30 marzo 2016, di Richard Silverstein
La conferenza di Yediot Achronot contro il BDS è diventata una vera e propria fiera dell’odio. Tutti, a partire dalle deliranti celebrità hollywoodiane (Roseanne Barr) fino ai ministri, passando per i leader dell’opposizione, hanno ribadito la propria fedeltà alla causa. Due dei protagonisti sono indagati per reati di corruzione politica o finanziaria.
Tuttavia, l’apice si è raggiunto ieri, quando il Ministro Israeliano Katz ha invocato “uccisioni civili mirate” contro i leader del BDS, come Omar Barghouti. La frase che ha utilizzato (sikul ezrahi memukad) deriva da un eufemismo usato nella lingua ebraica per gli omicidi mirati dei terroristi (il significato letterale è “vanificazione mirata”). Ma l’aggiunta dell’aggettivo “civili” ne stravolge il senso. Katz sta dicendo che non vuole uccidere fisicamente i rappresentanti del BDS, ma che li perseguirà in ogni altro modo possibile.
Se un ministro del governo israeliano pronuncia un simile gioco di parole, mettendo una taglia sulla testa di attivisti non violenti, la situazione è veramente pericolosa. Sarebbe un errore, per i paladini di Israele, ignorare il senso di una simile retorica. In un situazione politica così esasperata, in cui gli oppositori israeliani di sinistra vengono dipinti come criminali e la sofferente gioventù palestinese viene giustiziata senza pietà nelle strade, è fin tropo facile prevedere che gli attivisti come Barghouti saranno oggetto di vere e proprie persecuzioni.
Qualcuno ancora dubita dell’esistenza di tanti Yigal Amirs pronti, in nome della loro causa, a conficcare un proiettile nella testa di un palestinese?
(Ndt. Yigal Amir è un criminale israeliano, uccisore del Primo Ministro di Israele Yitzhak Rabin il 4 novembre 1995, delitto per il quale è stato condannato alla pena dell’ergastolo. Wikipedia)
Per non essere da meno, il Ministro degli Interni Aryeh Deri ha spudoratamente mentito, sostenendo che Barghouti e gli altri attivisti del BDS siano al soldo di organizzazioni terroristiche e nazioni ostili a Israele. Ha anche dichiarato che Israele userà tutte le armi di intelligence a disposizione contro gli attivisti, trattandoli alla stregua dei terroristi. In questo contesto, e conoscendo la storia criminale di Israele per quanto attiene l’uccisione dei suoi nemici, non è difficile prevedere come andrà a finire.
Ha anche sostenuto che il BDS non è un movimento politico, bensì un gruppo il cui unico fine è la distruzione di Israele. Questa visione delle cose non fa differenze tra Omar Barghouti, Hassan Nasrallah, Ayatollah Khamenei…o persino Adolf Hitler. Si tratta di uno stato paranoico, afflitto da un grave manie di persecuzione.
Deri ha anche richiesto la revoca della cittadinanza israeliana per il fondatore del BDS, Omar Barghouti, che l’aveva acquisita nel 1994 dopo il matrimonio con una cittadina israeliana. Secondo Deri, Barghouti sta ingannando Israele, in quando la sua residenza principale sarebbe Ramallah (nonostante stia conseguendo, o abbia già conseguito, un MA presso l’Università di Tel Aviv). È chiaro che sia stato già aperto un fascicolo dei servizi a carico di Barghouti e che esistano dei filmati che lo ritraggono a Ramallah. Non è assurdo, visto che gli oligarchi ebrei israeliani possono avere case sparse per il mondo e trascorrervi la maggior parte del tempo, senza perdere il diritto alla cittadinanza?
Se Israele dovesse revocargli il permesso di residenza, dimostrerebbe ulteriormente di essere uno stato di apartheid che non ammette il confronto politico e che lo delegittima, criminalizzandolo.
Dopo la velata minaccia di Katz, Barghouti ha tutto il diritto di salvaguardare la sua sicurezza, vivendo in un luogo in cui non rischia la vita!
In questo contesto, è buffo che gli attivisti di Facebook abbiano pubblicato un post su un presunto procedimento penale contro lo stesso Deri. Sembra che il Procuratore Generale Israeliano abbia aperto un’inchiesta per reati non meglio specificati. È importante ricordare che Deri è stato già accusato di corruzione in passato, condannato e arrestato. Ma, una volta scontata la pena, è stato nominato dirigente del partito Shas, ha conquistato un seggio alla Knesset ed è diventato Ministro degli Interni. Sembra però che il lupo abbia perso il pelo, ma non il vizio.
La guida spirituale di Deri, il Rabbino Yitzhak Yosef, ha dichiarato qualche settimana fa che secondo la legge ebraica, a nessun Palestinese dovrebbe essere consentito di vivere nella terra di Israele. In altri termini, ha auspicato la pulizia etnica e l’espulsione del 20% della sua popolazione. Solo dopo, il rabbino ha rettificato, sostenendo che i Palestinesi non debbano essere espulsi immediatamente, ma solo dopo l’avvento del Messia e la trasformazione di Israele in uno Stato fondato sulla Halakhah. Non sorprende, dunque, che Deri abbia colto l’occasione al volo per parlare dell’espulsione di Barghouti, attraverso la revoca del suo diritto di residenza.
Il principale promoter di concerti in Israele, Shuki Weiss, uno dei più strenui oppositori al boicottaggio culturale, ha dichiarato alla conferenza di Yediot che il Ministero di Deri voleva chiedere agli artisti internazionali che si esibivano in Israele il giuramento di lealtà per l’ottenimento del visto. Il ministero ha subito smentito.
Il modulo di immigrazione prevede solo che gli artisti e il loro staff firmino una dichiarazione in cui sostengono di “non aver commesso atti tesi a danneggiare persone di religione ebraica o a minacciare la sicurezza dello Stato di Israele.” Di fatto, si tratta di un giuramento di lealtà. Certo, ogni stato può vietare l’ingresso agli stranieri nelle forme e nei modi che ritiene più opportuni, ma chiedere a un artista internazionale del calibro di Elton John di dichiarare che non ha mai commesso atti contro persone di religione ebraica sembra quanto meno oltraggioso.
Trad. Romana Rubeo – Invictapalestina
fonte: http://www.richardsilverstein.com/2016/03/30/israeli-minster-calls-for-civil-targeted-killings-of-bds-leaders/