Il leader israeliano è sospettato dalla giustizia di aver ricevuto regali costosi. Lui nega le accuse, dicendo che “non c’è nulla” in questi casi.
Il dossier era sulla scrivania del procuratore generale, Avichai Mandelblit, da mesi. Lunedì 2 gennaio Benyamin Netanyahu è stato interrogato dalla polizia per tre ore per due casi di corruzione, dopo che a fine 2016 era stata aperta un’indagine penale da parte del procuratore generale. Mentre i dettagli del primo affaire sono stati via via pubblicati dai media israeliani, i capi d’accusa del secondo rimangono misteriosi. La polizia non ha fornito dettagli al termine dell’interrogatorio.
Nel primo caso, Netanyahu avrebbe ricevuto doni e favori da due imprenditori, di cui uno sarebbe israeliano. Niente contanti o bonifici bancari, ma non più regali “simbolici” o di “minor valore”, ha precisato domenica mattina il quotidiano Haaretz. Al contrario, la polizia sospetta che l’importo totale di questi doni ammonti a centinaia di migliaia di shekel.
“Non ci sarà nulla”
L’indagine è iniziata nove mesi fa, coordinata dai servizi di polizia e di intelligence. Da giugno 2016 l’unità anticorruzione Lahav 433 (l’equivalente israeliana della FBI) ha condotto una cinquantina di interrogatori, garantendo che nessuna informazione venisse trasmessa ai media. E’ stato interrogato anche Ron Lauder, ricco uomo d’affari venuto da New York per i funerali dell’ex presidente israeliano Shimon Peres, a settembre. Anche se il miliardario ebreo americano ha sostenuto di essere stato generoso per “amicizia” verso Netanyahu e la sua famiglia, la polizia sospetta che l’importo dispensato sia più alto di quanto annunciato.
A seguito di queste audizioni e alla luce di nuovi documenti, Avichai Mandelblit e il procuratore dello Stato Shai Nitzan, hanno deciso di riclassificare in criminale l’istruttoria per convocare l’interessato. Già il 12 dicembre, secondo il canale israeliano Channel 2, Mandelblit aveva informato il primo ministro, che aveva chiesto di attendere il ritorno dalla sua visita ufficiale in Kazakistan e Azerbaigian per concordare una data.
L’interrogatorio è stato preparato in anticipo dall’Ufficio nazionale antifrode, guidato da Shlomo Meshulam. Era previsto che le risposte di Netanyahu venissero trasmesse direttamente agli uffici di Lahav 433 per essere immediatamente esaminate e per facilitare il proseguimento dell’interrogatorio.
Mandelblit ha rilasciato una lunga dichiarazione che non specifica le questioni oggetto di indagine. “La natura delle indagini ci proibisce in questa fase di fornire dettagli sulle indagini in corso, ma cercheremo di comunicare informazioni a tempo debito, man mano che ci saranno sviluppi”, ha detto.
Domenica nella riunione di gabinetto, Netanyahu ha ancora una volta negato le accuse mosse contro di lui, ripetendo che “non ci sarà [it] nulla, perché non c’è nulla.” Ha anche consigliato ai rappresentanti dell’opposizione di “calmarsi”; ieri, Isaac Herzog, leader del Partito laburista, aveva detto che le accuse di corruzione avevano contaminato l’immagine del primo ministro.
Un affaire “modesto”
In effetti, accuse simili contro Netanyahu non sono nuove. Nel novembre 2016, il procuratore generale aveva ordinato un’indagine di polizia sul ruolo da lui avuto nell’acquisto da parte del Ministero della Difesa di tre sommergibili tedeschi. Il canale Channel 10 aveva rivelato in precedenza che David Scimron, avvocato personale del primo ministro, faceva parte del consiglio di amministrazione di una consociata del costruttore tedesco ThyssenKrupp. O ancora in luglio, Netanyahu aveva finito per riconoscere di aver ricevuto denaro dal magnate francese Arnaud Mimran, condannato lui stesso per frode.
Persone a lui vicine credono in una cospirazione per indebolirlo. David Amsalem, deputato del Likud (il partito di destra guidato da Netanyahu), ha reagito alle osservazioni di Herzog dicendo che avrebbe introdotto un disegno di legge per vietare indagini su di un primo ministro in carica.
Tuttavia, stempera Haaretz, quest’ultimo “affaire di doni e benefici” rimane “modesto” per Netanyahu, rispetto ad altri in cui sono stati coinvolti alcuni dei suoi predecessori. Per citarne solo uno, quello di Holyland nel 2010, uno scandalo immobiliare in cui Ehoud Olmert avrebbe ricevuto delle tangenti mentre era sindaco di Gerusalemme tra il 1993 e il 2003. Accusato di corruzione, fu condannato a sei anni di carcere prima che la sua condanna venisse ridotta a diciotto mesi con una decisione della Corte Suprema nel dicembre 2015.
traduzione Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org