Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) ha annunciato che a partire dal luglio 2016 ci sarà una diminuzione di circa il 50% delle visite familiari ai prigionieri, un’azione ampiamente condannata dalle associazioni dei prigionieri palestinesi e da gruppi familiari. L’associazione Samidoun partecipa alla campagna per chiedere all’ ICRC di ripristinare le visite bimensili dei familiari ai prigionieri palestinesi.
I prigionieri palestinesi, durante la detenzione nelle carceri israeliane, sono separati in molti modi dalle loro famiglie, in palese violazione dell’articolo 76 della Quarta Convenzione di Ginevra, il quale stabilisce che “le persone accusate di reati devono essere detenute nel paese occupato, dove in caso di condanna devono poter scontare la pena”.
I prigionieri palestinesi sono invece imprigionati all’interno del territorio della potenza occupante. Così le visite ai prigionieri , anziché essere direttamente accessibili ai membri delle famiglie, creano ulteriori ostacoli in quanto i famigliari devono chiedere permessi speciali per poter visitare le persone care in prigione.
Sottoscrivi e condividi: Petizione promossa da Samidoun
Questi permessi sono spesso negati o concessi in ritardo, e quando vengono approvati richiedono mesi per essere esaminati – Addameer (*) osserva che “ogni membro della famiglia di sesso maschile e di età compresa tra i 16 ei 35 è tipicamente escluso dalle visite.” Il processo della visita è di per sé lungo e difficile, soprattutto per i genitori anziani o i giovani figli dei detenuti.
Sumoud Sa’adat descrive qui la visita a suo padre Ahmad Sa’adat, il leader palestinese imprigionato – la gioia dell’incontro, ma il dolore di vedere negata la visita di sua madre, l’umiliazione imposta dalle guardie, la difficile procedura e i lunghi tempi di attesa.
L’ICRC sottolinea che sta prendendo queste misure sia per i tagli al bilancio che per motivi di “efficienza”, precisando che le famiglie non sempre sfruttano l’occasione per la seconda visita mensile. Israele si impegna in pratiche sistematiche volte a scoraggiare la famiglia palestinese alle visite, dalla negazione dei permessi, ai molteplici posti di blocco e perquisizioni, con le aree di attesa sporche e scomode, con la negazione improvvisa delle visite, col divieto di portare qualcosa, con i lunghi tempi di attesa. Negando alle famiglie palestinesi la loro seconda visita mensile, L’ICRC partecipa così alla politica israeliana che compromette, riduce al minimo e nega le visite dei familiari.
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa dovrebbe lavorare per porre fine agli ostacoli che israele pone alle visite familiari, e alle violazioni israeliane delle Convenzioni di Ginevra, a partire dalla condizione di reclusione per la stragrande maggioranza dei prigionieri palestinesi, piuttosto che approvare tagli di bilancio per coloro che sono più vulnerabili e meno in grado di sopportare tali misure – i prigionieri palestinesi e le loro famiglie. Le famiglie palestinesi non hanno altri mezzi per assicurare le visite famigliari.
Il programma di visita di famiglia ICRC è la loro unica opzione – e questa decisione esclude il 50% delle famiglie palestinesi dall’accesso a questo diritto essenziale.
Samidoun, il Network di Solidarietà con i Prigionieri palestinesi, sollecita l’ICRC a rivedere non solo immediatamente questa decisione e riprendere il programma che permette alle famiglie di visitare i prigionieri due volte al mese, ma anche di rispettare la sua responsabilità nel proteggere le persone che vivono sotto l’occupazione – il popolo palestinese.
Agisci! Iscriviti e condividi la petizione su change.org diretta al Comitato internazionale della Croce Rossa e che chiede loro di modificare tale decisione.
I prigionieri palestinesi e le loro famiglie hanno bisogno di sostegno anziché ostacoli alla vita e ai legami famigliari.
(*) Addameer (in arabo per la coscienza) è un’associazione non-governativa che si occupa dei diritti umani, è un’istituzione civile palestinese che lavora per sostenere i prigionieri politici palestinesi detenuti nelle carceri israeliane e palestinesi. Fondata nel 1992 da un gruppo di attivisti interessati a diritti umani, il centro offre assistenza legale gratuita ai prigionieri politici, sostiene i loro diritti a livello nazionale e internazionale, e lavora per porre fine alla tortura e altre violazioni dei diritti dei detenuti attraverso il monitoraggio, procedure legali e campagne di solidarietà. (Approfondimento in inglese)
Trad. Invictapalestina.org
Fonte: http://samidoun.net/2016/05/take-action-stop-deep-icrc-cuts-to-palestinian-prisoners-family-visits/