Abbas, Trump e le illusioni di pace

Abbas sta imponendo severe restrizioni ai palestinesi, tra cui tagli salariali al fine di avvicinarsi all’amministrazione ebraica statunitense.

di Motasem A Dalloul, 26 aprile 2017

Alla leadership di Autorità Palestinese e OLP la storia non ha insegnato nulla, nonostante non abbia mai tratto alcun vantaggio dalle passate amministrazioni statunitensi, ora corre dietro a quella attuale vedendola come il suo salvatore.

La Casa Bianca è in attesa di ospitare il leader dell’OLP e presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas per un incontro con la sua controparte americana Donald Trump. L’ordine del giorno sarà una discussione sulle “serie” prospettive di pace che potrebbero porre fine al pluridecennale conflitto israelo-palestinese.

 

Un’importante delegazione dell’AP è arrivata a Washington domenica scorsa per preparare il terreno alla riunione presidenziale. E’ previsto che la delegazione, di cui fanno parte il responsabile dell’AP per i negoziati Saeb Erekat, il capo dell’intelligence dell’AP Majed Faraj e l’economista palestinese Mahmoud Mustafa, incontri alti funzionari statunitensi.
Non c’è niente di insolito in riunioni come queste, ma è strano che i funzionari dell’AP e dell’OLP stiano tranquillamente spazzando via storia e ideologia di Stati Uniti e Israele in materia di colloqui di pace. Né prestano molta attenzione alla realtà sul terreno mentre guardano agli americani come se fossero i salvatori dei palestinesi. Non c’è bisogno di una grande intelligenza per sapere che abitualmente prendono le parti di Israele e sostengono la sua occupazione del mandato (“1948”) Palestina e dei territori palestinesi occupati di Cisgiordania e Striscia di Gaza.
Né Obama né l’amministrazione Bush hanno fatto un passo avanti nel conflitto israelo-palestinese, anche perché hanno sempre dovuto tentere buona la potente lobby pro-israele a Washington. Anche se George W. Bush propose una “road map” basata su un congelamento completo degli insediamenti israeliani nei territori occupati, la creazione di uno Stato palestinese sulle frontiere del 1967 con Gerusalemme Est capitale e sulla ricerca di una giusta soluzione per la questione dei profughi palestinesi basata sulle risoluzioni delle Nazioni Unite, pochi progressi sono stati fatti.
Secondo lo scrittore americano Nathan Thrall, gli intensi sforzi degli Stati Uniti relativi alla “road map per la pace” erano destinati soprattutto a portare a bordo alleati arabi per l’invasione americana dell’Iraq nel 2003. Nel contempo, spiega, il coinvolgimento arabo nell’invasione fu giustificata in tutta la regione come un tentativo di aiutare gli Stati Uniti a trovare una soluzione per Israele e Palestina. Invece, la road map di Bush ha prodotto un aumento degli insediamenti israeliani, una violenta repressione dell’intifada palestinese, incursioni militari quotidiane nella Striscia di Gaza, nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme, l’uccisione di palestinesi e regolari profanazioni della moschea di Al-Aqsa.
Nonostante questo, l’OLP e la AP continuarono a credere che gli americani stessero lavorando per arrivare a una soluzione. Andarono ad Annapolis nel 2007 per una conferenza di pace promossa dagli Stati Uniti con gli israeliani e rappresentanti di 15 paesi arabi, ma non si vide nessun risultato. Gli americani non riuscirono neppure ad ottenere il consenso israeliano per avviare colloqui di pace sulla base dei termini della road map, ma sembrava che Bush pensasse che un’opportunità per la pace ci fosse. L’allora presidente americano accolse i partecipanti “in uno dei migliori istituti che abbiamo in America, l’Accademia Navale degli Stati Uniti. Apprezziamo che vi uniate a noi in quella che credo sia un’occasione storica per incoraggiare lo sviluppo di libertà e pace in Terra Santa”.
Per non perdere questa “storica opportunità”, l’OLP e l’AP accettarono il rifiuto delle comunità statunitense, israeliana e internazionale di riconoscere la vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi del 2006 e in sostanza andarono in guerra contro il movimento. Funzionari e membri di Hamas furono arrestati e torture e assassini erano all’ordine del giorno. Tutto questo però è stato inutile.


Con Barack Obama alla Casa Bianca, gli Stati Uniti hanno continuato a mostrare interesse nel trovare una soluzione di pace per israeliani e palestinesi. Gli sforzi hanno raggiunto l’apice quando il senatore John Kerry è diventato segretario di Stato all’inizio del secondo mandato di Obama.
I funzionari di OLP e AP dimenticarono ciò che era accaduto durante l’epoca Bush e applaudirono l’entusiasta Kerry, che avvertì: “Una soluzione a due stati sarà messa in evidenza con chiarezza come unica vera alternativa. Perché uno Stato unitario finirebbe per essere o uno stato di apartheid con cittadini di seconda classe – o uno stato che distrugge la capacità di Israele di essere uno stato ebraico”.
Per dare idea di concretezza, Kerry esercitò pressioni sia sugli israeliani che sui palestinesi finché non accettarono di sedersi al tavolo delle trattative e di fissare un termine per raggiungere un accordo di pace. Riepilogando tutti i dettagli riguardanti la ripresa dei colloqui di pace, Thrall ha detto che i colloqui sono partiti “nei termini che Israele cercava da tempo”.
Questa volta, gli Stati Uniti hanno voluto mettere alla prova la loro alleanza con gli stati arabi e vedere se si fosse incrinato qualcosa dopo l’invasione e la distruzione dell’Iraq. Tutto bene in questo senso e l’America ha formato una nuova coalizione con gli arabi per infilare un piede nella porta della Siria.
Ancora, i “colloqui di pace” furono accompagnati dall’arroganza israeliana, dall’esproprio della terra palestinese e dall’espansione di insediamenti ebraici illegali nella Cisgiordania occupata e Gerusalemme. Durante i “negoziati”, durati nove mesi e che si conclusero nell’aprile 2014, le autorità di occupazione israeliane raddoppiarono le loro attività di insediamento. Furono annunciate circa 14.000 nuove unità di insediamento.
Questo spinse uno dei maggiori funzionari dell’OLP e dell’AP, Nabil Shaath, a dire che ciò rendeva i negoziati “inutili”. Nello stesso periodo, Israele uccise 45 palestinesi, oltre alle migliaia uccisi nelle sue tre principali offensive militari contro i civili di Gaza tra il 2008 e il 2014.
Kerry e il suo presidente se ne sono andati, e i palestinesi non hanno raccolto niente dalla diplomazia statunitense, eccetto altri veti a risoluzioni ONU che criticano o accusano Israele per le sue violazioni nei confronti dei palestinesi. In mezzo a questo, Saeb Erekat ha commentato che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu partecipa ai colloqui solo per aumentare il numero degli insediamenti.

Oggi i funzionari dell’OLP e dell’AP si avvicinano a un Trump che non pensa che gli insediamenti israeliani siano illegali e una volta ne ha difeso uno nella Cisgiordania occupata. Un Tramp che mostra molto apertamente il suo pieno sostegno alle autorità di occupazione israeliane.

Tuttavia, alla luce dell’instabilità nella regione e dell’urgente necessità di formare una zona sicura intorno a Israele, Trump è tenuto a mostrare di essere preoccupato di risolvere il conflitto israelo-palestinese. Sta facendo del suo meglio per mostrare agli arabi che è disposto ad aiutarli per garantirsi che lo aiutino a svolgere i suoi piani per le loro terre.

Nessuno pensa che sia strano che il clima di oggi sia simile a quello che ha prevalso durante le amministrazioni Bush e Obama? L’esproprio da parte di Israele di terre palestinesi è in corso, sta incrementando i suoi insediamenti in termini di dimensioni e numero, c’è la profanazione quotidiana dei siti religiosi palestinesi (cristiani e musulmani), e vediamo un’aggressione continua contro il popolo della Palestina. Nonostante ciò, l’AP e l’OLP continuano ancora a riporre fiducia negli americani.
Non passerà molto tempo prima che Trump se ne sia andato, Israele avrà allargato ancora di più gli insediamenti, un’ulteriore aggressione contro i palestinesi avrà luogo e saranno stati fatti ulteriori sforzi di pace. Tutto ciò è quasi sicuro, così come che i palestinesi otterranno un grande zero, ancora una volta. L’OLP e l’AP non impareranno mai dalle illusioni di pace dell’America?

Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina.org
Fonte: http://www.daysofpalestine.com/features/abbas-trump-illusions-peace/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Protected by WP Anti Spam