e se il MUSEO che la ospita la ignora e non dedica neanche una foto/recensione per promuoverla?
E’ vero, una decina di righe sono state scritte, ma chi le ha lette se non sono linkate da nessuna parte ed è necessario spedire una mail per avere la chiave di accesso?
E’ un’amara realtà, la Palestina per la cultura MILANESE è persino meno importante della Barbie che troneggerà spavalda in tutte le pagine fino al mese di marzo. Il Museo alla Barbie ha riservato spazio e pubblicità perché come suggerisce, definirla una bambola è del tutto riduttivo.
Ma è un’amara realtà anche per tutto l’attivismo filopalestinese che corre dietro a mille eventi frammentati pensando che la propria iniziativa sia sempre più importante delle altre e senza riuscire insieme a fare massa critica per impedire questa e altre nefandezze che offendono la RESISTENZA di un Popolo che lotta per la sua indipendenza.
Rosario Citriniti – Invictapalestina
Immagini e testo dal sito: http://www.mudec.it/ita/barbie/
Il suo vero nome è Barbara Millicent Robert, ma per tutti è solo Barbie. Definirla una bambola sarebbe riduttivo. Barbie è un’icona globale, che in 56 anni di vita è riuscita ad abbattere ogni frontiera linguistica, culturale, sociale, antropologica. Per questo motivo il Museo delle Culture di Milano le dedica una mostra, curata da Massimiliano Capella, dal titolo Barbie. The Icon, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE in collaborazione con Mattel.
La mostra racconterà l’incredibile vita di questa bambola che si è fatta interprete delle trasformazioni estetiche e culturali della società lungo oltre mezzo secolo di storia, ma – a differenza di altre, o di altri miti della contemporaneità che sono rimasti stritolati dallo scorrere del tempo – ha avuto il privilegio di resistere allo scorrere degli anni e attraversare epoche e terre lontane, rappresentando ben 50 diverse nazionalità, e rafforzando così la sua identità di specchio dell’immaginario globale.
La mostra sarà articolata in 5 sezioni e preceduta da una sala introduttiva, Who Is Barbie?, dove si troveranno i 7 pezzi iconici e rappresentativi per decadi dal 1959 ad oggi, oltre la time line, le curiosità, i numeri e il making off globale di Barbie per sapere subito “chi è Barbie”.
Non rimane che venire a scoprire il favoloso mondo di Barbie!
Ali Abunimah,Rights and Accountability16 January 2016
Questo video è stato ripreso dalla postazione dei soldati israeliani che sparano sui giovani palestinesi che contestano l’occupazione.
E’ cosi possibile ascoltare i soldati che fanno i loro allegri commenti e che si congratulano tra di loro mentre sparano e mutilano giovani palestinesi.
In un primo momento, la fotocamera mette a fuoco un giovane palestinese, a quanto pare in possesso di una fionda utilizzata per lanciare pietre verso i soldati di occupazione (anche se non sembra in direzione della fotocamera).
«E lui? Non vuole alzarsi? », Dice un soldato in ebraico.
“Alzati! …”, dice il soldato, poi si sente il click di una pistola e il giovane cade a terra.
“L’ha preso!”, Un soldato dice trionfante, e aggiunge: “L’ha presa nel culo!”
“Ben fatto”, si sente un’altra voce . Mentre i soldati si lodano l’un l’altro, i palestinesi si lanciano per portar via in sicurezza i giovani feriti.
Qualche istante dopo, i soldati possono essere ascoltati mentre prendono di mira un altro giovane palestinese. “Tenetevi pronti su di lui. L’avete visto? ” dice un soldato, a quanto pare al comando.
Poi dà l’ordine di sparare. “E’ caduto. Bene! “, Esclama dopo gli spari.
“Ottimo lavoro” dicono i soldati.
Il video mostra almeno una mezza dozzina di palestinesi che viene metodicamente presa di mira in questo modo prima che la fotocamera fa una panoramica e cattura i volti di due degli assalitori israeliani.
Uno degli israeliani il cui volto è catturata allunga la mano per coprire l’obiettivo della fotocamera.
Il video rivela che gli uomini israeliani armati sono in un veicolo blindato o jeep e non corrono nessun pericolo concepibile dai palestinesi ai quali stanno sparando.
Secondo l’agenzia di stampa Ma’an, il filmato è stato pubblicato su Facebook la scorsa settimana da attivisti palestinesi che dicono che sia stato recuperato da una telecamera caduta a uno dei soldati.
La copia del video qui sopra è stata sottotitolata (in inglese) da Ronnie Barkan.
Armi letali
Video simili pubblicati da soldati israeliani mostrano soldati che esprimono gioia sadica mentre sparano sui palestinesi.
L’anno scorso, Israele ha cambiato le regole per cui i soldati di occupazione possono usare fucili da cecchino con proiettili letali calibro 22 contro i dimostranti palestinesi.
L’Associazione Israeliana per i diritti umani B’Tselem ha osservato nel mese di settembre, che dall’inizio del 2015, tre palestinesi sono stati uccisi da proiettili calibro 22 “durante manifestazioni con lanci di pietre e con i membri delle forze di sicurezza non in pericolo di vita.”
La strategia israeliana di colpire i palestinesi con proiettili veri per reprimere le proteste contro l’occupazione, provoca danni spesso devastanti e permanenti, anche quando non uccide.
Esistono restrizioni all’uso del fuoco vivo alle situazioni di “pericolo mortale” solo sulla carta.
B’Tselem dice afferma che “L’esperienza acquisita attraverso il monitoraggio [dell’uso dei proiettili calibro 22] utilizzati in Cisgiordania dimostra come le restrizioni imposte sull’uso di questo tipo di munizioni vengono erose nel corso del tempo, e il risultato è una costante espansione del suo utilizzo”.
Questo video dimostra, come il fuoco vivo equivale ad uno sport piacevole di sangue per gli israeliani incaricati di far rispettare l’occupazione.
Shapiro critica fortemente le autorità israeliane affermando “in Cisgiordania troppo vigilantismo israeliano va avanti incontrollato”, con il PMO (Ufficio del Primo Ministro) che stronca i commenti come “inaccettabili e sbagliati”.
haaretz – Barak Ravid | Gennaio 18, 2016 | 07:22
POSTED BY EDITOR ON DECEMBER 29, 2015 IN NEWS & ANALYSIS, PALESTINE/ISRAEL, UK, WORLD
“Esiste un consistente gruppo di parlamentari conservatori che sono filo-israeliani a prescindere dalle azioni del governo: non si curano di ciò che Israele e il suo governo commettono.”
Il Parlamentare laburista Sir Gerald Kaufman ha accusato Israele di aver inventato alcuni recenti episodi di accoltellamento e ha denunciato l’influenza del “denaro ebraico” sul Partito conservatore, nel corso di un discorso tenuto in Parlamento.
A riportarlo è il Jewish Chronicle: Kaufman, Parlamentare per la circoscrizione Manchester Gorton e Father of the House alla Camera dei Comuni, ha dichiarato, nel corso di un evento organizzato dal Palestine Return Centre, che il Governo si è spostato su posizioni decisamente più filo-israeliane negli ultimi anni, a causa di donazioni elargite da gruppi ebraici.
Ramallah – Centre Palestinien d’Information (CPI) 17-1-2016 07:42 AM
I tre studenti palestinesi Dhia Darawsha, Isra Shalabi e Imam Malek, dell’ Université arabo-américaine di Jenin, hanno sorpreso il pubblico alla fine della discussione sul loro progetto di laurea, un dispositivo che aiuterà a facilitare la comunicazione tra persone non vedenti e persone vedenti.
I ciechi utilizzano la stampante Braille tradizionale per comunicare tra di loro, ma per la corrispondenza scritta e sms, adesso possono utilizzare questo nuovo dispositivo la “tastiera Braille”.
La studentessa Isra Shalabi ha detto che l’invenzione trasforma le lettere del linguaggio Braille in lettere arabe o inglesi, sottolineando che è composta da 14 tasti simili a quelli della tastiera di un computer, due tasti sono speciali: uno per impostare la lingua francese ed uno per ascoltare attraverso un altoparlante il testo inserito. Leggi tutto “Studenti palestinesi inventano una “tastiera Braille””
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