di Marguerite Dabaie, 4 maggio 2017
La cultura palestinese è di per sé un atto pericoloso, un motivo per finire in gabbia.
Copertina: Così suggerisce una vignetta in una nuova antologia del lavoro di Mohammad Sabaaneh.
La tavola mostra un gruppo di uomini e donne in abiti tradizionali che ballano il folcloristico dabke mentre sono ammanettati insieme. Un checkpoint taglia la linea del ballo e il muro di Israele li ferma di colpo.
Qui, il messaggio sembra essere che anche le celebrazioni sono piene di ostacoli provocati dall’occupazione israeliana.
White and Black: Political Cartoons from Palestine, pubblicato da Just World Books, offre una rara opportunità per i lettori in lingua inglese di familiarizzare con le crude immagini in bianco e nero di Sabaaneh stampate sui giornali di tutto il mondo arabo.
Queste vignette politiche rappresentano soprattutto una forma di solidarietà con il palestinese qualunque nella sua lotta quotidiana per la sopravvivenza e nella continua battaglia per la giustizia.
La maggior parte delle vignette è satura di azione e iconografia.
In una è rappresentata la bandiera palestinese messa in evidenza in vari modi. Una donna cuce una bandiera con una macchina da cucire mentre un uomo rimuove la stessa bandiera da un pennone. Un altro uomo indossa la bandiera come una cravatta e tre uomini sotto di lui tirano la bandiera in tre strisce separate. Persone sullo sfondo agitano bandiere, un aquilone porta la bandiera a sventolare in aria e un uomo culla un bambino (forse morto) avvolto nella bandiera.
Pregno di significato
Il risultato è quasi claustrofobico. È certamente denso: ogni minuscolo dettaglio è pregno di significato.
Sabaaneh dice che tale densità è un riflesso della vita palestinese.
“Questa vignetta affollata riflette le nostre vite in Palestina, la terra ristretta e la nostra città ristretta”, ha detto a The Electronic Intifada. “Il mio foglio bianco è come le città palestinesi, circondato da limiti e devo mettere tutto in questo spazio limitato”.
Le vignette di White and Black sono state create in circostanze eccezionali.
Dice Sabaaneh di avere concepito il libro nel 2013 mentre era in isolamento in una prigione israeliana.
Sabaaneh era stato accusato di collaborare con Hamas dopo che suo fratello, accusato da Israele di essere un membro del partito, aveva scritto e pubblicato un libro sui prigionieri politici palestinesi che includeva alcune delle sue opere. E’ rimasto in prigione per cinque mesi.
Sabaaneh ha fatto la sua comparsa al Pen America World Voices Festival di quest’anno. La tempistica è degna di nota: questo è il primo festival da quando PEN America ha abbandonato la sponsorizzazione del governo israeliano per l’evento. La comparsa è una delle tante che Sabaaneh sta facendo in un tour americano che si conclude a metà maggio.
Sabaaneh ha insistito sul fatto di essere critico verso tutti i partiti politici palestinesi, compreso Hamas, malgrado le accuse israeliane. Nel 2013, dopo la sua liberazione dalla prigione, ha detto a The Electronic Intifada che “Hamas mi odia” per una vignetta critica nei confronti di Ismail Haniyeh, ex leader del movimento islamista di Gaza.
Il capo dell’autorità palestinese Mahmoud Abbas ha anche ordinato un’inchiesta su Sabaaneh dopo che è stato accusato di rappresentare in uno dei suoi disegni il profeta Muhammad.
Sabaaneh dice che è stato solo un pretesto.
“La ragione principale è che ho criticato alcuni dirigenti dell’Autorità palestinese”, ha detto a The Electronic Intifada. “A mio parere, se vuoi sostenere l’Islam e i musulmani, dovresti parlare di filosofia islamica e scavare profondamente nell’Islam”.
La realtà quotidiana dei prigionieri
Nel lavoro di Sabaaneh alcune immagini si ripetono. Il massiccio muro di cemento di Israele è un’icona frequente, come lo sono gli uccelli in gabbia, gli orologi fusi alla Dalì e le foto dei martiri.
Il sacrificio palestinese è mostrato sotto una luce partecipe, ma la lotta di liberazione non viene glorificata.
In molte delle vignette, Sabaaneh ritrae i prigionieri senza bocca. “Rispecchia lo sciopero della fame”, ha detto. “Non abbiamo bisogno di parlare … vogliamo un’azione per liberare la nostra terra”.
Mentre Sabaaneh era detenuto nelle prigioni israeliane ha disegnato una serie di vignette di quell’esperienza, fanno parte di un capitolo del libro.
Sabaaneh ritrae i prigionieri nella loro realtà quotidiana, anziché farne figure romantiche.
Queste immagini sono particolarmente viscerali. Nell’introduzione al libro, Sabaaneh dice di non avere sentito la bellezza durante la prigionia, né dei suoi carcerieri né di coloro che erano imprigionati con lui.
I primi, osserva Sabaaneh nel suo libro, non era possibile disegnarli “esteticamente piacevoli … anche se riconosco che nel portare avanti la propria volontà politica, l’occupante è anche occupato.” I disegni di questo periodo riflettono tutto questo attraverso raffigurazioni di corpi nodosi, deformi, celle carcerarie fatiscenti e occhi pieni di terrore.
Pur concentrandosi sull’esperienza del prigioniero palestinese questi disegni parlano di temi universali di ingiustizia.
Una vignetta, ironicamente sottotitolata “I piatti della bilancia della ‘giustizia’”, ritrae la tradizionale bilancia associata alla legge. Ma qui il suo appoggio è fortemente piegato ad angolo e i piatti da entrambe le parti sono sospesi nell’aria, implicando un sistema in cui la giustizia è impossibile.
Un’altra raffigura un giudice israeliano – rappresentato seduto in cima ad un leggio con la Bilancia della Giustizia ornata con una stella di David – sellato e cavalcato da un soldato israeliano che lo tira per il collo con le briglie. Il soldato con una fune controlla il martelletto nella mano del giudice e lo agita minacciosamente contro un prigioniero incatenato sotto. Il regime militare sostituisce un processo equo.
Il lavoro di Sabaaneh attinge anche alla disperazione palestinese dovuta al “processo di pace” in corso.
Un disegno di forte impatto emotivo descrive il muro di Israele come una vera prigione a cielo aperto che separa i palestinesi in piccole celle individuali. Le persone vivono le loro vite meglio che possono nella loro cella – una bambina regge dei palloncini, un uomo suona un violino, una donna allatta il suo bambino – e altri ancora riescono a passare sopra ai muri e porgere un regalo ai loro vicini.
Ma questi piccoli atti di normalità non cambiano la loro fondamentale mancanza di libertà.
Le vignette di Sabaaneh sono uno sguardo audace e sconcertante sulle vite dei palestinesi, sul fardello collettivo che sopportano e la violenza che soffrono a causa dell’occupazione da parte di Israele.
Hanno anche procurato all’artista in un mucchio di guai – e di per sé è già questo un motivo per prestar loro attenzione.
Ascoltate un’intervista completa con Mohammad Sabaaneh su The Electronic Intifada podcast
Tutte le immagini di Mohammad Sabaaneh, su gentile concessione di Just World Books LLC.
Marguerite Dabaie è un illustratrice e disegnatrice americana-palestinese che vive a Brooklyn, New York. Il suo lavoro può essere trovato all’indirizzo www.mdabaie.com.
Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina.org
Fonte: https://electronicintifada.net/