“L’insulto” sfida il BDS – E potrebbe anche vincere un Oscar

Oggi vedo Israele come un dettaglio; non è un problema. La mia battaglia è dentro, e con ciò intendo all’interno dell’Islam: l’Islam fondamentalista, la mentalità degli uomini, la liberazione e l’emancipazione delle donne.

di Sheerly Avni, 11 gennaio 2018

Lo scorso ottobre, al Festival del Cinema di Venezia, l’attore palestinese Kamel el Basha ha vinto la Coppa Volpi come miglior attore per la sua interpretazione nel film di Ziad Doueiri “L’insulto”. Basha, attore di teatro stimato ma di basso profilo, qui nel suo primo ruolo importante in un film, interpreta Yasser, orgoglioso profugo palestinese di Beirut che scambia insulti con Tony, cristiano libanese, nel tentativo di riparare un pluviale che esce dall’appartamento di Tony. Quello che dovrebbe essere un semplice scoppio di rabbia, tipico della forte pressione che si vive in città, si gonfia a dismisura quando Tony decide di portare Yasser in tribunale.

“L’insulto”, riflessivo e teso dramma di tribunale che esplora i modi in cui l’ombra dell’oppressione israeliana sui palestinesi ha plasmato la psiche libanese per decenni, è già stato selezionato per l’Oscar. Il successo del film dovrebbe essere visto come un trionfo per i palestinesi: un ritratto profondamente umanizzante della complessità dell’esperienza palestinese e un attore palestinese riconosciuto a livello internazionale per il suo talento.

Ironia della sorte, “L’insulto” è stato rimosso dalla scaletta di spettacoli di ottobre 2017 a Ramallah. E il movimento BDS ha accusato Douieri di normalizzare i rapporti con Israele (dove ha girato alcune parti del suo film del 2007, “The Attack”). Questa confusa risposta del mondo reale sottolinea ulteriormente la rilevanza dell’esplorazione del film sui modi in cui la politica, i traumi e le divisioni all’interno di una regione si esprimono: in modo disordinato. Teso e riflessivo, “L’insulto” offre sia un’esposizione di quel disordine, sia un suggerimento quasi tenero di come possiamo cominciare a mettere ordine.

Doueiri ha parlato con noi da casa sua sull’incidente che ha ispirato il film, i suoi conflitti con il BDS, e com’è stato scrivere la sceneggiatura insieme a sua moglie e cosceneggiatrice di lunga data, Joelle Touma, mentre stavano divorziando.

Non hai davvero scelto le parti nel senso tradizionale. Sia Tony che Yasser hanno sofferto enormemente e il pubblico si lega a entrambi in momenti diversi. Infatti, per quanto si odino l’un l’altro, ci sono momenti in cui Tony e Yasser sono i due personaggi del film che il pubblico ama veramente. Perché hanno integrità e dignità.

Esattamente. L’integrità e la nobiltà, la nobiltà dei loro sentimenti, è qualcosa che abbiamo scritto fin dall’inizio. Questi due personaggi sono nobili e dignitosi. Quello che avevamo era una storia di personaggi molto positiva: quello che cerca giustizia e un altro che non crede nella giustizia. Questo è un tema molto interessante. Ecco come è iniziata.

E poi c’è il discorso in contrapposizione degli avvocati che li rappresentano in tribunale, che nel bene e nel male, inquadrano i loro argomenti attorno a tutte le ferite profonde all’interno della società libanese. Stanno manipolando la verità per ottenere pubblicità?

Forse avvertiamo che stanno utilizzando il processo per la propria agenda personale, ma non è davvero così, la maggior parte dei metodi degli avvocati è manipolativa, ma stanno dicendo verità.

Tu e Joelle Touma avete scritto “L’insulto” mentre eravate in procinto di divorziare, il che è piuttosto sorprendente. Come avete fatto?

Beh, è stato un divorzio consensuale, non c’è stato alcun conflitto, voglio dire che entrambi siamo giunti alla stessa conclusione, il che ha reso tutto più facile. E’ stata la sceneggiatura più semplice che abbiamo mai scritto insieme! Perché conoscevamo il materiale molto bene.

E siete cresciuti su lati opposti dello spettro politico, è corretto?

Lei è cresciuta in una famiglia di destra – o meglio, erano di destra durante la guerra … Non sto dicendo che sono di destra nel senso negativo in cui se ne parla oggi. Da allora ha dovuto riesaminare il modo in cui è stata allevata e riesaminare chi sono i nemici. Anch’io. Vengo da una famiglia filopalestinese di sinistra molto politicizzata. Ho dovuto contestare la visione militante di mia madre e mio padre nel mondo.

Come avete deciso chi avrebbe scritto l’uno o l’altro punto di vista?

La parte interessante è che abbiamo preso subito la decisione di scambiarci i ruoli. Lei ha scritto il dialogo dell’avvocato che ha difeso Yasser. E io, proprio perché sono stato allevato da una famiglia di attivisti filo-palestinesi, ho deciso di scrivere le scene del protagonista cristiano. Così ci siamo scambiati di posto. E questo ci ha permesso di avere sempre una certa empatia per l’avversario.

Empatia per l’avversario, e la domanda se una cosa del genere sia possibile, è una parte importante di ciò che guida questo film. Si è basato su un vero incidente, ma nel tuo caso, hai insultato qualcuno, ti sei scusato ed è finita lì.

E’ stata la scintilla che mi ha fatto pensare all’intera faccenda e ha iniziato a crescere nella mia testa, ho pensato, “se iniziamo con un incidente così sciocco”, ma si intensifica e poi mesi dopo porta il paese al limite di una guerra civile. In Libano una cosa del genere potrebbe facilmente accadere – in effetti è successo. Fu una partita di football nel 1860 a provocare una guerra civile. Sai? I libanesi sono molto appassionati … è una cosa buona e cattiva allo stesso tempo.

Come la battuta del tuo film “Viviamo in Medio Oriente, la parola “offensivo” è nata qui!”

(ride)

Un discorso anti-palestinese molto specificamente ebraico si è insinuato nella società libanese, ed è la ripetizione di Tony di una verità lapalissiana israeliana che contribuisce alla escalation del conflitto con Yasser: “Come dicono gli ebrei, non perdi mai l’occasione di perdere un’occasione.” In che modo l’ombra del discorso anti-palestinese israeliano forma questi conflitti?

Guarda, la storia del Libano, di Israele e dei palestinesi è così intrecciata. Non puoi separarla. Proprio come quella tedesca e quella ebraica, e la storia nera in America. Anch’io pensavo che la “grande lotta” sarebbe sempre stata quella degli arabi contro quella israeliana.

Non è così?

Oggi vedo Israele come un dettaglio; non è un problema. La mia battaglia è dentro, e con ciò intendo all’interno dell’Islam: l’Islam fondamentalista, la mentalità degli uomini, la liberazione e l’emancipazione delle donne. Prima di combattere la grande battaglia devi fare pulizia in casa tua e, a essere onesti, penso che la casa araba sia molto sporca per essere molto onesta. Lo so – meglio non usare le mie parole per essere politicamente corretto.

No lo farò, è provocatorio e interessante. D’altra parte, potresti nutrire un certo discorso sull’ingovernabilità araba che viene spesso usato dalla destra israeliana. Hai paura di essere visto come un filo-israeliano o filo-sionismo?

Non ci sono problemi. Sai che possono accusarmi di qualsiasi cosa vogliano. E sai, la mia lotta non è con Israele oggi. La mia lotta è con il BDS. E loro non mi spaventano – li spavento.

Perché?

Perché dico la verità in “L’insulto”. Guarda, anche i palestinesi hanno commesso massacri. Sabra e Shatila non è la madre di tutte le stragi. Anche i palestinesi hanno commesso molte atrocità, nessuno osa parlarne perché bisogna sempre attrarre simpatia sul popolo palestinese. Ma in questo film uso le riprese di un massacro di cristiani libanesi da parte di palestinesi. È un film documentario, valido come qualsiasi cosa su Sabra e Shatila, o su Auschwitz, o su Treblinka, la Battaglia di Wounded Knee o su qualsiasi cosa. Questo è un fatto.

Fatto ma non condanna di un popolo. E la performance di El Basha è una rappresentazione meravigliosa e sfumata di un uomo d’onore che cerca di venire a patti con il proprio trauma. È per questo che l’insistenza del boicottaggio su di te sembra strana.

Qui Kamel El Basha vince un premio per il ritratto che fa di questo dignitoso personaggio palestinese e il BDS rende più difficile per lui essere acclamato nella sua terra. Questo è il BDS: abbaiano ad Oxford, Berkeley e Manchester, e dicono “oh, vogliamo la libertà di parola” e poi le loro stesse azioni dicono esattamente il contrario. Ken Loach fa il contrario. Roger Waters fa il contrario. Questo è ipocrita.

** Ti riferivi un po’ a questi attivisti quando l’avvocato filo-cristiano dice “l’oppressore umilia gli oppressi con la sua generosità?”

Probabilmente. L’80% del dialogo che ho messo nella bocca di quell’avvocato è stato puramente una reazione al BDS. Ho sempre guardato la vita un po’ nelle sfumature del grigio, non c’è un bene supremo, non un male supremo. Ma sto cambiando, mi sento come se il mio prossimo film dovesse riguardare il bene supremo e il male supremo. Perché sto diventando più radicale. È un momento folle nel mondo, un mondo bipolare, e penso che forse dopo tutto ci sono il bianco e il nero.

Qual è il prossimo progetto?

Voglio ritrarre gente come il BDS in una luce molto negativa. Questo è tutto per il momento. Ziad non sarà il pacificatore, il bravo ragazzo tranquillo. Questo è tutto. Penso di avere un’agenda contro di loro, e probabilmente lo farò nel mio prossimo film.

 

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina

Fonte: https://forward.com/culture/391929/the-insult-challenges-bds-and-it-may-just-win-an-oscar/

 

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