Tre anni dopo l’uccisione dell’adolescente palestinese, un padre promette di continuare la sua lotta per la giustizia

FOTO – Siam Nuwara nella sede di Ramallah di Violence Against Children (AVAC), l’organizzazione che ha creato dopo l’uccisione di suo figlio Nadim.
di Jack Moore, 25/03/2018

Siam Nuwara ricorda ancora quella telefonata del 15 maggio 2014 che avrebbe cambiato la sua vita per sempre. Veniva dall’ufficio del presidente palestinese Mahmoud Abbas e chi chiamava gli disse che un soldato israeliano aveva sparato a suo figlio diciassettenne. Le gambe gli cedettero.

“Per favore prendimi”, disse a suo fratello mentre crollava a terra.

Quando Nuwara raggiunse l’ospedale governativo di Ramallah suo figlio Nadim era in chirurgia. Qualche minuto dopo, mentre amici e parenti nella sala d’attesa cercavano di portarlo via, guardò attraverso un vetro nella sala operatoria: suo figlio, coperto da una coperta bianca insanguinata, era morto.

Nadim  stava partecipando a una protesta per commemorare la Nakba, o “catastrofe” in arabo – anniversario della fondazione di Israele nel 1948 e inizio del dramma dei profughi palestinesi – quando è stato ucciso. Le riprese video hanno mostrato che Nadim era disarmato e non sembrava rappresentare alcuna minaccia.

Dopo quasi quattro anni la conclusione della vicenda rimane sfuggente per Siam. Quando Nadim fu ucciso, il 46enne gestiva con successo a Ramallah tre saloni di parrucchiere – tutti venduti per potersi concentrare sulla sua campagna per la giustizia. Nel 2016 ha fondato l’Accountability for Violence Against Children (AVAC) per fornire consulenza e supporto psicologico ai bambini palestinesi vittime della violenza israeliana.

“Dopo che Nadim è stato assassinato, ho perso tutto. Ho perso il lavoro, ho perso i miei affari”, dice. “Ho cercato giustizia per mio figlio”, ha detto Nuwara.

Resta determinato a continuare la sua battaglia di giustizia per suo figlio. Nuwara dice che un giorno potrebbe portare il caso di Nadim alla Corte penale internazionale (ICC).

Nadim è solo uno delle decine di giovani palestinesi che le ONG dicono essere uccisi illegalmente dalle forze israeliane che in Cisgiordania vedono nei lanciatori di pietre dei criminali e degli estremisti. Cisgiordania dove Israele mantiene un’occupazione militare dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967.

“Incriminazioni rare e condanne ancora più rare non cambiano la funzione fondamentale del sistema giudiziario militare israeliano, che, invece di dare giustizia alle vittime, è progettato per mascherare crimini e proteggere responsabili”, dice Amit Gilutz, portavoce del gruppo israeliano per i diritti B ‘T Selem che controlla l’attività israeliana nel territorio. “Commettere violenza impunemente è fondamentale per il mantenimento e l’applicazione della stessa occupazione”.

Sia il filmato della CNN che quello della CCTV locale, diffusi dall’organizzazione per i diritti umani Defense for Children International (DCI) il 15 maggio 2014, hanno mostrato un soldato israeliano, Ben Deri, che spara a distanza contro Nadim mentre cammina nella sua direzione nel villaggio di Beitunia in Cisgiordania. Nadim si accascia a terra prima di essere portato via dagli altri manifestanti. Anche Mohammad Abu Daher, 22 anni, fu ucciso nel corso della stessa protesta.

Ma in Israele appoggiano Ben Deri. Il comandante dell’unità è rappresentato da un avvocato del gruppo per i diritti legali Honenu che difende gli estremisti di destra. Mentre Israele afferma che i soldati hanno usato solo pallottole di gomma e metodi di dispersione anti-sommossa, Nuwara dice che l’autopsia ha confermato che un proiettile è entrato nel petto di Nadim ed è uscito dalla schiena. Dice di aver trovato un vero proiettile che ha perforato lo zaino Kappa di Nadim. Nel 2014 l’esercito israeliano disse che il filmato dell’incidente era stato modificato dai palestinesi. Funzionari israeliani suggerirono che potrebbe essere stata una messa in scena.

Ritardi

Ma Nuwara ha promesso di non mollare. Ha dato avvio alla sua indagine, esumando il corpo di Nadim dalla tomba in Cisgiordania per dimostrare che aveva un foro di uscita dopo la sparatoria, per aprire il caso e intentare causa attraverso il sistema israeliano.

Nadim Nuwara trasportato nel suo funerale nel 2014 in Cisgiordania, in un’immagine condivisa dal padre sulla sua pagina Facebook.

FACEBOOK

La sua missione mediatica lo ha visto pubblicare un video ad uso forense con una canzone in lingua araba in cui pronuncia le parole “Oh, figlio mio. Oh, cuore mio che soffre per la tua perdita.” La famiglia ha usato negli ultimi tre anni una delle ultime immagini di Nadim – con in testa un berretto da baseball all’indietro e una kefiah araba – come suo ritratto.

Ma nonostante gli sforzi di Nuwara, il DCI afferma che ci sono stati quasi 50 fra ritardi e cancellazioni di udienze per vari motivi negli ultimi tre anni. Ma il mese prossimo qualcosa potrebbe finalmente cambiare. Nuwara dice che il giudice che presiede il processo di Deri, ha programmato una sentenza definitiva per il 22 aprile. La sua potenziale condanna si è ridotta da 20 anni a 24 mesi, in un patteggiamento a gennaio 2017 l’accusa è passata da omicidio preterintenzionale a omicidio per negligenza.

La causa Deri è ora incentrata sulla motivazione di presunta morte accidentale di Nadim, perché il soldato riteneva di sparare colpi non letali mentre un vero proiettile era finito nel suo caricatore. Nuwara condivide il filmato di Newsweek di cui dice che mostra Deri mentre carica intenzionalmente il suo caricatore prima di sparare.

Dopo anni di ritardi afferma di avere poca fiducia nel sistema giudiziario israeliano. Ma il caso di Nadim potrebbe lasciare un’eredità per aiutare in futuro altri bambini palestinesi.

“Non c’è giustizia con Israele, ma ci proverò. Farò del mio meglio per avere giustizia. Israele è democratico per il suo popolo, non per i palestinesi”, dice.

“Rimandano continuamente così la stampa se ne dimenticherà e seppelliremo questo caso”, aggiunge, definendo le prove che ha “le più schiaccianti … in Israele e in Palestina”.

L’esercito israeliano ha reindirizzato Newsweek alla polizia di frontiera israeliana, che non ha ancora risposto a una richiesta di commento.

Hebron

Nuwara si sforza di trattenere l’emozione mentre parla di Nadim. Ha sensi di colpa per non avere impedito a suo figlio di andare quel giorno. Nuwara ora cerca un risultato per la sua missione come farebbe un qualsiasi padre in lutto, e la sua campagna sembra volta tanto ad ottenere giustizia per suo figlio, quanto a dargli un senso di conclusione.

FOTO – Un giovane Nadim con suo padre Siam in questa fotografia non datata scattata nella città di Ramallah in Cisgiordania e pubblicata su Facebook.

Per e-mail, Nuwara condivide il filmato con un  Nadim che gioca a basket, scherza con gli amici, fa capriole nella neve. Sembra un normale adolescente palestinese di famiglia borghese, non un incallito “combattente della resistenza”.

Nadim quel giorno aveva lasciato la casa di famiglia prima del solito per gli eventi della Nakba. Sarebbe stato presente solo a Beitunia dove è stato ripreso per circa 20 minuti, a partire dalle 13:30 ora locale a poco prima delle 14:00. C’era una marcia del Nakba Day che i soldati israeliani intercettarono, dice Nuwara. Quando lo rivide era senza vita su quel letto d’ospedale.

“E’ stato difficile per me. Ho cominciato a pensare a mia moglie, ai miei figli. Mia moglie mi chiedeva sempre di … dire a Nadim di non partecipare a questo genere di cose”, dice, riferendosi agli altri due suoi figli, una femmina e un maschio.

“Avrei voluto essere io e non lui.”

Il recente caso di Elor Azaria ha acceso una nuova luce sul processo di Deri. Il soldato israeliano che è stato ripreso a Hebron dalle telecamere mentre uccide un assalitore palestinese inerte e ferito, ha ricevuto 18 mesi di carcere per omicidio colposo, con i principali politici israeliani, incluso il primo ministro Benjamin Netanyahu, che hanno esercitato pressioni sul presidente Reuven Rivlin per ottenere la grazia. La mancanza di un periodo di reclusione per Azaria è quanto Nuwara prevede che succederà anche nel caso di Deri.

Ma qualunque cosa accada il 22 aprile – anche se Israele, come sia lui che i gruppi per i diritti credono, darà una condanna mite – vuole essere sicuro che l’assassino di suo figlio non sia mai libero, anche se uscirà di prigione.

“Io non mi riposerò mai e lui mai dimenticherà l’immagine di Nadim.”

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina

Fonte: http://www.newsweek.com/three-years-after-palestinian-teens-murder-father-vows-continue-his-fight-841336

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