Il mondo si sta battendo
per la Palestina;
l’ho capito oggi
quando ho scoperto un gruppo di lettura
in cui gente
del mio stesso
ingannato
paese
ha deciso di proporre
ai suoi lettori
un libro “divertente”
sulla Palestina.
Onestamente, è ormai
uno sforzo umano
quasi impossibile
pensare “scherzosamente”
alla Palestina.
C’è qualcosa
nel prendere deliberatamente di mira
gli occhi dei bambini
le luminose speranze dei giovani
nel colpire
e uccidere le donne,
nell’indiscriminato maltrattamento
e macellazione
di vecchi e giovani,
nelle demolizioni di case
e nell’apparentemente
bombardamento senza fine
di ospedali e scuole
che ci impedisce
in realtà
di ridere.
Ma mi è capitato di conoscere
questo libro che stanno proponendo
ed è molto divertente. *
Ho incontrato la donna che lo ha scritto
e l’ho ascoltata mentre
con gusto
ne leggeva alcune pagine
ad una platea gremita
a Ramallah.
Ci ha fatto morire dal ridere.
E questo è lo spirito
che sta risvegliando
la gente del nostro stesso paese
a batterci per la Palestina,
riconoscendo finalmente:
che è una grazia
per alcuni fortunati di noi
averne letto
e anche testimoniato
o anche praticato
nel nostro paesaggio
malato
e moralmente lacerato
senza riparazione.
* Sharon e mia suocera, la famosa autobiografia della scrittrice e architetta palestinese Suad Amiry
Scheda pubblicata su: https://www.invictapalestina.org/applicazioni/libri/libri_ric.php
Scene di vita (a)normale a Ramallah. Visite scandite dal coprifuoco, cigolio dei tanks, rombo di elicotteri Apache. E una petulante suocera novantaduenne.
Su un impianto incredibilmente ironico, l’architetta palestinese Suad Amiry ha costruito il suo diario di guerra durante l’occupazione israeliana di Ramallah.
Un anno nei “Quartieri bene” di al-Irsal, dove l’attualità politica si intreccia alle piccole cose («Per un cappuccino si rischia la vita: la macchinetta dell’espresso fa un rumore tale che può spaventare i soldati israeliani”) dove bisogna riconoscere i cadaveri degli amici e subire cento controlli per muoversi in città. «Ho bisogno di vari tipi di permessi» scrive l’autrice. «Uno per andare a Gerusalemme. Un altro per arrivare al Giordano, un terzo per entrare in Israele, un quarto per lavorare in Israele, un permesso (impossibile da ottenere) per entrare a Gaza, e uno di quattro ore per andare all’aeroporto (giusto il tempo che ci vuole per arrivarci)”. Si intrecciano ricordi familiari e l’avventuroso lavoro di Suad Amiry direttrice del Riwaq Center for Architectural Conservation che preserva il patrimonio artistico palestinese. Il libro è una raccolta di episodi sul filo della rabbia e dell’impotenza. Scritto nella reclusione imposta da un interminabile coprifuoco. Un diario surreale ma “terapeutico”…
Maria Grazia Ligato, “Io Donna”
Traduzione Simonetta Lambertini – Invictapalestina. Org
Fonte: http://alicewalkersgarden.com/2015/11/the-world-is-standing-up-for-palestine/