Martedì sera, Netanyahu ha tolto l’audio del canale televisivo e della radio di stato. Saranno sostituiti lunedì prossimo da antenne che non diffonderanno informazioni.
di Nissim Behar, 10 maggio 2017
FOTO -Le ultime immagini del telegiornale “Mabat”, martedì sera, prima che il canale smettesse di trasmettere. Capture Channel 1
Senza alcun preavviso, nella notte di martedì, il primo canale della televisione pubblica israeliana, l’equivalente di France 2, ha definitivamente smesso di trasmettere. In lacrime, Geula Cohen, la conduttrice di Mabat (il telegiornale delle 20), ha letto il comunicato stampa ufficiale per informare i telespettatori che non avrebbero più visto le vecchie clip alla fine del suo programma. Nel frattempo, Kol Israel, la France Inter dello stato ebreaico, ha annunciato che i suoi programmi sarebbero terminati il giorno dopo e che la radio pubblica non avrebbe più trasmesso altro che musica, intervallata da un breve notiziario ogni ora.
E’ così, in un modo inaspettato e violento, che si sono spente le voci della Rechout Hachidour, radiotelevisione pubblica israeliana, di cui Benyamin Netanyahu e i suoi ministri volevano la pelle. “Per riformarla”, secondo il loro entourage. “Perché la trovavano irriverente, incisiva e testarda,” replicano i sindacati dei giornalisti. Al posto dell’istituzione defunta apparirà una nuova struttura destinata ad andare in onda da lunedì. Ma questa stazione radiofonica e il canale televisivo non trasmetteranno informazioni. Saranno gestiti da un nuovo organismo dai contorni molto confusi. Tutto quello che è dato sapere è che il governo vi avrà dei rappresentanti. Nel centro di Tel Aviv, vicino al quartier generale dell’esercito e del centro commerciale Sarona, si potevano incrociare mercoledì pomeriggio ex tecnici e conduttori della Rechout Hachidour in stato di shock. Alcuni andavano avanti e indietro per i giardini pubblici, altri sedevano davanti a un caffè già freddo.
“Lebbrosi”
“Chiamata in un primo tempo Kol Gerusalemme – ” La voce di Gerusalemme ” -Radio Israele esisteva da ottantun’anni. Quanto alla televisione, trasmetteva da quarantanove anni. Con tutte le loro imperfezioni, questi media hanno sempre rappresentato la democrazia israeliana. Temo per il futuro, dice Dalia Yairi, pensionata della radio. Quando entrai a Kol Israël, avevamo l’ambizione di fare la BBC del Vicino Oriente. Quello che sta accadendo ora fa male. Mi sarebbe piaciuto che i miei colleghi potessero separarsi con dignità dal loro pubblico, ma lasciano la scena come lebbrosi, prova del disprezzo del potere nei loro confronti”.
Se Netanyahu ha pubblicato una dichiarazione con cui deplora la brutalità impiegata nel porre fine alla Rechout Hachidour, il primo ministro non nasconde però l’avversione che gli ispirano i giornalisti in generale e i programmi di inchiesta in particolare.
Quanto al ministro della Cultura, Miri Regev (Likud), si è pronunciata a favore del controllo della radiotelevisione pubblica da parte del potere nel corso di un incontro organizzato dal suo partito. Una linea vicina a quella del deputato David Bitan, coordinatore dei partiti di maggioranza nella Knesset, per il quale “i giornalisti godono di troppe libertà nel paese.”
“Quindi non è solo il nostro destino personale ad essere messo in gioco in questa vicenda, ma quello del futuro della libertà di espressione, si lascia andare Keren Neubach, conduttrice di un programma del mattino della radio che affronta i problemi sociali dello stato ebraico. Ci vogliono trasformare in portavoce del potere, in microfoni o pappagalli. Dovremo essere forti per resistere a quello che ci aspetta.”
“Kommissar”
In passivo e mal gestita, la Rechout Hachidour probabilmente avrebbe dovuto essere riformata da tempo. A partire dagli anni ’80, commissioni sono state create per studiare il suo futuro, ma le loro conclusioni sono sempre rimaste senza risposta. Questo è il motivo per cui Netanyahu aveva deciso di scioglierla nel 2013 e creare il Taagid. Prima di cambiare idea, stimando che era necessario salvare la prima ed eliminare il secondo … perché i suoi dirigenti erano meno favorevoli al potere di quanto lui immaginasse. In definitiva, è un mix delle due strutture che andrà in onda da lunedì. Ma con la metà del personale e l’ombra del governo che incombe sui programmi d’informazione.
Questa nuova configurazione preoccupa anche il presidente dello stato ebraico, Reuven Rivlin, che, ai microfoni di Kol Israel, ha messo in guardia l’opinione pubblica dall’influenza dei Kommissar, espressione ebraica che significa “commissario politico”. Ma la sua voce non riesce a competere con la volontà del governo e con la Knesset, in cui i partiti di maggioranza sostengono completamente la riforma. Mercoledì scorso, i deputati si sono apprestati ad approvare questo nuovo statuto di radiodiffusione pubblica con un voto programmato di notte.
Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina.org
Fonte: http://www.liberation.fr/planete/2017/05/10/le-gouvernement-israelien-debranche-la-radiotelevision-publique_1568709