Il Reame delle Caramelle di Gaza

Una fabbrica di caramelle e gelati che opera in una realtà di severe restrizioni al movimento, di operazioni militari e di blocco decennale: un breve cartone animato su speranze e cose che si reggono a modo loro.

Parte 1ª

Tilbani, la vera storia

Qualche parola sull’uomo che ha ispirato la storia.

Nur è un personaggio immaginario, ma Mohammed Tilbani, un importante uomo d’affari di Gaza e l’orgoglioso proprietario della fabbrica di dolci Al Awda, è reale in tutto e per tutto. La storia della sua vita riecheggia gli eventi che hanno caratterizzato la regione negli ultimi settantanni. Gli ultimi dieci anni, quelli del blocco imposto da Israele sulla Striscia di Gaza, sono stati i più difficili della sua vita professionale.

Tilbani ha fondato la fabbrica Al Awda quarant’anni fa (al awda significa “il ritorno”). Non esiste bambino a Gaza che non riconosca il gusto del gelato Al Wada, delle cialde e dei biscotti venduti nei negozi di dolci e nei chioschi in tutta la Striscia. L’azienda costantemente si reinventa e introduce nuovi prodotti.

Mohammed Tilbani è nato nel 1952 nel campo profughi di Maghazi a Gaza. La sua famiglia è originaria della zona di al-Sharia (nel Negev / Naqab), dove si trova oggi la comunità di Netivot. I suoi genitori arrivarono profughi a Gaza nel 1948. Dopo la guerra del 1967 e l’apertura del confine negli anni settanta, Tilbani, come decine di migliaia di altri giovani di Gaza, andò a lavorare in Israele. Nel 1977 prese i soldi che aveva messo da parte come operaio edile prima e come appaltatore poi, e aprì in casa un piccolo laboratorio di dolci. All’inizio consisteva in non più che qualche vassoio e ciotola utilizzati per produrre dolci che vanivano confezionati per la vendita nei negozi della Striscia.

Mohammed Tilbani al valico di Erez
Nel 1980, Tilbani riuscì a comprare in Israele alcuni macchinari di seconda mano e aprì una vera fabbrica nella città di Deir al-Balah. Iniziò a fare cialde e dolci, arricchendo poco a poco l’offerta con un’ampia varietà di prodotti di pasticceria. Nel 2000, investì in una fabbrica di gelato e iniziò la produzione di gelati e ghiaccioli. Nel suo momento più alto la fabbrica Al Awda ha impiegato 400 persone, commercializzando il 60 % dei suoi prodotti in Cisgiordania e il 5 % in Israele.

Il 30 maggio 2007 un camion lasciò la fabbrica Al Awda di Gaza verso la Cisgiordania per quella che sarebbe stata la sua ultima consegna da Gaza fino ad oggi. Nel giugno 2007, in seguito alla vittoria elettorale di Hamas a Gaza, Israele chiuse i valichi alle merci in uscita, mettendo fine al commercio di Al Awda con la Cisgiordania e Israele. Israele continua, dopo dieci anni, a vietare la vendita in Cisgiordania e Israele di alimenti confezionati di Gaza. Per essere precisi, ci sono stati ben due camion di prodotti che sono usciti da Gaza verso la Cisgiordania tra il 2007 e il 2014. Entrambi trasportavano barrette prodotte da Al Awda da distribuire agli scolari in Cisgiordania nel quadro di un progetto speciale del Programma Alimentare Mondiale, approvato da Israele come gesto una tantum.

Il blocco può avere contenuto le ambizioni di Tilbani, ma non le ha potute soffocare del tutto. Nel giugno 2014, per esempio, ha spedito 2,5 tonnellate di biscotti in Italia solo per poter imparare come far funzionare una macchina confezionatrice che aveva acquistato per la fabbrica. Per quanto incredibile possa sembrare, è stato più facile inviare i biscotti all’estero che ottenere da Israele un permesso di ingresso a Gaza per un tecnico italiano che formasse i dipendenti della fabbrica.

Alla fine di luglio 2014, nel bel mezzo dell’operazione Margine Protettivo, la fabbrica di Tilbani ha subito un colpo diretto. A causa della carenza di acqua a Gaza, un incendio, scoppiato in fabbrica a seguito del bombardamento, è andato avanti per due giorni. Per le difficoltà incontrate nel portare rifornimenti a Gaza attraverso il valico di Kerem Shalom, Tilbani aveva stoccato in magazzino materiali a sufficienza per garantire sei mesi di attività. L’incendio distrusse tutto, comprese attrezzature, macchinari e migliaia di litri di carburante destinato ai generatori utilizzati dalla fabbrica nei regolari blackout.

Oggi, a 65 anni, Tilbani continua a battersi per crescere e rinnovarsi lavorando in modo creativo per produrre nuovi prodotti, utilizzare nuove tecniche di produzione e sviluppare nuovi mercati. In questi giorni sta lavorando all’impianto di una seconda fabbrica ad Hebron, che gli consentirà di vendere di nuovo prodotti in Cisgiordania. Considerato che non può importare a Gaza i componenti necessari per costruire nuove linee di produzione e che Israele continua a vietare la vendita di alimenti confezionati a Gaza in Cisgiordania, l’apertura di una succursale di Al Awda è l’unico modo per tornare sul mercato nell’altra parte del territorio palestinese. L’investimento è motivo di preoccupazione anche per un uomo d’affari esperto come Tilbani: “E se il mio permesso di uscita viene revocato? Come potrei gestire il nuovo stabilimento?” Descrive i coraggiosi sforzi messi nella costruzione ed espansione di un’attività redditizia e che dà lavoro a numerosi dipendenti in condizioni di una tale incertezza. La sopravvivenza, per non parlare del successo, della fabbrica dipende dalla libertà di movimento del suo proprietario, e questa libertà è alla mercè delle autorità israeliane. La storia di Tilbani e Al Awda è, se vogliamo, un’allegoria dell’economia palestinese e della vita dei residenti di Gaza.

A differenza del personaggio del film d’animazione, il vero Tilbani ha un erede. Uno dei suoi tredici figli gestisce con lui la fabbrica e un altro studia ingegneria all’estero. Il figlio di Tilbani fino all’anno scorso era solito accompagnare il padre nei suoi viaggi d’affari in Cisgiordania e all’estero, poi Israele ha revocato la sua licenza di operatore commerciale e messo sotto “blocco di sicurezza”. Non può più viaggiare; nessuno sa perché, e non c’è nessuno a cui chiedere. Ora Tilbani padre deve occuparsi degli affari fuori Gaza per conto proprio e continua a viaggiare, nonostante l’età. Proprio come il suo alter ego del cartone animato, non ha intenzione di lasciare. “Non mi piace il sangue e non mi piacciono le guerre. Mi piace costruire cose “, dice Tilbani.

I bambini come Nur, vale a dire, i suoi alter ego reali, meritano un futuro migliore di quello attualmente in serbo per loro. La giovane popolazione di Gaza è composta da bambini che hanno grandi sogni e grandi talenti: da futuri manager di fabbrica, medici, ingegneri, artisti, insegnanti, atleti e musicisti. Tutto questo potenziale può e deve essere realizzato a beneficio sia della società palestinese che della regione nel suo complesso. A creare ostacoli non è una calamità naturale o il destino – è la fallimentare politica israeliana del blocco. Alcuni, sbagliando, credono che il blocco sia motivato da considerazioni per la sicurezza di Israele quando, invece, contraddice il paradigma della sicurezza sottoscritto dal sistema stesso che lo impiega. Non c’è né giustizia né saggezza nello scavare un solco tra i giovani e i loro sogni. Dopo cinquant’anni di occupazione e dieci di blocco, nessun momento è mai stato migliore di quello presente per un cambiamento.

Parte 2ª

Il film e la realtà

 

La Striscia di Gaza si trova a poca distanza dalle principali città israeliane. I piloni della centrale elettrica di Ashkelon possono essere visti quasi ovunque a Gaza, e le comunità israeliane adiacenti alla recinzione perimetrale possono essere facilmente visibili dalla Striscia. L’inquinamento dell’acqua marina di Gaza a causa dei liquami non trattati scaricati in mare per la grave scarsità di elettricità a Gaza, ha un impatto anche su Israele. All’inizio di quest’anno, due spiagge di Ashkelon sono state vietate alla balneazione a causa dell’inquinamento. La vita ad Ashkelon e nelle altre comunità limitrofe non potrebbe essere più diversa da quella a Gaza, ma il loro destino è inscindibile.

La fabbrica di Al Awda è stata bombardata durante l’operazione Protective Edge e da allora non è stata completamente ricostruita.

La popolazione di Gaza è molto giovane: il 40 % dei suoi residenti sono ragazzi al di sotto dei 15 anni. Molti di questi giovani, proprio come il personaggio di Nur, sono molto ambiziosi, industriosi e creativi. Potrebbero costruire un futuro completamente diverso per Gaza e per la regione nel suo complesso, se solo le politiche verso Gaza dessero loro la possibilità di sbocciare.

 

Parte 3ª

10 anni di blocco 2007-2017

 

2007 – Israele stringe d’assedio la Striscia di Gaza dopo la vittoria elettorale di Hamas in giugno, chiudendo il valico di Karni e bloccando l’ingresso e l’uscita di beni così come il movimento della popolazione. In settembre dichiara Gaza “entità ostile”. Israele apparentemente escogita delle formule per calcolare il minimo di calorie da assumere necessarie a prevenire una crisi umanitaria, riduce la quantità di combustibile e elettricità venduta a Gaza e limita la zona di pesca a tre miglia nautiche al largo della costa.

2008 – L’operazione Piombo Fuso inizia in dicembre. Le centrali elettriche di Gaza sono di nuovo colpite. Ingenti i danni a edifici privati e pubblici, come alle infrastrutture elettriche, idriche e fognarie. Centinaia i morti e migliaia i feriti.

 

 

2009 – Israele firma un protocollo che proibisce di fatto ai palestinesi di Gaza di spostarsi in Cisgiordania per il ricongiungimento familiare.

 

 

 

2010 – La marina israeliana abborda la nave turca Mavi Marmara, 9 attivisti a bordo finiranno per essere uccisi.

Seguono pressione internazionale e inchieste. Israele rimuove la maggior parte delle restrizioni all’ingresso di beni civili a Gaza, ad eccezione di articoli “a doppio uso” e consente l’ingresso di materiali da costruzione solo per le organizzazioni internazionali. Inizia a limitare le esportazioni all’estero da Gaza.

2011 – L’aviazione militare israeliana colpisce un tunnel a Gaza. Per tutto l’anno il contrabbando che corre attraverso i tunnel dal deserto del Sinai a Gaza si intensifica. Le aperture del valico di Rafah aumentano notevolmente dopo che la Fratellanza Musulmana prende il potere in Egitto e il valico rimane aperto per la maggior parte del tempo, permettendo ai residenti di Gaza di viaggiare da e verso l’Egitto.

2012 – L’operazione Pilastro di Difesa inizia a novembre. Israele successivamente aumenta la zona di pesca a 6 miglia nautiche dalla costa e dichiara che gli agricoltori potranno avvicinarsi fino ad una distanza di 100 metri dal confine.

 

2013 – La scoperta in settembre di un tunnel nei pressi di un kibbuz della comunità di Ein Hashlosha mette fine a un brevissimo intervallo durante il quale Israele aveva permesso l’ingresso di materiali da costruzione a Gaza per il settore privato. Tutto il materiale da costruzione è vietato. La disoccupazione aumenta. Nel corso dell’anno, l’Egitto distrugge la maggior parte dei tunnel del contrabbando del Sinai e chiude spesso il valico di Rafah.

2014 – L’operazione Margine Protettivo inizia in luglio – la più mortale e più distruttiva fase di combattimento su Gaza fino ad oggi. L’operazione termina con una tregua. E’ stabilito il GRM e viene concesso l’ingresso a Gaza di più materiale da costruzione. Permessi per visite familiari in Cisgiordania vengono leggermente aumentati. Il divieto di vendita di beni di Gaza in Cisgiordania è revocato in novembre.

 

2015 – Israele permette la vendita limitata di prodotti di Gaza nel proprio territorio per gli ebrei che osservano la shmita (pratica per cui i proprietari ebrei di terreni li devono tenere incolti). Il valico di Rafah apre solo 32 giorni non consecutivi in tutto l’anno.

 

 

2016 – In marzo Israele vieta l’ingresso per circa due mesi a Gaza di cemento destinato a uso privato. Nel corso dell’anno, migliaia di permessi commerciali concessi ai residenti di Gaza sono revocati ed è negato il viaggio in Israele o in Cisgiordania. Aumentano i rifiuti di sicurezza.

 

2017 – La prima metà dell’anno vede una drastica caduta delle uscite di palestinesi dal valico di Erez e in particolare uscite di commercianti, prova di un ulteriore irrigidimento del blocco.

 

 

Trad. Simonetta Lambertini

Fonte: http://features.gisha.org/gazas-candy-kingdom/

 

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