Le urla occidentali di indignazione per l’assedio di Ghouta suonano vuote – non è probabile che faremo qualcosa per salvare i civili

Come possiamo lamentarci quando non ci occuperemo noi stessi dell’opposizione islamista armata ad Assad (non parlo a questo punto dell’Isis) o tenteremo di organizzare un nostro cessate il fuoco, anche con l’aiuto russo? Dopotutto, stiamo armando queste persone da anni. Copertina – Civili in fuga mentre Ghouta è sotto attacco – Reuters

di Robert Fisk, 21 febbraio 2018

Ecco alcuni fatti crudeli sull’assedio di Ghouta. Ci sono alcune realtà sepolte sotto vere macerie coperte di vero sangue oltre che sotto ipocrite manifestazioni apocalittiche d’orrore occidentali. E’ Sergey Lavrov, il ministro degli esteri russo, che lunedì scorso ha enunciato la  prima e più importante di queste realtà  dichiarando che Mosca e il governo siriano “potrebbero beneficiare [a Ghouta] dell’esperienza acquisita nella liberazione di Aleppo”. Questa semplice frase – che si può tradurre dal russo come “trarre lezione da Aleppo” – è stata considerata dalle poche persone che hanno prestato attenzione come un avvertimento che Ghouta sarebbe stata distrutta.

Ma i russi hanno trascorso molti mesi, insieme ai siriani, a organizzare la partenza dei civili siriani dalla parte est di Aleppo prima che venisse riconquistata; dopo notevoli avanzamenti nelle periferie da parte delle truppe siriane, vi fu in realtà un esodo degli innocenti in cui anche agli oppositori armati del regime fu permesso di andarsene. Molti furono scortati da una polizia militare russa in uniforme e armata che li portò al confine turco. Altri preferirono – avventatamente senza dubbio – spostarsi sotto scorta a Idlib, la grande “discarica” provinciale di combattenti islamisti e delle loro famiglie che ora è, inevitabilmente, anche sotto assedio.

VIDEO – Scene di devastazione in Siria dopo bombardamenti mortali e attacchi aerei e Ghouta orientale

Quello che Lavrov ha in mente è un accordo simile con i ribelli armati di Ghouta. Sia i russi che i siriani hanno contatti diretti con coloro che definiscono “terroristi” – una parola amata dall’Occidente quando attacca gli stessi gruppi islamici di Nusrah (al-Qaeda) come i russi; ecco perché, quando l’anno scorso si è concluso l’assedio dell’ultimo distretto ribelle di Homs, le truppe in uniforme dei russi si sono schierate accanto agli islamici armati e spesso incappucciati che hanno potuto allontanarsi verso Idlib. Visto con i miei occhi.

I “ribelli” / “terroristi” / “islamisti” / “opposizione armata” – scegliete il mantra che preferite – sono, ovviamente, l’altro “fatto” del bagno di sangue di Ghouta che non deve essere affrontato, discusso, menzionato, riferito o addirittura riconosciuto. I combattenti Nusrah a Ghouta – che abbiano o meno esercitato pressione sui civili dei sobborghi perché rimanessero come “scudi umani” – fanno parte del movimento al-Qaeda originario che ha commesso i crimini contro l’umanità in America nel 2001 e che, il più delle volte, è stato pronto a cooperare in Siria con l’Isis, la feroce setta che gli Stati Uniti, l’Unione europea, la NATO e la Russia (aggiungere qui tutti gli altri soliti difensori della civiltà) hanno promesso di distruggere. Alleati di Nusrah sono Jaish al-Islam, ancora un altro gruppo islamista.

Questa situazione è molto strana. Nessuno dovrebbe mettere in dubbio la portata del massacro a Ghouta. O la sofferenza dei civili. Non possiamo lanciare urla di indignazione quando Israele assale Gaza (usando il motivo degli “scudi umani”, lo stesso che i russi usano oggi) e trovare invece delle scuse per il bagno di sangue a Ghouta perché i “terroristi” sotto assedio sono islamisti appartenenti all’Isis contaminati da Al-Qaeda.

Ma questi gruppi armati sono stranamente assenti quando esprimiamo il nostro sdegno per il massacro di Ghouta. Non ci sono giornalisti occidentali a intervistarli – perché noi (anche se di solito non lo diciamo) avremmo avuto le teste mozzate da questi difensori di Ghouta se avessimo provato o addirittura avuto il coraggio di entrare nel borgo assediato. E il filmato che riceviamo non mostra – incredibilmente – un solo uomo armato. Questo non significa che i bambini feriti o morti o i cadaveri insanguinati – sebbene con i volti “sfocati” dai nostri premurosi redattori televisivi – non siano reali o che il film sia falso. Ma il filmato chiaramente non mostra tutta la verità. Le telecamere – o i loro film editor  – non riprendono i combattenti di al-Nusrah che si trovano a Ghouta. Né lo faranno.

Un precedente film d’archivio di assedi – Varsavia nel 1944, Beirut nel 1982, Sarajevo nel 1992 – mostra i veri combattenti che difendevano queste città insieme alle loro armi. Ma le riprese di Ghouta – come quasi tutti i film di Aleppo est – non contengono una cornice di riconoscimento dell’esistenza di questi uomini armati. Né mi sono imbattuto in un solo accenno ad essi nei nostri commenti sulla sofferenza dei civili, salvo riferimenti parziali a Ghouta nei media statunitensi e europei come “controllata dai ribelli”. Chi, allora, ha ucciso a colpi di mortaio i sei civili – 28 sono stati i feriti – nel centro di Damasco controllato dal governo 24 ore fa? Una piccola percentuale dei morti di Ghouta, certo. Ma sono stati uccisi dai fantasmi?

Questa è un’omissione importante – perché la chiave per una qualsiasi fine di quest’area di uccisioni civili e dei suoi ultimi 250 morti risiede nella capacità di aprire una qualche forma di contatto immediato tra gli assedianti armati e gli attaccanti armati. I commenti di Lavrov negli ultimi due giorni suggeriscono che i russi avevano concordato un ritorno allo status, stranamente chiamato, “anticonflittuale” di Ghouta; un effettivo cessate il fuoco in cui gli aiuti potevano essere inviati a Ghouta e i feriti portati fuori. Ma – questo ovviamente secondo Lavrov – al-Nusrah ha rotto l’accordo.

Beh, forse. Ma come possiamo lamentarci quando non ci occuperemo noi stessi dell’opposizione islamista armata ad Assad (non parlo a questo punto di Isis) o tenteremo di organizzare il nostro cessate il fuoco, anche con l’aiuto russo? Dopotutto, stiamo armando queste persone da anni! Ma no, non prenderemo nessuna azione del genere. Così ci torciamo le mani con un’ipocrisia sempre crescente e un’esagerazione ancor più meschina.

Nelle ultime 48 ore, per esempio – e prestiamo attenzione a questo – abbiamo sentito dagli Stati Uniti, dalle Nazioni Unite, dalle ONG e dai medici in contatto con gli ospedali di Ghouta che il sobborgo è la scena di “flagranti crimini di guerra su una scala epica [sic]”, “il giorno del giudizio”, “il massacro del 21° secolo”, di “violenza isterica” – qualunque cosa questo possa voler dire – e, dalla povera vecchia ONU stessa, che la violenza lanciata su Ghouta è “oltre l’immaginazione” al punto che sono “senza parole”.

Ancora una volta, ricordiamoci che la gente di Ghouta sta pagando un prezzo grottesco e feroce e vergognoso in sofferenze umane per la sua posizione nella guerra siriana, nelle mani – sì – di russi e siriani. Ma che cosa sono i ridicoli santi della burocrazia ONU – che, ahimè, non saranno mai, mai, “senza parole” – e quelli che descrivono l’assedio di Ghouta come “il giorno del giudizio” convinti di sapere davvero di che stanno parlando? Cerchiamo, tra le atrocità, di mantenere un senso delle proporzioni. Auschwitz e l’olocausto ebraico e il genocidio ruandese e l’olocausto armeno e gli innumerevoli omicidi di massa del XX secolo (potremmo discretamente ricordare le perdite della Russia per mano delle orde di Hitler) erano molto più vicini al “giorno del giudizio” di Ghouta. Confrontare questo terribile assedio con i crimini contro l’umanità del secolo scorso è disonorare milioni di innocenti vittime di crimini molto peggiori.

La verità è che queste espressioni di orrore dal “nostro” lato sono surrogati. Perché le Nazioni Unite non sono rimaste “senza parole” nel primo anno di guerra? Molte delle vittime siriane erano già rimaste senza parole nel 2012 – non ultimo perché un gran numero di loro erano morte. Le statistiche che utilizziamo suggeriscono che 400.000 civili sono stati intrappolati a Ghouta. Potremmo forse chiedere qual è la cifra reale? Ci è stato detto che 250.000 erano rimasti intrappolati ad Aleppo nel 2016 e si è poi scoperto che il numero era più vicino a 92.000. Ma 92.000 non facevano abbastanza crimine di guerra. Cosa succede se solo 200.000 sono intrappolati a Ghouta? Questo è sufficiente a rappresentare una storia dell’orrore per conto suo.

La realtà è che l’assedio di Ghouta continuerà fino alla sua resa ed evacuazione. Nessuna parola che pronunciamo impedirà questo tetro scenario e lo sappiamo – o almeno lo sanno quelli che guidano la nostra superiorità morale. Sul campo non cambierà nulla. E quando Ghouta “cade” – o è “liberata”, come ci diranno senza dubbio i suoi assedianti – allora inizierà la distruzione della città di Idlib. E ancora una volta sarà il giorno del giudizio, di “violenza isterica” e “il massacro del 21° secolo” (che presumibilmente supererà gli assedi di Aleppo e Ghouta messi insieme). Nessuna condanna occidentale lo fermerà. Siamo in bancarotta, gridiamo la nostra indignazione senza la minima speranza – o intenzione – di risparmiare l’innocente. Questa è la triste storia di Ghouta che, temo, gli storici registreranno. Peggio ancora è che avranno ragione.

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina

Fonte: http://www.independent.co.uk/voices/ghouta-siege-syria-death-toll-civilians-armed-attack-rebel-aleppo-latest-a8221086.html

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