Libraio di New York cede ai sostenitori di Israele in seguito a violente minacce

Le minacce sioniste al libraio: “fareste meglio a stare attenti” – “qualcuno potrebbe farsi male”. Copertina – Una pagina del libro ‘P è per Palestina’. (Per gentile concessione di Golbarg Bashi)

Ali Abunimah, 13 febbraio 2018

 

Un libraio di New York dopo avere ricevuto minacce di violenza da parte di sostenitori di Israele ha ceduto alla richiesta di firmare una dichiarazione di rifiuto del movimento nonviolento per i diritti dei palestinesi BDS – boicottaggio, disinvestimento e sanzioni.

Nella dichiarazione, scritta da un rabbino locale, si afferma anche che Israele ha “diritto di esistere”.

Columbia University Students for Justice in Palestine e Columbia/Barnard Jewish Voice for Peace hanno a loro volta lanciato una petizione per boicottare la libreria Book Culture a meno che non ritiri la dichiarazione.

Book Culture ha rilasciato la dichiarazione dietro  minacce e intimidazioni subite perché promuoveva un libro per bambini chiamato ‘P è per Palestina’.

La  petizione, firmata da 18 membri di facoltà e da quasi 200 studenti, ex-studenti e membri della comunità, accusa Book Culture di “piegarsi alle pressioni dei gruppi filo-israeliani che cercano di silenziare rappresentazioni letterarie del diritto palestinese a resistere”.

“La soppressione letteraria da parte di Book Culture è profondamente avvilente, soprattutto in considerazione della sua dichiarata fedeltà alla libertà di parola e ai valori progressisti”, si legge nella petizione.

Molti studenti della Columbia e di altri college della zona ordinano i loro libri di corso dal libraio indipendente.

I gruppi studenteschi paragonano la capitolazione di Book Culture al recente arretramento fatto dal consiglio comunale di New Orleans con l’abrogazione di una norma sui diritti umani perché preoccupato che potesse essere utilizzata contro le responsabilità di Israele.

La paragonano anche alla cancellazione fatta dalle Nazioni Unite di un rapporto sull’apartheid israeliano.

Tali cedimenti “incoraggiano le organizzazioni sioniste che si mobilitano contro i diritti umani palestinesi; vedono che violenza, ricatto e tattiche di censura funzionano”, hanno dichiarato gruppi di studenti confermando l’appello al boicottaggio.

“La gente potrebbe farsi male”

Chris Doeblin, comproprietario di Book Culture, ha detto che non appena si è diffusa la notizia che il 18 novembre una delle filiali del negozio avrebbe ospitato una lettura di Golbarg Bashi, autrice del libro dell’alfabeto per bambini ‘P è per Palestina’, è seguita “una terrificante e virulenta tempesta”.

“Noi, lo staff e il negozio in generale, abbiamo ricevuto minacce di caos, violenza, blocco, boicottaggio e simili con e-mail, di persona e con telefonate”, ha dichiarato Doeblin a The Electronic Intifada.

“Il giorno stesso dell’evento, i proprietari del negozio sono venuti e si sono uniti per proclamare di persona che non ci saremmo fatti intimorire a togliere il libro o a rifiutare di ospitare la presentazione di ‘P è per Palestina’”, ha affermato.
“Dopo l’evento attacchi pubblici e sforzo di censurare il libro sono continuati”, ha aggiunto Doeblin.

Alla domanda di descrivere le minacce, Doeblin ha detto: “Per esempio: “fareste meglio a stare attenti” e “qualcuno potrebbe farsi male”.

Il negozio era a tal punto preoccupato da informare il dipartimento di polizia di New York, anche se, ha detto Doeblin, non fu mandato nessun agente a vigilare sull’evento come richiesto.

Alla domanda se avrebbe qualificato come filo-israeliane le persone che facevano minacce, Doeblin ha risposto: “Sì, assolutamente”.

Il negozio ha tentato di placare la rabbia.

Doeblin ha dichiarato a The Electronic Intifada che su richiesta di un “gruppo di giovani madri” che attaccavano ‘P è per Palestina’, il suo negozio ha ospitato una lettura di un libro per bambini che glorifica combattenti israeliani nella Guerra del 1967 che ha segnato l’inizio della brutale, tuttora in corso, occupazione di Israele e la sua colonizzazione illegale della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e delle alture del Golan in Siria.

“Mommas” arrabbiate

L’autrice di ‘P è per Palestina’, Golbarg Bashi ha dichiarato a The Electronic Intifada che si è scatenato l’inferno su Upper East Side Mommas, gruppo su Facebook con oltre 27.000 membri, dopo che era stato pubblicato un post sulla sua intenzione di fare la lettura.

Bashi è stata colta alla sprovvista dal livello di vetriolo incontrato, manifestato non solo con attacchi scomposti al libro, ma anche con denigrazione dell’autrice iraniano-svedese a causa della sua discendenza.
“All’istante in quel forum mi sono trovata calunniata e minacciata. In una pagina per madri, ho toccato con mano razzismo brutale e pregiudizio di classe”, ha affermato Bashi su Facebook.

Tutto questo per un libro per bambini: come spiega il gruppo per le libertà civili Palestine Legal, ‘P è per Palestina’ presenta una bambina palestinese dai riccioluti capelli neri che accompagna un gruppo eterogeneo di bambini attraverso un’ “illustrata avventura alfabetica in Palestina” con frasi come ‘B è per Betlemme’, ‘F è per Falafel’ e ‘J è per Jesus'”.

Ma ciò che ha scatenato l’ira dei sostenitori di Israele, secondo Palestine Legal, è “l’uso della parola ‘Palestina’ nel titolo del libro” e “l’uso della parola Intifada per illustrare la lettera i”.
Per questo un membro del gruppo delle Upper East Side Mommas ha accusato Bashi di “istigazione alla morte”. Un’altra ha dichiarato: “Non c’è niente di più razzista dei musulmani!!!!!!!”
Tale è stata l’ostilità che i moderatori hanno dovuto chiudere temporaneamente il gruppo.
Ma quello non è stato l’unico forum online di incitamento contro Bashi e il suo libro.

Incitamento e intimidazione

Devo riconoscere che ci sono state molte madri gentili e aperte, che con diversi backgrounds,  hanno dedicato tempo per esprimermi il loro sostegno e   persino difesa in quel forum. Questo mi  ha scaldato il cuore.

Il 20 novembre la pagina Facebook “United With Israel” ha pubblicato un attacco a ‘P è per Palestina’, strepitando: “Non possiamo credere che un libro per bambini così disgustoso, che sostiene la violenza, venga venduto proprio negli Stati Uniti !!!”
Quasi 2.000 utenti di Facebook hanno “gradito” il post cliccando sul “libro malsano” e decine di persone hanno risposto all’appello a boicottare chiunque lo vendesse.
Ci si è spostati rapidamente verso un aperto bigottismo contro i musulmani.

L’istigazione online si è trasformata in aggressione nella vita reale: quando un gruppo di genitori ebrei progressisti a New York ha deciso di mostrare sostegno a ‘P è per Palestina’ organizzando una lettura per i loro figli ad una festa di Hanukkah, c’è stata l’invasione di un violento gruppo di destra. “Mentre i nostri figli si sedevano per ascoltare ‘P è per Palestina’, quattro membri in uniforme della Jewish Defense League si sono messi in posizione dietro di loro e hanno iniziato a filmare e a molestarli”, ha raccontato la mamma e attivista antirazzista Emmaia Gelman.

Ma l’odio e l’incitamento non sono arrivati solo dalla Jewish Defence League. Settori apparentemente progressisti sono stati senza dubbio ancora più efficaci nei loro odiosi attacchi.

Scritto da rabbino

A novembre il rabbino Ammiel Hirsch, della Stephen Wise Free Synagogue nell’Upper West Side di New York, teoricamente progressista,  dichiarò che l’inserimento nel libro della parola “intifada” significava “promuovere omicidio”, e di conseguenza a Book Culture non sarebbe stato permesso di partecipare alla prossima fiera del libro della sinagoga perché vendeva ‘P è per Palestina’.

E’ stato allora che i proprietari di Book Culture furono chiamati in sinagoga.
“Ci chiesero di accettare una dichiarazione, che è ormai documento pubblico, scritta dal rabbino,” ha scritto Doeblin a The Electronic Intifada. “Alcuni passi della dichiarazione ci mettono in una luce pro-Israele e anti-BDS”.
Doeblin insiste che non gli è mai stato chiesto di chiudere con la vendita del libro e che non avrebbe accettato di farlo anche se, secondo Palestine Legal, la libreria per un certo periodo “ha nascosto” il libro “dietro il registratore di cassa”.

Ai primi di febbraio i negozi di Book Culture sulla 112th Street e a Broadway sulla 114th Street hanno detto di avere copie in magazzino. Il libro è stato pubblicato e venduto online dalla stessa casa di Bashi, che si autodefinisce come una “start-up educativa per bambini diversi, focalizzata su regioni e lingue con testi arabi e persiani”.

Nella dichiarazione pubblicata sul sito web della sinagoga il 29 novembre, Book Culture esprime “rammarico per non avere preso del tutto in considerazione le implicazioni politiche o collettive del libro per bambini ‘P è per Palestina’ della D.ssa Golbarg Bashi, né abbiamo previsto il dolore e l’angoscia causati nella nostra comunità”.

Book Culture afferma inoltre che “ci opponiamo al terrorismo o ad altre forme di violenza perpetrate contro civili israeliani durante l’intifada o in seguito. Qualsiasi impressione contraria suggerita dal libro non è il nostro punto di vista.”
“Sosteniamo il diritto di Israele di esistere”, aggiunge la dichiarazione. “Non appoggiamo il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS).”

“Sotto l’autobus” (ndt. “Gettare (qualcuno) sotto l’autobus” è una frase idiomatica in inglese americano che significa tradire un amico o un alleato per ragioni egoistiche.)

A Bashi e ai sostenitori dei diritti dei palestinesi la dichiarazione ha procurato shock e costernazione.
“E’ stato molto triste leggerla – conosco Chris da molto tempo – sai, il modo in cui mi ha buttato sotto l’autobus”, ha detto Bashi a The Electronic Intifada.

Secondo i gruppi di studenti (ndt. sostenitori della petizione) la dichiarazione “elude la violenza strutturale perpetrata sui palestinesi dallo stato di Israele”.

Si è fatta “una commistione razzista tra il termine ‘intifada’ e  terrorismo” e “si insinua che il libro promuova il terrorismo menzionando le intifada” – le successive sollevazioni palestinesi contro l’occupazione militare israeliana.
I gruppi di studenti fanno notare inoltre che la dichiarazione include il rifiuto del BDS e un’affermazione del “diritto di esistere” di Israele, anche se ‘P è per Palestina’ non fa riferimento a nessuna delle due cose.

In seguito alla pubblicazione della dichiarazione di Book Culture da parte della sinagoga, studenti e docenti hanno firmato la petizione che chiede il boicottaggio del negozio fino a quando non cancellerà la dichiarazione.


Gli studenti si sono dati da fare per persuadere il negozio a fare questo passo.
“In diversi incontri con uno dei proprietari, Chris Doeblin, abbiamo spiegato i problemi che per noi comportava il contenuto della dichiarazione, il precedente che così si è stabilito e dunque la decisione di lanciare la petizione,” hanno dichiarato all’inizio di febbraio Columbia Students for Justice in Palestina e Columbia / Barnard Jewish Voice for Peace.

Secondo i gruppi di studenti, Doeblin “inizialmente si era mostrato interessato a rilasciare una dichiarazione pubblica riconoscendo i problemi creati dalla dichiarazione della Stephen Wise Free Synagogue”, ma poi si era tirato fuori, scrivendo loro in una email di essere arrivato alla “conclusione che la cosa migliore è non fare ora ulteriori dichiarazioni.”

Doeblin ha dichiarato a The Electronic Intifada che durante gli incontri “abbiamo avuto molte difficoltà a trovare un linguaggio adeguato – non volevo ritirare ciò che avevamo sottoscritto nella dichiarazione, poiché questo avrebbe solo causato più confusione.”

“Entrambe le parti”

Ma ora anche Doeblin sembra riconoscere – senza dirlo esplicitamente – che firmare la dichiarazione è stato da sconsiderati.
“Non voglio essere offensivo con nessuno, ma pensavamo che fosse una dichiarazione rilasciata ad un gruppo limitato di fedeli”, ha detto Doeblin.
“Se seduti nella stanza con il rabbino ci avesse detto “guardate che faremo insieme una dichiarazione pubblica da rilasciare al mondo”, forse saremmo stati molto più cauti e molto meno disponibili nei suoi confronti a scrivere qualsiasi cosa senza modificarla.”
Doeblin ha anche detto che il BDS era “qualcosa di cui addirittura non eravamo al corrente”.
Non volendo cedere, Doeblin ora presenta Book Culture come vittima sfortunata e dalle buone intenzioni presa tra due parti in lotta e inflessibili.
Sottolinea che il negozio appoggia attivamente ‘P è per Palestina’ con una prenotazione di ordine di 100 copie e la promessa di promuoverlo.
“Ci rifiutiamo di essere usati e politicizzati da qualsiasi parte”, ha aggiunto Doeblin. “Il nostro obiettivo è quello di continuare a trovare libri che appoggiano e avversano qualsivoglia idea di chiunque nei nostri negozi”.
Ha detto a The Electronic Intifada che è stato “penoso” ascoltare minacce di boicottaggi da “entrambe le parti”.

Ingannevole

Eppure questo sforzo di equiparare le due “parti” è fuorviante – anche se è il genere di posizione a cui i palestinesi sono abituati da numerosi articoli mainstream e liberali.
Alla domanda se Book Culture o il suo personale abbiano ricevuto minacce di violenza da persone che avrebbe definito pro-palestinesi, Doeblin ha risposto un conciso: “No”.
Ha riconosciuto che la lettura del libro per bambini che glorifica l’attacco di Israele del 1967 era passata senza “nessun impedimento, nessuna minaccia”.
Doeblin ha riconosciuto che i sostenitori dei diritti dei palestinesi non gli hanno chiesto di fare una qualche dichiarazione che avalli il loro punto di vista, ma semplicemente di annullare la dichiarazione che ha firmato per placare i gruppi anti-palestinesi.

“Mentre la Stephen Wise Free Synagogue e altri sostenitori di Israele nella comunità cercano di costringere Book Culture a prendere una posizione politica, la nostra richiesta è sempre stata quella di mantenere Book Culture come uno spazio neutrale”, affermano i gruppi di studenti.

Aggiungono che non stanno chiedendo alla libreria di prendere una posizione sul BDS, o di approvare o condannare libri particolari.

“Tutto quello che chiediamo è che Book Culture faccia valere il proprio ruolo di spazio comunitario per l’istruzione e il dialogo, di non prendere posizione sulla Palestina e sulla letteratura della Palestina, proprio come fa con i suoi libri che coprono l’intero spettro politico.”

Doeblin insiste sul fatto che qualsiasi cosa la gente pensi della sua posizione, “credo che sia molto importante avere e supportare librerie e mezzi di informazione indipendenti.” Dice che è sbagliato per “chiunque cercare di boicottare o chiudere una libreria”.
Questa posizione troverà indubbiamente un istintivo sostegno tra alcuni liberali.

Perché boicottare?

Ma gli attivisti del boicottaggio sottolineano che, mentre implora una discussione aperta, Book Culture è in collusione con vecchie tattiche israeliane di bullismo che hanno sistematicamente interrotto la libera discussione diffamando i palestinesi e la loro causa come dei violenti e “terroristi” per natura.
“Scegliamo di boicottare perché sappiamo che, negli anni passati, la mobilitazione della comunità si è dimostrata una strategia efficace per rendere Book Culture responsabile della sua visione progressista, come nel passato caso di comportamento anti-sindacale di Book Culture”, affermano i gruppi studenteschi.

“La ragione principale per cui la facoltà progressista ha optato nel corso degli anni di ordinare i libri di testo degli studenti da Book Culture è stata che la libreria era indipendente e progressista rispetto al Columbia Bookstore, che fa parte dell’impero Barnes and Noble,” ha dichiarato a The Electronic Intifada Joseph Massad, uno dei docenti della Columbia che ha firmato la petizione.

“A differenza di Barnes and Noble, Book Culture ha deciso di assumere una posizione pubblica e inequivocabile a sostegno del colonialismo di insediamento e della violenta repressione dei diritti dei palestinesi”, ha aggiunto Massad.

“Abbiamo scelto Book Culture invece di altre librerie perché ritenevamo che fosse un’alternativa più progressista; con la sua nuova posizione è diventata ancora più discutibile di altre”, ha detto Massad.
“Il fatto di essere l’ultima libreria indipendente nel quartiere di Columbia non può in alcun modo essere usato come contrappeso al suo sostegno di destra alla violenza contro i palestinesi originari”.

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina
Fonte: https://electronicintifada.net/content/new-york-bookseller-bowed-israel-supporters-after-violent-threats/23301

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