Vivere con le conseguenze negative degli Accordi di Oslo

Copertina –  Il presidente dell’OLP Yasser Arafat, il ministro degli esteri israeliano Shimon Peres e  primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, dopo la firma degli accordi di Oslo nel 1993 [Saar Yaacov / Flickr]

di Ramona Wadi, 22 settembre 2017

Gli Accordi di Oslo hanno comportato una serie di compromessi, ognuno dei quali ha inasprito il male fatto ai palestinesi e minato seriamente questioni importanti come il diritto al ritorno dei profughi. Invece di sostenere la causa della decolonizzazione, gli accordi hanno prodotto decenni di futile retorica su una “soluzione a due stati” e hanno sprecato gran parte di tempo prezioso dei palestinesi. All’altra estremità dello spettro, però, gli israeliani hanno sfruttato i “negoziati” perditempo per facilitare la propria espansione coloniale su base giornaliera.

In occasione di un incontro tra il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas e la sua controparte statunitense Donald Trump, prima di affrontare l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il consigliere anziano di Abbas, Nabil Shaath, ha dichiarato che sarebbe “assolutamente ridicolo” se Trump non si impegnasse nei confronti dell’imposizione dei due- stati. Secondo il Times of Israel, Shaath ha anche espresso l’opinione secondo cui dai prossimi incontri si aspettavano magri risultati: “Non so se Trump ha molto da dire. Già la sua delegazione che è qui, Kushner e Greenblatt, ha chiesto un periodo di attesa di tre o quattro mesi prima che Trump sia pronto con una formulazione per avviare il processo di pace”.

Il fatto che la Palestina sia sempre trattata, anche dai leader palestinesi, da una posizione di inferiorità, blocca ogni potenziale di pensiero e azione alternativi. I dirigenti AP sono pronti a descrivere come inconvenienti politici simili periodi di attesa richiesti dagli Stati Uniti o imposti alla Palestina dalla comunità internazionale. Finora la volontà di AP di accettare tali ritardi si è trasformata in una farsa permanente che dimostra l’irresponsabilità dei principali attori diplomatici. Per Israele, Stati Uniti e comunità internazionale, questi periodi di presunta inazione servono come tempo per la pianificazione e l’esecuzione di un’ulteriore oppressione sotto forma di espansione coloniale, di demolizioni di case e di altre misure punitive. Rappresentano anche un freno allo sviluppo della società palestinese, per esempio, come è accaduto recentemente all’inizio del nuovo anno accademico.

I leader palestinesi, d’altro canto, sono stati impegnati a paralizzare Gaza con una sottomissione politica in un altro tentativo di riconciliazione. Sebbene descritto come mezzo per porre fine alla divisione palestinese, tutto questo potrebbe avere ripercussioni gravi se l’intenzione è quella di eliminare i residui filoni di resistenza all’occupazione israeliana. Il raggiungimento di questo obiettivo in tali crudeli circostanze, come assediare e perseguitare i civili palestinesi nella Striscia di Gaza e nella Cisgiordania rispettivamente, non è né motivo di celebrazioni né esercizio di pragmatismo.

L’AP sta riflettendo su ciò che la comunità internazionale ha politicamente imposto ai palestinesi. I commenti di Shaath indicano che non c’è altra volontà da parte dell’AP se non persistere con il paradigma dei due stati, anche se è stato dichiarato ormai obsoleto da parte degli analisti più sensibili. Per gli Stati Uniti e la comunità internazionale, il rispetto di tali richieste non è problematico, data la presente acquiescenza alla spirale negativa avviata dagli Accordi di Oslo. Se Trump fallisce “l’impegno” nel compromesso a due stati, il periodo di attesa verrà utilizzato come una metafora di protesta e sottomissione. C’è però una esplicita menzione dell’imposizione che l’AP potrebbe festeggiare come fosse una vittoria. In realtà è una spirale verso la distruzione, anche se la chiama vittoria nella farsa che è la riconciliazione palestinese. Tali sono le conseguenze di Oslo, per cui il prezzo pieno deve ancora essere pagato dalla Palestina e dalla sua gente.

Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

Fonte: https://www.middleeastmonitor.com/20170922-living-with-the-negative-consequences-of-the-oslo-accords/#.WcYUgyaFWSU.facebook

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