The Electronic Intifada Ein al-Hilweh
Per i giovani di Ein al-Hilweh, il più grande campo profughi palestinese del Libano, ci sono pochi spiragli di speranza per una vita migliore.
Come molti dei suoi coetanei nella comunità impoverita – non lontano dalla città costiera di Sidone nel sud – Khaled, 17 anni, ha lasciato la scuola anni fa. Ma, a differenza di molti suoi coetanei, non ha preso le armi in cambio di uno stipendio mensile da una delle tante fazioni politiche del campo, dicendo che “piuttosto avrebbe giocato con i videogiochi e trascorso il tempo con gli amici.”
Invece, prende lezioni di ingegneria elettronica promosse da organizzazioni internazionali come mezzo per sfuggire al pericolo nelle viuzze strette di Ein al-Hilweh.
Sta cercando di trarre il meglio da una situazione penosa e spera un giorno di trovare lavoro come elettricista. Ma le discriminatorie leggi libanesi sul lavoro implicano per i palestinesi il divieto di esercitare molte professioni, costringendoli a lavori sottopagati e precari. Secondo ANERA, Agenzia Americana del Vicino Oriente per i profughi, i due terzi dei profughi palestinesi nel paese vivono al di sotto della soglia di povertà.
“La mia famiglia e gli amici vivono nel campo, voglio stare con loro, ma voglio anche una vita normale. Però è molto difficile”, ha detto Khaled.
Molti altri giovani di Ein al-Hilweh hanno trovato stipendi regolari nelle milizie delle fazioni politiche del campo. I rappresentanti dei diversi gruppi, armati di fucili d’assalto, pattugliano le varie zone delimitando le linee di controllo. E’ un lavoro pericoloso, ma offre uno stipendio.
Infatti, l’ultima fiammata di violenza armata ha lasciato tre morti – uno di loro, a quanto riferito, assassinato – e almeno cinque feriti nel mese di dicembre.
Minaccia per la sicurezza
Il Libano, intanto, tratta i giovani come Khaled come una minaccia per la sicurezza.
In novembre, l’esercito, con l’accordo iniziale di fazioni palestinesi, ha iniziato i lavori di un muro progettato fuori dal campo.
Il piano è stato fermato dopo una protesta pubblica, molti hanno confrontato il muro di cemento completo di torri di avvistamento a quello più imponente che Israele ha costruito nella Cisgiordania occupata.
Come Israele, il Libano giustifica il muro con la scusa della sicurezza, visto che negli ultimi anni miliziani hanno trovato rifugio dall’esercito a Ein al-Hilweh.
Ma per i residenti del campo il muro è un simbolo visibile della loro condizione di indesiderati nella società libanese.
Zafer Khateeb è cresciuto a Ein al-Hilweh e ora lavora come attivista e direttore di Nashit, una fondazione che gestisce programmi di formazione per i giovani e facilita il dialogo per cercare di superare le aspre divisioni settarie presenti nel campo.
Si è opposto al muro da quando il progetto è stato annunciato.
“Loro [il governo libanese] vogliono incoraggiare lo spirito di movimenti estremisti per far sentire le persone sottoposte a tensione e rischio… ma sanno che i gruppi nei campi non hanno la capacità di creare grossi problemi. Ci sono già molti posti di guardia, l’esercito libanese è in grado di controllare tutta l’area al di fuori dei campi. Non c’è bisogno di fare un muro, ma li farà apparire più forti”.
Per quanto riguarda il comitato che sovrintende gli affari interni del campo, Khateeb ha detto: “Loro ne traggono profitto perché possono ottenere l’appoggio militare. I palestinesi hanno bisogno di far pulizia dei propri estremisti… ma non se ne preoccupano, tranne che per il controllo”.
Sia i militari libanesi che i rappresentanti della Organizzazione per la Liberazione della Palestina si sono rifiutati di commentare le condizioni dell’accordo di coordinamento per la sicurezza.
Gli attivisti come Khateeb ritengono che l’amministrazione palestinese dipenda dal sostegno del governo libanese per mantenere il controllo politico e militare nei campi, e questo li rende meno interessati alla costruzione di un appoggio popolare. Il coordinamento per la sicurezza, per esempio, permette alle forze di sicurezza palestinesi di controllare i posti di blocco dentro e fuori di Ein al-Hilweh insieme ai militari.
Secondo Khateeb, un aumento delle misure di sicurezza faranno ben poco per migliorare le condizioni del campo. “Qui c’è già la mentalità del ghetto, la sensazione che chi sta fuori ti odia”, ha detto. “Questo rende la vita quotidiana molto difficile.”
Vulnerabile
Questa realtà è particolarmente difficile per i giovani.
Ayah, 17 anni, ha detto che la sua classe di fotografia è uno dei pochi luoghi nel campo dove si sente al sicuro.
“Voglio lavorare in uno studio fotografico”, ha detto a The Electronic Intifada, “ma solo al di fuori del campo. Al suo interno è troppo pericoloso rimanere in negozio da sola. A volte si deve stare lì per una notte intera, perché si combatte e non si può uscire per le strade. ”
Una riforma politica ed economica è l’unico modo per migliorare queste condizioni, ha detto Abdelnaser El-Ayi, direttore del Comitato di dialogo palestinese del Libano, un gruppo di collegamento tra il governo libanese e le fazioni palestinesi.
“Un profugo che è vulnerabile al di fuori del sistema, che non è registrato, che non riceve i servizi, sarà davvero un problema di sicurezza, un problema sociale”.
Un’integrazione economica e sociale, tuttavia, è in contrasto con lo storico trattamento che il Libano riserva ai profughi palestinesi – quelli che furono espulsi dalla loro patria dalle milizie sioniste nel 1948 e i loro discendenti.
La guerra in corso in Siria, nel frattempo, ha visto 1 milione di persone provenienti da quel paese fuggire in Libano. In Libano sono registrati almeno 1,5 milioni di profughi siriani e palestinesi e un numero imprecisato di loro vive nel paese senza documenti.
Come con i profughi palestinesi prima di loro, il governo ha opposto resistenza di fronte a qualsiasi misura volta a integrare nella società libanese i profughi appena arrivati – la maggior parte dei quali sono musulmani sunniti – per paura che questo possa sconvolgere l’instabile sistema politico confessionale del paese.
L’esercito libanese ha imposto il coprifuoco sui profughi in diverse occasioni, e in molti casi ci sono stati arresti di massa di siriani.
Discriminazione
I palestinesi che sono fuggiti dalla stessa violenza come i cittadini siriani sono invece trattati in modo diverso e hanno maggiori difficoltà per entrare e rimanere nel paese.
Kinana e Juman, 24 e 29 anni, sorelle di Yarmouk, sono fuggite a Ein al-Hilweh insieme alla loro famiglia dopo i combattimenti scoppiati nel campo dell’area di Damasco. I loro fratelli hanno fatto la traversata verso l’Europa per trovare lavoro e evitare l’arruolamento nelle varie milizie che combattono in Siria.
“I nostri fratelli sono in Europa e vogliamo unirci a loro o tornare in Siria. Ma ora non possiamo andarcene e non possiamo lasciare i nostri genitori. Ma qui per noi non c’è vita.”
Juman ha detto di evitare affiliazioni politiche e conflitti. “Sto solo cercando lavoro, nient’altro. E’ più pericoloso qui che a Yarmouk.”
Nada, 19 anni, una studentessa di fotografia, ha detto a The Electronic Intifada che l’accordo per la sicurezza tra il Libano e le fazioni palestinesi non la fa sentire più sicura.
“Mi sento più sicura quando vado a lezione, mi sento più sicura al di fuori dei campi, ma a volte ci vuole quasi un’ora per passare attraverso il posto di controllo”, ha detto.
“Hai il privilegio di uscire facilmente se sei connesso alla sicurezza palestinese”, ha spiegato, riferendosi al settarismo e alla corruzione nel campo. “Se potessi cambiare una cosa su Ein al-Hilweh, vorrei che le fazioni andassero più d’accordo. Allora sarebbe più facile.”
Il suo compagno di classe nel corso promosso da ANERA, Khalil, ha aggiunto “Se tu fai parte di Fatah, puoi stare solo in alcune parti del campo”, riferendosi al partito laico del leader dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas. “Puoi andare d’accordo con chiunque se non fai parte di una fazione, ma poi non puoi andare da loro per avere dei vantaggi.”
Khateeb ha detto che Nashit sta cercando di trovare il modo per i residenti non affiliati di Ein al-Hilweh di esprimere il loro dissenso contro il muro, ma è scettico di quanto questo possa fare una qualche differenza.
“Le organizzazioni non governative non sono in grado di sostenere il campo e il governo libanese non aiuta affatto. Potrebbero essere una voce per la gente di qui … ma le fazioni dell’OLP [Organizzazione per la Liberazione della Palestina] non chiedono di noi”.
Traduzione Simonetta Lambertini-invictapalestina.org
Fonte: https://electronicintifada.net/content/hope-hard-come-lebanon-camp/19076