Il 6 marzo, durante un raid avvenuto poco prima dell’alba in un’abitazione in Cisgiordania, le forze di occupazione israeliane hanno ucciso il noto attivista e leader del movimento giovanile palestinese Basil Al-Araj, 31 anni, originario del villaggio di Alwalaja, dopo una sparatoria durata circa due ore.
Secondo fonti di informazione locali, Al-Araj si è battuto contro i soldati e ha risposto al fuoco per due ore, prima di essere ucciso.
La casa degli Al-Araj era stata oggetto di numerose incursioni da parte delle forze israeliane, ma i suoi familiari non conoscevano il suo attuale indirizzo, fino al momento della morte.
Al-Araj era uno dei sei giovani palestinesi rilasciati dalle carceri dell’ANP dopo 6 mesi di prigionia, in seguito a uno sciopero della fame.
I cinque compagni di cella erano stati arrestati nuovamente da Israele dopo il rilascio, nel dicembre del 2016, ma Al-Araj era latitante e le forze di polizia lo stavano cercando.
Al-Araj era attivo su più fronti, tra cui quello della ricerca nella storia orale della Palestina: era stato in prima linea nelle proteste contro la segregazione razziale insita nella politica dei trasporti in Cisgiordania ed era costantemente impegnato per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla storia della Palestina e dei suoi villaggi, oltre che sui crimini legati all’occupazione israeliana.
Uno dei suoi motti era: “Gli intellettuali devono essere impegnati, o il loro lavoro non ha alcun valore.”
All’annuncio dell’uccisione di Basil Al-Araj, un’ondata di rabbia si è subito diffusa sui social media: i palestinesi lo hanno descritto come un vero eroe e un intellettuale autentico, che ha pagato con la vita la scelta di non rinunciare a ciò in cui credeva; un uomo capace di usare la penna e le armi per liberare la Palestina.
Trad. Romana Rubeo – Invictapalestina. Org
Fonte: PalestineChronicle.com