22 maggio 2016
“Cosa significa esattamente?” ero sinceramente perplesso. “Tornare a Gaza”, ha continuato. “Ma non posso”. Accidenti, non posso. Maledizione, non posso. Davvero, onestamente, non posso.
Israele ieri mi ha negato l’ingresso in Palestina (21 maggio 2016) fondamentalmente perché sono di Gaza. Questo è tutto, nessun altro motivo che questo. Nessun ulteriore spiegazione, nessun dettaglio, merda! Anche se ero in viaggio col mio passaporto britannico.
Un soldato israeliano armato di una grande pistola mi ha portato in una stanza e mi ha mostrato tutti i miei dati su uno schermo. Ho detto che volevo parlare con la mia ambasciata britannica, ma il soldato ha semplicemente riso e ha detto con un forte accento arabo “Enta Falasteeni khabebi” (Tu sei palestinese, caro).
Il resto della mia delegazione ha superato i controlli, stavo per partecipare al 9° Festival della Letteratura Palestinese (PalFest) con la lettura del mio romanzo Vanished. Solo un altro scrittore è stato rimandato indietro insieme a me perché non hanno avuto il tempo di concludere i controlli di sicurezza. Si è ripresentato il giorno dopo e ha ottenuto il permesso.
Ora, immaginate questo: dopo ore di attesa e discussioni, ti dicono finalmente che non puoi andare a casa tua. Ti portano in una stanza , ti gridano addosso, poi a piedi dall’altro lato per riprendere la valigia, i vostri compagni di viaggio sono tutti in attesa. Essi possono vedere e pensare che ce l’hai fatta, poi vedono il ragazzotto della sicurezza dietro di voi. Vedono che prende in mano la borsa e gira intorno fino a quando sei finalmente buttato fuori.
Dico addio a Ahdaf Soueif, lei mi abbraccia forte e io scoppio in lacrime. Il suo abbraccio caldo era proprio quello che mi serviva. Le mie lacrime continuavano a scorrere, quando ho abbracciato Sarah, la mia nuova amica americana che è rimasta con me fino alla fine,
distraendomi con giochi ed enigmi per alleviare il mio stress. Non ci sono parole per descrivere quanto sia stato importante questo momento di gentilezza. “Grazie” è stato tutto quello che ho potuto dire, ho sentito le parole salire dal mio cuore, graffiarmi fisicamente la gola. Era tutto quello che potevo fare, la situazione intorno a me iniziava ad andar meglio. Spero di essere in grado di ripagare questa gentilezza.
Quando la guardia di sicurezza mi ha spinto verso la porta, mi sono sentito improvvisamente male, era vero, sono stato espulso a causa delle mie origini, ma la cosa peggiore è che il mio aguzzino ha visto ancora una volta le mie lacrime. Mi sono sentito male per non partecipare al PalFest, per abbandonare il gruppo con un addio. Sono stati così gentili, così generosi e amorevoli e questo ha reso la situazione incresciosa.
Il mio accompagnatore si è preso bene cura di me, mi ha portato al centro di Amman e abbiamo assaggiato piatti di Foul e Falafel. Poi il resto della notte l’ho passata nella mia camera d’albergo.
Mia madre, questa mattina , a Gaza era arrabbiata con me: “torna a Londra!”, ha gridato al telefono “Dimentica tutta la storia, dimentica Gaza e anche noi”.
Ma come avrei potuto? Mi dispiace …. mi dispiace tanto
trad. Invictapalestina.org
Fonte: http://www.ahmedmasoud.co.uk/#!You-are-a-Gaza-Citizen-He-Shouted/c1q8z/574176050cf249a3b8aa15fd