Il comitato dei prigionieri fa appello a tutte le fazioni palestinesi perché si uniscano allo sciopero della fame guidato da Fatah

 

11 aprile 2017 Ma’an news agency arg. 16 Aprile

BETLEMME (Ma’an) – Il capo del Comitato Palestinese per le Questioni dei Prigionieri Issa Qaraqe ha invitato tutte le fazioni palestinesi nelle prigioni israeliane ad unirsi all’imminente sciopero della fame di massa, che è stato originariamente indetto dal movimento Fatah.

Tutti i prigionieri appartenenti a Fatah si sono impegnati ad unirsi allo sciopero condotto dal leader  di Fatah incarcerato Marwan Barghouthi, che si prevede abbia inizio il 17 aprile, nella Giornata dei Prigionieri Palestinesi – con contraddittorie informazioni sul fatto se vi si uniranno o meno i prigionieri appartenenti ad altre fazioni politiche.

 

Qaraqe ha detto che i prigionieri appartenenti a Fatah costituiscono il 65% di tutti i prigionieri palestinesi detenuti da Israele. Secondo l’associazione per i diritti dei prigionieri Addameer, vi sono in totale 6.500 prigionieri palestinesi.

 

Nella dichiarazione del comitato si afferma che Qaraqe ha invitato tutte le fazioni ad unirsi, allo scopo di concretizzare una “vera unità nazionale per contrastare le procedure e le prassi dell’amministrazione penitenziaria e del governo di Israele.”

Dopo che è stato annunciato lo sciopero della fame, è stato riferito che un ufficiale del Servizio Penitenziario israeliano ha affermato che loro non avrebbero risposto a nessuna delle richieste dei prigionieri, mentre la televisione israeliana ha riferito che la sicurezza israeliana ha espresso il timore di un “crollo nelle condizioni di sicurezza” nelle carceri durante lo sciopero.

 

Intanto il Canale 2 israeliano ha riferito che il Ministro israeliano della Pubblica Sicurezza Gilad Erdan ha dato ordine di installare un ospedale militare  per garantire che i prigionieri palestinesi in sciopero della fame non vengano trasferiti in ospedali civili – i quali finora hanno rifiutato di sottoporre ad alimentazione forzata i prigionieri palestinesi in sciopero della fame.

 

Mentre la Suprema Corte israeliana ha recentemente sentenziato che l’alimentazione forzata dei prigionieri in sciopero della fame è costituzionale, i medici israeliani hanno aderito alla deontologia professionale dei sanitari internazionalmente accettata, che considera questa pratica una forma di tortura.

 

La rete di solidarietà con i prigionieri palestinesi Samidoun ha allertato che è “altamente  probabile” che la proposta di Erdan di un ospedale da campo sia “un tentativo di imporre l’alimentazione forzata di massa ai prigionieri palestinesi in sciopero, al di fuori delle strutture sanitarie civili.”

 

Il Comitato Palestinese per le Questioni dei Prigionieri ha ribadito l’elenco di richieste poste dallo sciopero, formulate da Marwan Barghouthi, che sta scontando l’ergastolo nelle prigioni israeliane:

 

1. Installare un telefono pubblico per i detenuti palestinesi in tutte le prigioni e le sezioni perché possano comunicare con i familiari.

 

2. Visite:

  • Ripristinare le seconde visite mensili ai prigionieri palestinesi, che sono state interrotte lo scorso anno dal Comitato Internazionale della Croce Rossa.
  • Garantire la regolarità delle visite ogni due settimane senza che vengano impedite da qualunque parte.
  • Ai parenti di primo e secondo grado non dovrà essere impedito di visitare il detenuto.
  • Aumentare la durata della visita da 45 minuti a un’ora e mezza.
  • Permettere ai detenuti di scattare fotografie con i loro familiari ogni tre mesi.
  • Creare servizi di conforto  per le famiglie dei detenuti.
  • Consentire ai figli e ai nipoti minori di 16 anni di visitare i detenuti.

 

3. Cure mediche:

  • Chiudere il cosiddetto Ospedale carcerario di  Ramla, poiché non fornisce cure adeguate.
  • Porre fine alla politica israeliana di deliberata incuria sanitaria.
  • Condurre esami medici periodici.
  • Eseguire gli interventi con alti standard medici.
  • Consentire a medici specializzati al di fuori del servizio carcerario israeliano di curare i prigionieri.
  • Rilasciare i detenuti ammalati, specialmente quelli che presentano disabilità e malattie incurabili.
  • Le cure mediche non devono essere a carico dei detenuti.

 

4. Rispondere alle necessità e alle richieste delle donne palestinesi detenute, soprattutto  al problema dei trasferimenti che durano molte ore tra i tribunali israeliani e le prigioni.

 

5. Spostamenti:

  • Trattare i detenuti in modo umano durante il loro trasferimento.
  • Ricondurre i detenuti nelle prigioni dopo la visita a ospedali o tribunali e non trattenerli ulteriormente ai vari posti di controllo.
  • Adeguare i  posti di controllo all’utilizzo umano e fornire pasti per i detenuti.

 

6. Aggiungere canali satellitari che rispondano alle esigenze dei detenuti.

7. Installare condizionatori nelle prigioni, soprattutto in quelle di  Megiddo e Gilboa.

8. Ripristinare le cucine in tutte le prigioni e porle sotto il controllo dei detenuti palestinesi.

9. Permettere ai detenuti di avere libri, giornali, vestiti e cibo.

10. Porre fine alla politica della detenzione in isolamento.

11. Porre fine alla politica di detenzione amministrativa.

12. Consentire ai detenuti di studiare presso Hebrew Open University.

13. Consentire ai detenuti di sostenere gli esami finali della scuola superiore (tawjihi [esame di maturità delle scuole palestinesi. Ndtr.]) in modo ufficiale e concordato.

 

(Traduzione di Cristiana Cavagna)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Protected by WP Anti Spam