L’attacco dell’insediamento di Har Adar riaccende il dibattito contro il terrorismo in Israele

Copertina – Soldati israeliani visti attraverso la finestra di una cabina di sicurezza danneggiata durante un attacco in cui un palestinese armato ha ucciso tre guardie israeliane e ferito una quarta in un insediamento ebraico nella Cisgiordania occupata, 26 settembre 2017.

Shlomi Eldar September 27, 2017

Nimr Mahmoud al-Jamal, del villaggio di Beit Surik, in Cisgiordania, ha aperto il fuoco al cancello dell’insediamento israeliano di Har Adar, il 26 settembre, uccidendo un poliziotto e due guardie di sicurezza. L’attentato terroristico ha riacceso il dibattito in corso tra l’apparato politico israeliano e i responsabili della difesa – il Ministero della difesa, le forze di difesa israeliane (Idf) e lo Shin Bet – sul profilo dei futuri terroristi.

Jamal, sposato e padre di quattro bambini, non corrisponde al profilo dei potenziali terroristi disegnato dall’istituto di sicurezza durante la seconda intifada palestinese (2000-2005) e modificato per riflettere la nuova ondata di attentati terroristici contro israeliani iniziata nel settembre 2015.

Lo Shin Bet vaglia tutti i palestinesi che vogliono lavorare in un insediamento israeliano in Cisgiordania o in Israele. L’età minima richiesta è di 35 anni. In passato, l’età richiesta era di almeno 40 anni, ma a causa della grave crisi economica dell’Autorità palestinese, è sceso a 35 anni, a condizione che il candidato sia sposato con bambini. Questa condizione si basa sull’ipotesi che gli impegni familiari impedirebbero ai padri di famiglia di condurre attacchi terroristici. I richiedenti devono anche dimostrare di non essere membri di un’organizzazione terroristica palestinese e che nessuno dei loro parenti prossimi sia stato coinvolto nel terrorismo, né ferito o ucciso in scontri con israeliani, per paura di una vendetta. Jamal ha soddisfatto tutti i criteri e ottenuto un permesso di lavoro in un insediamento israeliano di confine.

Nelle centinaia di attacchi terroristici che si sono verificati o sono stati sventati dal settembre 2015, solo un altro aggressore aveva un permesso di lavoro israeliano valido. Questo non comprende i residenti palestinesi di Gerusalemme est che detengono carte d’identità israeliane.

L’unico altro detentore di permesso di lavoro che ha condotto un attacco è stato Raed al-Masalma del villaggio di Dura, in Cisgiordania, di 36 anni sposato e padre di cinque bambini, che ha pugnalato a morte due israeliani a Tel Aviv nel novembre 2015. Essendo titolare di un permesso di lavoro, il caso di al-Masalma ha messo in discussione le ipotesi su cui Israele aveva basato il profilo di potenziali terroristi. Lo Shin Bet ha lottato per impedire ai politici di modificare la politica del permesso di lavoro sulla base di un singolo evento, considerato un’eccezione alla regola. All’epoca ufficiali superiori dell’IDF dichiararono ad Al-Monitor che l’apparato di sicurezza fa una distinzione tra la popolazione palestinese in generale e i terroristi palestinesi, al fine di fornire ai civili che non corrispondono al profilo di potenziali aggressori più libertà di movimento e lavoro possibile.

Subito dopo che l’assassino di Har Adar è stato identificato e si è constatato che aveva un permesso di lavoro valido, il Ministro della pubblica sicurezza, Gilad Erdan, ha chiesto allo Shin Bet di rivedere i suoi criteri per la concessione del permesso di lavoro ai palestinesi della Cisgiordania. Il presidente della coalizione e deputato della knesset, David Bitan, ha dichiarato:”Israele deve immediatamente smettere di concedere permessi ai palestinesi”. Il Ministro dei trasporti, Yisrael Katz, prevede che l’attacco potrà avere gravi ripercussioni sulla capacità di impiegare palestinesi e nel facilitare il loro ingresso in Israele.

I funzionari della sicurezza, invece, si oppongono a un cambiamento di politica e sono disposti ad assumersi la responsabilità della loro posizione, basata su una valutazione secondo cui un aumento della disoccupazione e della povertà in Cisgiordania servirebbe solo ad alimentare il terrorismo contro gli israeliani.

La maggior parte degli aggressori palestinesi ha scritto messaggi su Facebook prima di commettere atti di terrorismo, trasmettendo in genere messaggi di natura religiosa. Jamal non ha fatto eccezione. Alla vigilia dell’attacco di Har Adar, ha scritto di temere solo Allah. Lo Shin Bet, che di solito non ha nessuna fretta di dare volontariamente informazioni sui terroristi, ha detto ai giornalisti che Jamal aveva una storia di abusi domestici e che sua moglie l’aveva abbandonato portando i loro quattro figli in Giordania, il che potrebbe nascondere il suicidio per mano di un poliziotto. Questi dettagli sono stati chiaramente costruiti per dimostrare che i suoi motivi provenivano da sofferenza personale e erano in qualche modo un maldestro tentativo di rimuovere il suo comportamento nei confronti della moglie. In un messaggio alla moglie, postato sui social media da lei e dallo Shin Bet, Jamal le ha chiesto di pubblicare il suo “Testamento” su Facebook dopo la sua morte. “Sei stata una brava moglie e una madre misericordiosa… la mia salute non è buona e quello che sto per fare non ha niente a che fare con te. Ti chiedo di perdonarmi e di crescere i bambini”, ha scritto. Lo Shin Bet, per inciso, non ha spiegato come mai il passato violento di Jamal fosse stato trascurato nel concedere un permesso di lavoro.

Il capo della polizia di Israele, Roni Alsheikh, ha cercato di difendere la politica delle agenzie di sicurezza israeliane dicendo durante una visita al luogo dell’attacco: “Non si può fare un profilo di questi terroristi… sono uomini o donne adulti, possono essere sposati o possono essere giovani. Forse qualcuno decide di essere stanco e cerca di esprimere la propria rabbia con un attacco”.

Una fonte della sicurezza israeliana ha dichiarato ad Al-Monitor che gli apparati politici farebbero un grave errore se ordinassero allo Shin Bet di imporre ulteriori restrizioni all’approvazione dei permessi di lavoro. Secondo il funzionario, che ha parlato a condizione di restare anonimo, molti sforzi erano stati fatti per ridurre l’età di un titolare di permesso dopo che l’IDF e lo Shin Bet avevano scoperto la crescente disperazione economica negli ultimi due anni tra i giovani palestinesi, con decine di migliaia di laureati disoccupati. Condizioni così disastrose, ha detto, potrebbero scatenare una sommossa violenta o un’intifada.

Hamad al-Jamal, capo del consiglio del villaggio di Beit Surik dove viveva il terrorista, ha detto ad Al-Monitor che la revoca dei permessi di lavoro palestinesi sarebbe una catastrofe economica. L’aggressore ha agito a causa di un disturbo mentale e non ha nulla a che fare con l’intifada o tensioni interreligiose. Non è stato motivato da nazionalismo palestinese, ma semplicemente dalla follia”, ha dichiarato. Secondo il capo del villaggio, il modo per impedire una recidiva di tali attacchi terroristici non è certo quello di prendere decisioni che aggravano le condizioni in cui vivono i palestinesi.

 

 

Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

Fonte: http://www.al-monitor.com/pulse/originals/2017/09/israel-palestinians-west-bank-terror-attack-idf-shin-bet.html

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