Palestinesi di Jaffa il 28 febbraio, nel corso di un’audizione, hanno protestato in un tribunale di Tel Aviv in cui un giudice doveva decidere se costringere la comunità a rimuovere le centinaia di tombe del cimitero musulmano Tasso. Copertina: hotel Hilton costruito sul cimitero di Abd al-Nabi, che si trovava sul lungomare a nord di Jaffa.
di Tamara Nassar, 1 marzo 2018
La loro protesta fa parte di una lunga lotta portata avanti per salvare l’ultimo cimitero musulmano a Jaffa.
La corte suprema israeliana ha approvato la cessione fatta nel 2008 di metà del cimitero a una società di investimento israeliana e dopo anni di dispute legali, a gennaio, ha di nuovo confermato la vendita.
La società di investimento ora vuole costruire sul cimitero e nelle ultime settimane ha tentato di delimitare il terreno, incontrando però l’opposizione dei residenti.
La società di investimento ha quindi presentato un ricorso con cui si chiede alla comunità di dissotterrare i corpi dalle tombe e smettere di seppellire i morti nonostante i capi della comunità sottolineino che è l’unico cimitero musulmano della città.
La compagnia ha chiesto anche che la comunità palestinese paghi 4,25 milioni di dollari per l’uso del terreno negli anni passati.
I residenti di Jaffa hanno costituito il Comitato popolare per la difesa del Cimitero Tasso per combattere l’acquisizione della terra.
Il comitato ha organizzato una protesta durante l’udienza che ha portato il giudice israeliano a lasciare l’aula giudiziaria, bloccando i procedimenti.
Jaffa è stata fino alla Nakba – la pulizia etnica della Palestina del 1948 da parte delle milizie sioniste – un importante porto e uno dei più importanti centri commerciali e culturali palestinesi.
Da allora, la piccola comunità palestinese sopravvissuta alle espulsioni di massa e all’esodo ha cercato di rimanere aggrappata lì a dispetto dei decisi sforzi di gentrificazione israeliana per cacciarla via e cancellare la sua storia.
Venduto secondo la legge israeliana sulla proprietà degli assenti
Nel 2008, Ahmed Masharawi, un attivista della comunità i cui familiari sono sepolti nel cimitero, inviò una lettera a Ron Huldai, il sindaco israeliano di Tel Aviv, esprimendo le obiezioni della comunità alla vendita. Dopo la pulizia etnica di Jaffa, Israele ha annesso la città al comune di Tel Aviv.
“Non c’è un musulmano a Jaffa che non abbia parenti sepolti in quel cimitero”, ha scritto Masharawi, secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Haaretz.
“La decisione della corte è come una dichiarazione di guerra ai residenti musulmani della città”.
Il terreno del cimitero, che occupa 20 acri, fu venduto alla famiglia Abu Khadra dalla famiglia armena Tasso. Gli Abu Khadra donarono la terra al Waqf islamico – l’istituzione responsabile dei siti sacri musulmani – negli anni ’40.
Nel 1943 metà della terra fu trasformata in un cimitero, secondo Haaretz.
Dopo la Nakba Israele ha acquisito il cimitero in virtù della sua legge sulla ‘proprietà degli assenti’ che impedisce ai palestinesi di tornare alle loro case e terre.
Negli anni ’70, Israele nominò un consiglio di amministrazione per gestire il cimitero e altre terre precedentemente gestite dal Waqf islamico.
Nel 1973 i fiduciari nominati da Israele vendettero la parte orientale del cimitero a una compagnia di proprietà dell’imprenditore israeliano Yossi Hasson.
All’epoca nessun corpo era stato sepolto nella parte orientale del cimitero, ma i palestinesi a Jaffa “lo consideravano un futuro sito di espansione per il cimitero”, secondo Haaretz.
La comunità palestinese non è stata nemmeno informata della vendita fino al 1977, “e ha immediatamente iniziato a spingere perchè fosse annullata”, riferisce Haaretz. Hanno iniziato a seppellire i corpi lì nel luglio del 1977.
Ultimo cimitero musulmano a Jaffa
Il cimitero Tasso, mostrato nel tweet sotto, è l’ultimo cimitero musulmano a Jaffa.
Secondo il capo dell’organismo islamico eletto a Jaffa, Muhammad Durei, le autorità israeliane hanno confiscato tutti gli altri cimiteri del distretto, e in alcuni casi costruito sopra ai morti.
Un esempio è il cimitero di Abd al-Nabi, che si trovava sul lungomare a nord di Jaffa. Il cimitero divenne inaccessibile ai palestinesi una volta esiliati dalle loro case.
Le autorità israeliane hanno indicato l’esilio palestinese come negligenza, confiscato il cimitero e permesso la costruzione di un hotel Hilton, un parco e un parcheggio per l’ambasciata britannica sopra le tombe all’inizio del 1965, ha detto Durei ad Arabs 48.
Dopo la Nakba gli israeliani hanno costruito un parco sopra il cimitero del villaggio di Salama nel distretto di Jaffa, e l’Università di Tel Aviv nel 2012 ha pianificato di costruire sul cimitero del villaggio spopolato di al-Shaykh Muwannis.
Insediare con le sepolture
Nel frattempo nella Cisgiordania occupata i coloni israeliani hanno seppellito centinaia di loro morti in terra che è proprietà privata palestinese, in modo da rafforzare ulteriormente la loro presenza.
Più del 40% delle tombe negli insediamenti israeliani in Cisgiordania è su terreni palestinesi di proprietà privata, secondo le ricerche dell’organizzazione israeliana Kerem Navot.
La stragrande maggioranza di quelle tombe è costruita su terreni che inizialmente Israele ha espropriato per “uso pubblico” o “esigenze di sicurezza”, ha riferito Haaretz.
Il caso del cimitero Tasso ricorda il sequestro del secolare Cimitero Mamilla di Gerusalemme attuato diversi anni fa da Israele perché il Simon Wiesenthal Center potesse costruire su di esso un cosiddetto Museo della Tolleranza.
Lo scorso dicembre un cimitero ebraico in Polonia è stato scavato e i corpi sgombrati per far posto alla costruzione di un parcheggio.
La cosa ha giustamente offeso la comunità ebraica polacca e fatto notizia in Israele. Eppure Israele continua con la sua antica pratica di distruggere i cimiteri musulmani senza alcun riguardo per i palestinesi, vivi o morti.
Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina