Nel gennaio 2017, alle Nazioni Unite, il Sud Africa ha attaccato Israele come “l’unico stato al mondo che può essere definito come uno stato razzista”.
Il diplomatico sudafricano dr. Clinton Swemmer, parlando nel corso della Revisione Periodica Universale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha proseguito facendo diverse raccomandazioni: che Israele arresti la costruzione di suoi insediamenti, cessi la sua “arbitraria detenzione di bambini palestinesi” e metta fine al suo razzismo contro gli africani.
Questa non è la prima volta che il Sud Africa sfida Israele per le sue politiche di apartheid contro i nativi palestinesi. Nel 2014, il governo del Sud Africa fece appello “al governo di Israele di cessare le sue attività che ricordano gli allontanamenti forzati dell’apartheid…”.
In un rapporto del 2009 commissionato dal governo del Sud Africa, il Consiglio delle ricerche delle scienze umane ha concluso che Israele è colpevole di apartheid. Questa posizione è stata confermata dal Tribunale Russel per la Palestina, che si è riunito a Cape Town nel novembre 2011.
Nel 2012, sia il Comitato delle Nazioni Unite sull’Eliminazione della Discriminazione Razziale che il Consiglio per i diritti umani ha formulato constatazioni di razzismo da parte dello stato di Israele. Un rapporto del 2017 della Commisiione economica e sociale per l’Asia occidentale delle Nazioni Unite ha dettagliato come Israele abbia stabilito “un regime di apartheid che opprime e sottomette il popolo palestinese nel suo insieme”.
Amnesty International, Human Rights Watch e diverse altre organizzazioni per i diritti umani hanno emesso rapporti del genere e hanno sollecitato un’azione per chiederne conto ad Israele.
Trad. Raffaele Simonetti