Lo scrittore palestinese Ghassan Kanafani a 45 anni dalla sua morte continua ad ispirare.

di M Linx Qualey, 29 marzo 2017

Il celebre romanziere e scrittore di racconti Ghassan Kanafani aveva 36 anni quando, nel luglio del 1972, in una strada di Beirut girò la chiave della sua piccola Austin 1100 che esplose per una bomba al plastico di diverse tonnellate che lo uccise assieme alla sua giovane nipote.

Uno degli scrittori palestinesi più amati, Kanafani, nato l’8 aprile 1936, ha vissuto un’appassionata, a volte frenetica, vita in esilio. Ha oltrepassato la morte con i suoi racconti che, come dice Elias Khoury, “iniziano dalla fine per raggiungere l’inizio, come se la storia fosse un momento rubato, come se un intero personaggio potesse essere messo a nudo da un’unica parola prima di scomparire.”

Da ragazzo, Kanafani aveva già sentito accanto a sé la morte: gli fu diagnosticato il diabete di tipo 1 e fu costretto a lasciare la sua casa a Akka (allora in Palestina) nel 1948, un profugo di dodici anni. Studiò letteratura all’Università di Damasco e si trasferì in Kuwait per lavorare come insegnante prima di stabilirsi a Beirut dove incontrò sua moglie, l’attivista danese Anni Høver. Kanafani trascorse i suoi ultimi dieci anni in Libano lavorando come giornalista, editore, e leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP).

06ec331c-503e-4dc5-a3ba-dd6613f26eae-inline-originalNel corso degli anni ’60 e nei primi anni ’70 un Kanafani prolifico scrisse, curò edizioni, fu mentore di altri scrittori, rilasciò interviste, partecipò a convegni, lavorò alla piattaforma politica del FPLP e ebbe due figli. Il diabete non rallentava troppo il suo passo, anche se Rasem al-Madhoon scrive nelle sue riflessioni sulla vita dell’autore che Kanafani una volta perse i sensi durante una conferenza al Cairo del Sindacato dei giornalisti arabi. Al-Madhoon descrive Kanafani come uno scrittore appassionato che “spesso scriveva e strappava le pagine scritte, aspirando sempre a qualcosa di più bello ed espressivo.”

Kanafani deve aver lottato come Elias Khoury nel suo doppio ruolo nella resistenza politica e come autore. Testimonianze riportano quanto Kanafani disse a una stazione radio scandinava: “mentre nel mio lavoro politico difendo l’organizzazione a cui appartengo… nelle mie storie do ai miei personaggi la libertà di esprimere le proprie posizioni senza riserve.”

Alcuni critici hanno detto che la scrittura di Kanafani ha subito limitazioni dal suo impogno politico, definendo il suo famoso racconto ‘Ritorno a Haifa’ “agitprop” che ha fatto il suo tempo. Eppure i suoi racconti, in particolare ‘Uomini sotto il sole’ (1963) e ‘Ritorno a Haifa’ (1970), continuano attraverso i decenni a scuotere, stimolando risposte impegnate sia nelle arti visive, che nel cinema, nel teatro e in altri romanzi.

Nel 1972 è stato realizzato un film tratto da ‘Uomini sotto il sole’, famoso racconto di Kanafani su espropriazione, opportunismo e migrazione; il regista racconta che Kanafani riuscì a vedere il film poco prima di morire. Negli anni successivi al suo assassinio il lavoro di Kanafani ha continuato a toccare un nervo scoperto. Nel 1977 le autorità israeliane vietarono la rappresentazione di un adattamento teatrale di ‘Uomini sotto il sole’ che si sarebbe dovuta dare a Nazareth.

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Ma è il controverso e amato ‘Ritorno a Haifa’ di Kanafani che continua a suscitare il dibattito più acceso, la reazione letteraria e re-interpretazione. Lo scrittore palestinese Emile Habibi di Haifa si scagliò contro il romanzo alla sua prima uscita. Elias Khoury scrive che Habibi gli soffiò in faccia il fumo della sigaretta davanti alla sua difesa del libro.

Il racconto ebraico ‘Colombe a Trafalgar’ del 2005 dello scrittore iracheno-israeliano Sami Michael è stato una risposta al Kanafani di ‘Ritorno a Haifa’. Nel breve romanzo di Kanafani un bambino di cinque mesi è lasciato per sbaglio a Haifa nel 1948 nel caos dell’evacuazione. Il bambino, Khaldun/Dov, viene allevato dalla coppia israeliana che si trasferisce nella casa abbandonata. Nel loro “ritorno”, i genitori palestinesi di Khaldun/Dov possono finalmente incontrare il figlio.

Michael ha mosso critiche a ‘Ritorno a Haifa’, in particolare per quanto riguarda le voci delle donne, che avverte come lasciate mute. Ma ha detto al quotidiano israeliano Haaretz di considerarsi il ragazzo abbandonato, riferendosi alla sua infanzia a Baghdad, alla sua lingua madre araba e poi, emigrato in Israele, dopo un volo durato solo poche ore improvvisamente ritrovarsi con una diversa identità. Michael ha descritto il suo rapporto con il libro “come l’amore. Non si può spiegare il motivo per cui ti sei innamorato di qualcuno.”

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Il popolare e controverso romanzo del 2010 ‘Una mattina a Jenin’ di Susan Abulhawa, scritto in inglese (trad. anche in italiano), prende ‘Ritorno a Haifa’ come spunto e ispirazione. Anch’esso, ruota attorno al 1948, quando uno dei bambini della famiglia viene preso e allevato come David da un israeliano sopravvissuto all’Olocausto.

Adattamenti teatrali di ‘Ritorno a Haifa’ hanno continuato a colpire un nervo scoperto. Nel 2011, il drammaturgo e giornalista israeliano Boaz Goan ha dichiarato al Washington Post di essere stato “distrutto” dal romanzo breve di Kanafani, in particolare per quel suo dimostrare simpatia per i personaggi sia israeliani che palestinesi. Ciò ha portato Goa ad adattare l’opera in uno spettacolo di 95 minuti, in gran parte in ebraico, che debuttò nel 2008 e poi fece una tourné per gli Stati Uniti.

Il lavoro di Kanafani ha influenzato anche le arti visive: il grande artista iracheno Dia Azzawi ha pubblicato una raccolta di lavori intitolata ‘Disegni dalla Terra degli Aranci Tristi’ ispirati dai racconti di Kanafani. Azzawi in seguito, in un’intervista a The Telegraph, ha affermato che “Kanafani mi ha reso consapevole dell’importanza di far parte di ciò che sta accadendo alla nostra generazione. Non si può rimanere estranei.”

Anche ora, quasi 45 anni dopo la morte di Kanafani, il suo lavoro continua ad essere un ‘touchtone’ per impegno e rabbia. Nel 2016 è stata lanciata la prima ‘Ghassan Kanafani Writing Scholarship’ e sono state messe in scena in tutto il mondo diverse opere teatrali ispirate a Kanafani. Sempre nel 2016, un insegnante canadese è stato sospeso per aver definito Kanafani ‘un martire’ durante un evento extrascolastico.

Lettori di tutto il mondo sono stati derubati delle opere della maturità di Kanafani dalla bomba collocata nella sua macchina nel 1972, che fu, secondo quanto riportato, un atto di rappresaglia del Mossad israeliano. Ma mentre la sua vita è stata breve, Kanafani ci ha lasciato opere che ancora sono amate, meditate, discusse e frequentate in arabo, ebraico, inglese e molte altre lingue del mondo.

 

Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

Fonte: https://www.bookwitty.com/text/palestinian-author-ghassan-kanafani-45-years-after/58dbef3050cef713d473e0de

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