Samahir stava abbracciando suo figlio di 2 anni che piangeva. Quando aprì la porta un cane le saltò addosso facendole cadere il bimbo.
Maureen Clare Murphy – 3 marzo 2018
Palestinesi ispezionano l’area dove le forze israeliane hanno ucciso Ahmad Nasser Jarra nel villaggio di Yamoun nel nord della Cisgiordania occupata il 6 febbraio. ( Ayman Ameen / APA images )
Secondo un’indagine del gruppo di difesa dei diritti Al-Haq le forze di occupazione israeliane hanno cercato di uccidere, piuttosto che di catturare, Ahmad Nasser Jarrar, un palestinese sospettato di aver colpito a morte un colono a gennaio.
Israele ha intrapreso da settimane una campagna di “brutali rappresaglie” a seguito dell’uccisione, il 9 gennaio, di Raziel Shevach nel nord della Cisgiordania occupata.
Due palestinesi che Israele afferma fossero coinvolti nella sparatoria – Ahmad Ismail Jarrar e suo cugino Ahmad Nasser Jarrar – sono stati uccisi da soldati israeliani rispettivamente il 17 gennaio e il 6 febbraio. Israele continua a trattenere i loro corpi.
Un altro palestinese, Ahmad Samir Abu Ubeid, è stato ucciso dai soldati durante gli scontri scoppiati quando le forze di occupazione israeliane hanno fatto irruzione in un villaggio in cerca di Ahmad Nasser Jarrar il 3 febbraio.
“Israele ha orchestrato una serie di attacchi contro i membri della famiglia allargata Jarrar e le più vaste comunità di Jenin e Nablus” ha affermato Al-Haq.
Il gruppo di difesa dei diritti ha documentato atti di punizione collettiva che comprendevano “estese restrizioni di movimento, demolizioni punitive di case, attacchi con uso di cani della polizia, arresti, uccisioni indiscriminate e il trattenere i corpi dei morti”.
Il gruppo per i diritti israeliano B’Tselem ha anche documentato quelle che definisce “azioni riprovevoli” da parte di soldati durante il mese successivo all’uccisione del colono israeliano, come “demolizioni di case con gli abitanti ancora all’interno”, perquisizioni fisiche di tre donne e aizzare cani contro altri tre residenti.
Israele ha utilizzato la “tecnica della pentola a pressione” – con la quale macchinari per l’edilizia sono usati come armi, in aggiunta alle armi da fuoco e agli esplosivi, per costringere i ricercati palestinesi all’interno degli edifici in cui si stavano nascondendo ad arrendersi – durante la loro incursione a Wadi Burqin. Ahmad Ismail Jarrar è stato ucciso in quella operazione.
Quattro case appartenenti alla famiglia estesa Jarrar sono state demolite nel raid, con sfollamento di 17 persone di quattro famiglie, tra cui tre bambini, secondo Al-Haq.
“Le case sono state demolite senza dare il tempo di portare via qualsiasi cosa ci fosse dentro” ha affermato Al-Haq.
Attacco con i cani
Sia Al-Haq che B’Tselem descrivono il terrore inflitto ai residenti palestinesi durante un’altra operazione militare su larga scala nell’area di Jenin il 3 febbraio.
Le forze di occupazione hanno “preso d’assalto” il paese di Burqin “con due bulldozer militari e una jeep” e hanno circondato la residenza di tre famiglie palestinesi, che comprendeva tre bambini piccoli di età tra i 6 mesi e i 7 anni.
“[Le forze di occupazione israeliane] hanno sparato cartucce e pallottole nell’edificio, distruggendolo parzialmente”, ha dichiarato Al-Haq. I soldati “hanno distrutto gran parte di quanto era negli appartamenti”, come pure tre recinti per il bestiame all’esterno e hanno arrestato due uomini che vivevano nell’edificio.
Lo stesso giorno i soldati hanno assaltato la casa di Mabrouk e Inas Jarrar, anche questa a Burqin.
I due furono svegliati da “un grande fragore – evidentemente quando i militari hanno fatto saltare in aria la porta d’ingresso dell’edificio – e dal suono delle granate assordanti”, secondo B’Tselem.
Mabrouk e Inas presero nel loro letto i due figli di Mabrouk, avuti da un precedente matrimonio, di 3 e 9 anni.
Poco dopo i soldati “fecero saltare la porta del secondo piano, dove vivevano”.
A quel punto un cane dei militari “affondò i suoi denti nella spalla sinistra [di Mabrouk] e lo sbattè a terra”.
Inas tentò di liberare suo marito dalla presa del cane, ma senza riuscirci.
“I bambini nascosti dietro il letto gridavano e piangevano” ha dichiarato B’Tselem.
Mabrouk Jarrar nel Rafidiya Hospital, Nablus, 14 febbraio. (Abdulkarim Sadi/B’Tselem)
Inas ha detto a B’Tselem e ad Al-Haq che i soldati avevano posto come condizione per liberare Mabrouk dalle mascelle del cane, che Ahmad Nasser Jarrar si arrendesse.
“Diversi soldati e il cane trascinarono mio marito giù per i 19 gradini fino al primo piano” ha testimoniato Inas a B’Tselem.
I soldati ordinarono a Inas e ai bambini di uscire dalla casa. Mezz’ora dopo vide i soldati condurre fuori dal primo piano dell’appartamento suo marito, con le mani legate dietro la schiena, nonostante la ferita.
“La sua faccia era coperta di sangue e i suoi vestiti erano strappati”, ha detto a B’Tselem.
Mabrouk ha testimoniato al gruppo per i diritti che “il cane mi ha azzannato per circa 15 minuti. Uno dei soldati mi ha chiesto ‘Dov’è Ahmad Jarrar?’ e io ho detto che non lo sapevo.”
Quando finalmente è stato liberato dalla presa del cane, un “soldato è venuto fuori e mi ha colpito sul naso due volte”, ha detto Mabrouk.
E’ stato portato in una base militare, dove gli è stato detto che sarebbe stato trasferito in un ospedale.
“Mentre aspettavo lì alcuni dei soldati mi hanno fotografato con i loro telefoni e hanno fatto dei selfie, ridendo”, ha ricordato Mabrouk.
Due ore e mezzo dopo è stato portato in un ospedale in Israele, dove era ammanettato al letto e dei soldati erano di guardia alla porta.
E’ stato interrogato il giorno dopo da agenti in abiti civili e una settimana dopo è stato rilasciato senza accuse e trasferito in un ospedale nel nord della Cisgiordania per ulteriori cure.
Umilianti perquisizioni fisiche
Circa 20 soldati hanno fatto irruzione in casa di Mabrouk e Inas l’8 febbraio, mentre Mabrouck era ancora ammanettato in un ospedale israeliano.
“Sua moglie, Inas, era a casa con sua madre, Huriyyah, di 75 anni, e sua sorella Dalal, di 50, che è muta e soffre della sindrome di Down”, ha dichiarato B’Tselem. “Le due donne erano venute per tenere compagnia ad Inas dopo l’arresto di Mabrouk”.
Una donna soldato ha sottoposto tutte e tre ad umilianti perquisizioni fisiche.
Ad Inas, “completamente nuda”, è stato ordinato di inginocchiarsi sul pavimento per due o tre minuti.
“Ho desiderato di morire, piuttosto che rifare questa esperienza” ha ricordato.
Inas e la soldatessa hanno dovuto aiutare l’anziana Huriyyah a spogliarsi.
“La soldatessa ha guardato le mie parti intime. Ho pianto tutto il tempo.”, ha detto Huriyyah a B’Tselem. “Come può una giovane soldatessa costringere una vecchia come me a togliersi tutti i vestiti di fronte a lei ed espormi in questo modo?”.
La soldatessa ha ordinato ad Inas di spogliare anche Dalal.
“Com’è che siamo finiti ad essere spogliati da una soldatessa dentro casa nostra e mostrando le parti intime?” ha detto Huriyyah.
Un’altra coppia di palestinesi, Nur al-Din e Samahir Awad, sono stati feriti da un cane dei militari durante un’irruzione prima dell’alba nel villaggio di al-Kafeer vicino Jenin il 3 febbraio.
Anche loro sono stato stati svegliati quando la porta è stata fatta saltare e un cane è stato sguinzagliato nella loro camera da letto.
“Il cane ha azzannato il braccio destro di Nur al-Din, mentre i soldati all’ingresso della camera da letto stavano a guardare, senza fare nulla”, secondo B’Tselem. “I soldati hanno poi portato via il cane dalla stanza”.
I soldati lasciarono temporaneamente la casa prima che la famiglia udisse bussare alla porta sul retro.
Samahir stava abbracciando suo figlio di 2 anni che piangeva. Quando aprì la porta un cane le saltò addosso facendole cadere il bimbo.
Il cane la morsicò al petto e alla coscia mentre i soldati stavano a guardare senza fare nulla per diversi minuti e ignorando le preghiere del marito di curare le sue ferite.
“Nessun invito a qualcuno ad arrendersi”
Testimoni hanno detto ad Al-Haq che i soldati avevano dichiarato la loro intenzione di uccidere Ahmad Nasser Jarrar durante le numerose incursioni nelle case nell’area di Jenin che hanno portato alla sua morte nel villaggio di Yamoun il 6 febbraio.
Bassam Muhammad Abu Seifin ha detto ad Al-Haq che la mattina presto del 6 febbraio ha udito una forte esplosione a fianco dell’edificio.
“Cinque minuti dopo ha udito da 10 a 15 colpi sparati. Non c’è stato nessun invito a qualcuno ad arrendersi”, ha dichiarato Al-Haq.
Appena terminata la sparatoria, Abu Seifin ha visto che l’edificio era stato parzialmente demolito. Ha anche visto che un corpo avvolto in un lenzuolo bianco veniva portato via dai soldati.
Quando i militari si sono ritirati dall’area, Abu Seifin “ha visto macchie di sangue sul terriccio e resti di osso e quelli che apparivano essere pezzetti del ‘cervello’ di una persona”, ha dichiarato Al-Haq.
Il gruppo per i diritti, constatando che l’uccisione di Ahmad Nasser Jarrar è stata elogiata dalle massime cariche di Israele, ha affermato che questa “può costituire un caso pianificato di ‘sparare-per-uccidere’”.
Al-Haq ha anche dichiarato che le punizioni collettive imposte alla più vasta popolazione del nord della Cisgiordania durante le ricerche di Ahmad Nasser Jarrar sono una violazione dell’articolo 33 della quarta Convenzione di Ginevra.
“In particolare, la distruzione di proprietà, non [richieste] per necessità militari, può costituire una grave violazione della quarta Convenzione di Ginevra e un crimine di guerra, perseguibile dalla Corte penale internazionale”, ha aggiunto Al-Haq.
Trad. Raffaele Simonetti
Fonte: https://electronicintifada.net/blogs/maureen-clare-murphy/israeli-troops-force-woman-down-syndrome-strip