Avnery: a fantasy friend of Palestine – Amico immaginario della Palestina

Vacy Vlazna – Posted by Dr. Vacy Vlazna on December 7, 2015

uri

Uri Avnery è considerato un fautore della pace israeliano, con una visione equilibrata di quello che viene da lui definito “conflitto israelo-palestinese”. Ma sotto un apparente atteggiamento di dissenso (spesso supportato da legittime critiche a Israele), si nasconde il suo convinto sionismo: Avnery non è che un amico immaginario della Palestina.

“Negli anni, ho sempre letto Uri Avnery, trovando che fosse un acuto analista. Ma col passare del tempo, ho iniziato a vederlo come uno strumento complesso, ambivalente, ma insidiosamente utile al messaggio che Israele vuole veicolare.” Allen Jasson
I suoi ultimi tre articoli contengono indizi che dimostrano la sua propensione alla diffusione della propaganda sionista. Ci riferiamo a The Cats of Ariel (I Gatti di Ariel, 6 novembre), The Reign of Absurdiocy (Il Regno dell’Assurd-idiozia, 30 novembre) e Seashore Thoughts ( Pensieri in riva al mare, 4 dicembre).

Indizio n°1 I sionisti non sopportano l’uso delle parole ‘Palestinesi’ e ‘Palestina’, in virtù della loro negazione dell’esistenza stessa della Palestina. In  The Cats of Ariel, Avnery si riferisce ai Palestinesi come a “Arabi” che i Sionisti vorrebbero trasferire (come i gatti randagi di Ariel) verso altri Paesi, lasciando così il territorio della Palestina storica al “popolo eletto”.

“I coloni si insediano nei campi degli arabi, senza coltivarli. La loro principale attività agricola sembra lo sradicamento degli alberi di ulivo dei vicini arabi.”

Indizio n° 2 I sionisti usano il termine ‘Palestinesi’ solo se correlato al terrorismo; materia che Avnery, ex terrorista dell’Irgun, maneggia sin troppo bene. Serve a rafforzare la narrazione secondo cui i crimini di guerra di Israele sono solo azioni di auto-difesa. The Reign of Absurdiocy, in apparenza, è una trattazione piuttosto razionale sulla scia delle analisi sul terrorismo comparse dopo gli attacchi di Parigi. Ma, a differenza di quanto accade nell’articolo sui gatti di Ariel, in questo caso il termine ‘palestinesi’ viene usato ripetutamente: ‘terrorismo palestinese’, ‘palestinesi che aggrediscono con i coltelli’, ‘organizzazioni terroristiche laiche palestinesi’, ‘Palestinesi che vogliono combattere e morire per Allah’, ‘Palestinesi che, siano essi laici o religiosi, sparano, pugnalano, aggrediscono civili e soldati israeliani’, oltre alla fuorviante locuzione ‘conflitto israelo-palestinese’, che suggerisce un’equazione tra la superiorità militare dell’occupante e il regime di oppressione imposto agli occupati.

Avnery critica Netanyahu perché ‘inventa un legame diretto tra il terrorismo jihadista in Europa e quello palestinese in Israele e nei territori occupati’, in questi termini:

“Un colpo di genio: se fossero la stessa cosa, gli adolescenti palestinesi armati di coltello e i seguaci belgi dell’ISIS, allora non esisterebbero una questione israelo-palestinese, l’occupazione, gli insediamenti. Sarebbe tutto riducibile al fanatismo islamico. (Ignorando, in questo modo, che molti Arabi cristiani militano in organizzazioni ‘terroristiche’ Palestinesi.”

Poi però, mescola le carte sul finale dell’articolo:

“Non c’è correlazione diretta tra il terrorismo dell’ISIS su scala globale e la lotta palestinese per l’indipendenza. Ma se non risolti, questi problemi diventeranno sempre più profondi, e una versione ancora più potente dell’ISIS unirà tutto il mondo islamico, come fece Saladino, per attaccare noi, novelli crociati.”

Indizio n°3. L’associazione dei sionisti e dei Cristiani Europei nell’immagine dei “crociati” è un’altra strategia sionista per promuovere Israele come una roccaforte europea di rettitudine nel barbaro panorama mediorientale e per allineare Israele allo schieramento occidentale in questo conflitto di civiltà. I Sionisti sembrano non vedere l’ironica contraddizione tra la pretesa di dichiararsi europei, d’altra parte la maggior parte degli Ashkenazi lo sono davvero, e la rivendicazione della natura semitica delle antiche tribù giudaiche.

In Seashore Thoughts, l’autore si lascia andare a una certa vanità in chiave sionista, mentre si gusta un caffè in riva al mare dopo un ricovero in ospedale.

Indizio n°4. I Sionisti sono piuttosto a loro agio a vivere nella terra di Palestina, rubata con la forza. 67 anni fa, la terra su cui sorge l’edificio da cui Avnery impiega 5 minuti per raggiungere la costa sarebbe appartenuto a un Palestinese. Purtroppo, però, oggi la maggior parte dei Palestinesi non può passeggiare sul lungomare respirando la leggera brezza e sorseggiando un caffè americano.

Senza dubbio, Avnery ha potuto godere di cure mediche di prim’ordine, a differenza degli abitanti di Gaza, a cui i sionisti vietano l’accesso alle cure in Egitto e in ‘Israele’, nonostante i loro ospedali, tra cui l’affollatissimo Shifa, siano oberati e non possiedano i mezzi necessari: anche questa è una forma di genocidio.

Indizio n°5. I Sionisti negano strenuamente le sofferenze dei Palestinesi sotto il regime di apartheid sionista.

Avnery mente spudoratamente mettendo in guardia dal rischio che Israele diventi uno stato di apartheid; semplicemente, perché lo è già tuttora.

Indizio n°6.  I sionisti idealizzano la creazione del loro stato. Avnery ricorda: “Quando ero giovane, prima della nascita dello Stato di Israele, eravamo determinati a creare una nuova società, una nuova nazione, anzi, una nazione ebraica.”

“Esaltavamo consapevolmente il paragone con il ‘Sabra’. In Ebraico, Sabra significa cactus, pianta che consideravamo autoctona della nostra terra (mentre in realtà arriva dal Messico). Davamo questo appellativo alla nuova generazione dei bambini nati in Israele. Inconsciamente, presumevamo che il nuovo tipo sarebbe stato quello di discendenza europea, gli Ashkenazi dagli occhi azzurri.”

La realtà è che i Sabra amici di Avnery erano terroristi che hanno dato vita alla loro utopia ebraica depredando il territorio della Palestina storica, uccidendo e spingendo letteralmente centinaia di migliaia di nativi Palestinesi in mare, sulle montagne e nei deserti e lasciandoli per 67 anni a marcire nei malandati campi profughi. I diritti dei palestinesi sono nelle mani di coloro che tengono saldamente le chiavi del loro patrimonio saccheggiato.

Ad ogni modo, il sabra, il cactus, non sarebbe originario della terra di Avnery, ma della Palestina. Quelle piante erano lì da prima che Avnery arrivasse, ospite indesiderato, dalla Germania.

Indizio n°7. Il pessimismo di Avnery su un senso condiviso di umanità non fa che allinearsi alla premessa razzista secondo cui l’unica via percorribile è una soluzione a due stati che, paradossalmente, i sionisti non accetteranno mai. “Questi due popoli non hanno niente in comune, sul piano sociale, culturale, religioso, economico, se non l’odio reciproco.”

Indizio n°8. Lo spettro dell’eterno vittimismo degli Ebrei, quando parla di Daesh e degli Stati Arabi pronti a “rivoltarsi contro di noi”, omettendo la collaborazione di Israele e Stati Uniti con Daesh per rovesciare il regime siriano. E per insistere su questa linea, si spinge fino a falsificare la storia. Saladino non ha mai attaccato gli Ebrei, che erano un “popolo protetto” in tutto il territorio dell’impero. Fino all’arrivo del Sionismo, Ebrei, Musulmani e Cristiani convivevano in perfetta armonia.

Indizio n° 9. La paura sionista di essere inferiori ai Palestinesi da un punto di vista demografico. Un altro rischio che intravede Avnery è “il numero crescente di israeliani giovani, ben istruiti e di talento che emigrano verso gli Stati Uniti e la Germania, lasciando solo la parte di popolazione meno scolarizzata, più primitiva e meno produttiva”. In realtà è comprensibile che le persone vogliano scappare da una pseudo-nazione fanatica e malata, imperniata su un propaganda di guerra, piena di snob come Avnery.

Indizio n°10. L’arroganza sionista; l’arroganza è un peccato morale e in questo caso consiste nell’incapacità da parte dei fautori della supremazia di un popolo di riconoscere che la radice della violenza disumana risiede in se stessi e in ogni singolo colono. Miko Peled afferma, “La verità è che tutti gli israeliani sono coloni e occupanti”. Sebbene i sionisti restino sempre impuniti per le atrocità che commettono, non possono evitare le conseguenze psicologiche e sociali, come dimostrato dal video “I killed for you, with these hands,” Israeli soldier tells lawmakers.

La colpa, sublimata e non riconosciuta, si trasmette di generazione in generazione, proiettandosi sull’altro. Avnery scrive: “Abbiamo allargato le maglie dell’immigrazione ed è quella la causa di tutti i problemi”. Scarica sugli Ebrei che provengono da Paesi musulmani, sugli immigrati russi e sui “fanatici” le responsabilità della frammentazione e dell’esplosione della società sionista, il cui unico collante è rappresentato dalla guerra, dalle atrocità e dalle colpe che si perpetuano in un ciclo continuo di autodistruzione.

La Palestina un giorno sarà libera, perché inesorabilmente il sionismo finirà con il distruggere i sionisti, in quello che Marcelo Svirsky definisce “il sistema di anti-vita chiamato Israele”.

Ma non possiamo restare ad aspettare, perché nell’attesa giovani martiri palestinesi sono uccisi, cittadini innocenti subiscono arresti di massa, le case sono demolite e le situazioni traumatiche sembrano non avere fine. Per dimostrare il nostro reale sostegno alla Palestina, non possiamo che appoggiare incondizionatamente il BDS.

 

trad. Romana Rubeo – Invictapalestina

fonte: http://www.intifada-palestine.com

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