Lafarge schiacciata dai suoi accordi con Daesh in Siria

LCS versa a un intermediario “tra gli 80.000 e i 100.000 dollari” al mese, secondo Bruno Pescheux, ex direttore del cementificio tra il 2008 e il 2014


7 ottobre 2017

“O accettavi l’imbroglio o te ne andavi”

L’indagine continua sul presunto pagamento di ingenti somme da parte del gigante del cemento a gruppi terroristici in Siria, in particolare nel 2013, in piena espansione di Daesh (*). Alcuni dirigenti hanno messo avanti interessi economici superiori …

Un anno dopo l’apertura di un’indagine preliminare nell’ottobre 2016 da parte della procura di Parigi, e dopo un’informazione data a tre giudici investigativi nel giugno scorso, il caso contro il produttore di cemento Lafarge diventa sconvolgente. La direzione francese è sospettata di essere stata a conoscenza e avere convalidato pagamenti effettuati dalla sua controllata siriana Lafarge Cement Siria (LCS) a gruppi terroristici armati per continuare a sfruttare un sito in Siria. Gli inquirenti inoltre sospettano che il gigante del cemento franco-svizzero abbia prodotto falsi documenti contabili.

“O accettavi l’imbroglio o te ne andavi”, ha sostenuto a sua difesa un responsabile di Lafarge, anonimamente citato dall’AFP. Ma l’argomento sembra un po’ striminzito, gli autori del suddetto imbroglio non sono semplici delinquenti ma terroristi dell’organizzazione Daesh. Cosa che farebbe tecnicamente di Lafarge un sostenitore del terrorismo islamico. La stessa linea di difesa un po’ surreale è quella dell’ex presidente del gruppo dal 2007 al 2015, Bruno Lafont, resa agli inquirenti delle dogane giudiziarie. “Per me, le cose erano sotto controllo. Se niente mi tornava, è perché niente accadeva”, assicurava nel gennaio del 2017, secondo una fonte bene informata.

Scarsa tempistica

Tutto ha inizio nel 2010, prima dell’inizio della guerra civile in Siria e della straordinaria emergenza dello Stato islamico. Nell’ottobre dello stesso anno, la Lafarge inaugura il nuovissimo stabilimento di Jalabiya, nel nord della Siria, costato 680 milioni di dollari. Un investimento a priori sicuro in una repubblica laica i cui legami commerciali con la Francia sono di antica data. Ma appena sei mesi dopo scoppiarono i primi problemi, avvisaglie del caos in cui la Siria sarebbe piombata.

Dal 2013 la produzione del cementificio crolla e Daesh, in piena espansione territoriale dalla sua culla in Iraq, diventa imprescindibile nella regione. Ma a differenza della compagnia petrolifera Total e di altre multinazionali, il cementificio decide di rimanere.

Un unico intermediario tra Lafarge e Daesh

Tuttavia, per rimanere nel paese, il cementificio dovrà mettere le mani in tasca. Per garantire la sicurezza dei propri dipendenti – e quindi mantenere il funzionamento del suo sito – LCS versa a un intermediario “tra gli 80.000 e i 100.000 dollari” al mese, secondo Bruno Pescheux, ex direttore del cementificio tra il 2008 e il 2014. Ma l’intermediario non è un semplice fattorino. È in realtà un ex azionista di minoranza dell’impianto, un certo Firas Tlass. Quest’ultimo ripartisce poi i fondi tra diverse fazioni armate, sempre secondo Bruno Pescheux. La fetta della torta per Daesh in senso stretto avrebbe così rappresentato circa 20.000 dollari al mese.

In cambio, l’organizzazione di Abu Bakr al-Baghdadi rilascia nel maggio 2014 un lasciapassare con la seguente dicitura: “Si prega di autorizzare al cemento di provenienza Lafarge il passaggio ai posti di blocco”. Il 29 giugno dello stesso anno, il giorno stesso in cui l’organizzazione auto-proclama “il califfato” e diventa un quasi Stato, ci sarà anche un incontro tra uno dei suoi quadri e il responsabile della sicurezza del cementificio.

Benedizione del Quai d’Orsay?

Secondo le rivelazioni delle indagini, il caso porta addirittura al vertice dello stato. Questa volontà di rimanere avrebbe ricevuto l’avallo delle autorità francesi, quando Laurent Fabius era ministro degli affari esteri. “Il Quai d’Orsay ci dice che bisogna tenere, che tutto si sistemerà … Avremmo incontrato ogni sei mesi l’ambasciatore francese in Siria e nessuno ci ha mai detto:”Adesso occorre che partiate”, ha dichiarato un altro dirigente di Lafarge, Christian Herrault, ex direttore generale aggiunto operativo.

Altri funzionari, secondo AFP, avrebbero sottolineato inoltre l’importanza di mantenere un vantaggio strategico per essere in prima linea per partecipare alla ricostruzione della Siria una volta che la guerra fosse terminata. Questi dirigenti pensavano che le multinazionali sono al di sopra delle leggi contro il finanziamento del terrorismo, che riguarderebbero solo i privati?

 

[*] Nota dell’editore: Il gruppo terrorista Daesh è nato dallo Stato islamico d’Irak creato nel 2006; ha cominciato a estendersi e infierire in Siria nel 2013 sotto il nome di Stato islamico in Iraq e nel Levante. E da giugno 2014 sotto il nome di Stato islamico.

 

Traduzione di Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

Fonte: http://arretsurinfo.ch/lafarge-accable-pour-ses-arrangements-avec-daesh-en-syrie/

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