Ami Ayalon e Carmi Gillon si esprimono in anticipo sul 50° anniversario dell’occupazione dei territori palestinesi.
Copertina: Ami Ayalon, ex capo dei servizi segreti dello Shin Bet, dice che Israele segue la dinamica “della guerra in corso” e “come nel 1984, c’è sempre un nemico”. Fotografia: Uriel Sinai / Getty Images
Peter Beaumont, Jerusalem Thursday 6 April 2017 19.10 BST
Due ex capi del potente servizio di intelligence interna di Israele, lo Shin Bet, hanno fatto un intervento appassionato e potente prima degli eventi celebrativi del 50° anniversario dell’occupazione dei territori palestinesi nel mese di giugno.
Uno dei due ha avvertito che il sistema politico del paese è sprofondato nel processo di “tirannia incrementale”.
Ami Ayalon e Carmi Gillon lo hanno detto prima di una riunione pubblica in una galleria di Gerusalemme, che rischia la chiusura per il fatto di ospitare l’incontro organizzato dal gruppo Breaking the Silence che denuncia le irregolarità dell’esercito ed è per questo uno dei principali bersagli del governo di destra di Benjamin Netanyahu.
Durante la sua recente visita nel Regno Unito, Netanyahu ha anche chiesto Theresa May (Primo ministro) di tagliare i finanziamenti del governo del Regno Unito al gruppo – una richiesta che ha sconcertato i diplomatici in quanto non esiste alcun finanziamento diretto nel Regno Unito.
“Incremental tyranny [è un processo] significa che si vive in una democrazia e improvvisamente si capisce che non è più una democrazia“, ha detto Ayalon a un piccolo gruppo di giornalisti, tra cui quelli del Guardian, in vista della manifestazione. “Questo è quello che stiamo vedendo in Israele. La tragedia di questo processo è che si conosce solo quando è troppo tardi.”
Ayalon ha citato le recenti manovre di ministri del governo Netanyahu per modificare le leggi in modo da colpire gruppi come Breaking the Silence esclusi dagli eventi nelle scuole e con l’obiettivo di colpire il finanziamento delle loro attività, oltre che prendere di mira la corte suprema del paese e l’indipendenza dei mezzi di comunicazione.
Le questioni di libertà di parola e di espressione sono diventati argomenti chiave fondamentali nella società israeliana – in tutto, dalle arti al giornalismo – sotto il governo più di destra nella storia del paese.
La Babur gallery è sotto minaccia di chiusura dopo essere stata censurato dal ministro della cultura del paese, Miri Regev, per lo svolgimento di un evento organizzato da Breaking the Silence sulle proprietà pubbliche – un gruppo che Regev ha dichiarato “danneggia l’immagine di Israele”.
Gillon è stato altrettanto desolante nella sua analisi sul percorso di Israele, dicendo che il paese è “guidato verso il disastro da questa occupazione”.
Ha poi aggiunto: “Questo paese è stato fondato sui valori della democrazia liberale, i valori scritti in questa sorta di costituzione che abbiamo – che è la nostra dichiarazione di indipendenza – valori che non sono più rispettati. È possibile analizzare gli avvenimenti degli ultimi 50 anni, ma tutto è sotto l’ombra dell’occupazione. Ci ha modificato la società. E ci ha portati verso una società sgradevole.”
I commenti di Ayalon e Gillon giungono nel corso di un crescente e acceso dibattito tra la destra e gli oppositori dell’occupazione, sul significato storico della guerra dei sei giorni, nel giugno del 1967, che ha segnato l’inizio dell’occupazione. Giovedì i ministri della destra hanno celebrato l’occupazione come la “liberazione” dei territori occupati.
“Sono qui”, ha aggiunto Gillon, “perché penso che Breaking the Silence e gruppi simili sono organizzazioni del tutto legittime. A volte non concordo su ciò che dicono, ma la missione che hanno intrapreso, attraverso interviste ai soldati, dovrebbe portare ad una migliore comprensione [su] ciò che significa occupare un altro popolo.”
La decisione di Ayalon e Gillon di organizzare una intervista pubblica, è stata vista come un grande vittoria per il gruppo per i diritti umani, che si è trovato ad affrontare una limitazione delle sue attività.
I due hanno anche criticato la riluttanza dei media israeliani e dei politici di alto livello dell’opposizione a parlare della libertà di parola, in particolare per quanto riguarda le iniziative contro gruppi come Breaking the Silence.
“Fanno quello che fanno perché capiscono che è il loro dovere morale. Sono soldati che servono e come ogni sentinella catturano l’immagine speculare della realtà israeliana nei territori occupati. Quello che vedono è molto brutto. Così noi odiamo lo specchio e incolpiamo lo specchio senza sentire quello che dicono“, ha detto Ayalon.
Hanno aggiunto che sono anche profondamente preoccupati per un’apatia crescente nella società israeliana, dove, dopo tanti anni, un’occupazione giustificata dai tribunali israeliani e dal sistema giuridico come temporanea è diventata una sfida al significato della parola stessa.
Ayalon ha ricordato una dinamica orwelliana che per fini politici ha tenuto gli israeliani in uno stato di paura. “Ciò che è necessario per rendere possibile questo concetto di tirannia incrementale è una guerra continua. E’ come nel 1984. C’è sempre un nemico.”
Solo pochi giorni fa, Regev, controverso ministro di destra, ha detto che Breaking the Silence e i loro sostenitori “non avranno posto in Israele”.
I due ex capi dello Shin Bet hanno rivelato che una delle principali cerimonie ufficiali di Israele per ricordare l’anniversario della guerra dei sei giorni, si svolgerebbe polemicamente nella colonia di Gush Etzion in Cisgiordania
I due ministeri spenderanno un totale di 10 milioni di shekel (2.74 milioni di dollari) per organizzare eventi che ricorderanno l’anniversario di quello che il ministro dell’Istruzione, Naftali Bennett e Regev hanno descritto come “la gloriosa vittoria di Israele nella guerra dei sei giorni, e la liberazione della Giudea e Samaria [Cisgiordania], le alture del Golan e la valle del Giordano”.
Trad. Invictapalestina.org
Fonte: https://www.theguardian.com/world/2017/apr/06/former-israeli-security-chiefs-warn-of-tyranny