FOTO – Un giovane palestinese guarda un cartellone che elenca i villaggi, mappati dai manifestanti della Grande Marcia del Ritorno, dove tornare una volta che il diritto al ritorno palestinese sarà rispettato. (Foto: Mohammed Asad)
di Ahmad Kabariti – giornalista freelance di Gaza, 31 marzo 2018
In mezzo a migliaia di campi semi-coltivati a frumento e orzo nella zona di Abu Safia, a est di Jabalia nel nord di Gaza, circa 30 tende di tela beige sono state allestite entro 700 metri dalla vicina recinzione di confine israeliana, un attendamento in vista di una protesta di sei settimane, sotto lo sguardo fisso di diffidenti soldati israeliani.
Quelle colture si potevano vedere a malapena a causa di decine di migliaia di partecipanti che si sono uniti all’accampamento, un numero senza precedenti secondo gli organizzatori della Grande Marcia del Ritorno.
La prima manifestazione è iniziata venerdì 30 marzo, data in cui i palestinesi di tutto il mondo celebrano la Giornata della Terra per commemorare l’uccisione in Israele nel 1976 di sei inermi manifestanti palestinesi.
Nel primo giorno dell’eccezionale evento, indetto dalle fazioni palestinesi nelle scorse settimane, il ministero della salute di Gaza ha riferito che 15 palestinesi sono stati uccisi dalle truppe israeliane lungo il confine orientale della striscia assediata.
Masse di giovani arrabbiati hanno tentato di non prendere in considerazione la distanza di sicurezza dal confine raccomandata dal comitato organizzatore dell’evento, ma le bombe lacrimogene lanciate dai soldati israeliani dall’altra parte li hanno costretti a fare marcia indietro.
Nel frattempo, una festa di nozze tra Alaa Shahin e Maryam Hamdouna è riuscita per un po’ a catturare l’attenzione dei campeggiatori con una scena insolita, un matrimonio nel mezzo della tensione crescente al confine.
Alaa, 23 anni, portato sulle spalle da un familiare in mezzo a canti nuziali tradizionali, ha detto che questo raduno è il posto migliore per iniziare la sua nuova vita.
“A poche centinaia di metri dagli occhi di quei soldati, vorrei sottolineare il mio diritto e il diritto di tutti i palestinesi di tornare a casa dopo 70 anni di dislocamento, non ne aspetteremo altri 70!”, ha detto Alaa a Mondoweiss.
“Oggi, sarò nel punto più vicino alla mia città natale Ni’ilya”, ha detto, aggiungendo: “in abito nuziale e cravatta ballo e canto con le melodie del Ritorno.”
La famiglia di Maryam è originaria del villaggio di Majdal – ora Ashkelon nel sud di Israele – che si trovava a soli 3 chilometri dal villaggio di Ni’ilya di Alaa. Maryam, 21 anni, ha spiegato: “Si dice che esistesse una strada che collegava Ni’ilya a Majdal, che si snodava tra i frutteti. Ho detto ad Alaa che un giorno la percorreremo assieme ai nostri figli nel momento del ritorno nel paese”.
Cinque campi principali sono stati allestiti per comprendere tutta la lunghezza dell’enclave costiera da vicino al valico di confine di Erez a nord fino a Rafah a sud, vicino all’Egitto. Ci si aspetta che il campeggio e le proteste continuino fino al 15 maggio, anniversario della Nakba e più o meno quando l’amministrazione Trump metterà la sua controversa ambasciata a Gerusalemme.
Prima di lasciare i festeggiamenti della coppia ho incontrato Suad Abdrabbou, appena arrivata con i suoi nipoti.
Suad, 67 anni, che ha messo il numero “1967” alla sua tenda, ha detto di avere sentito il cuore spezzarsi quando per la prima volta ha visto il confine.
“Ricordo la guerra del 1967, la volta che Israele occupò le terre dove ero solita raccogliere cactus e fichi dolci che si sono trasformati in incubi”.
La nonna, anche lei originaria di Ni’ilya, non ha creduto per un giorno nella pace con gli israeliani. “Li abbiamo sperimentati per oltre settanta anni, non dovrei aspettare di averne 140 per tornare”.
Alcune famiglie hanno spostato molti dei loro arredi domestici nelle tende, il che significa che trascorreranno molto tempo nell’accampamento. I leader militari e politici in Israele sembrano preoccupati.
Il capo di stato maggiore israeliano, il generale Gadi Eisenkot, ha messo in guardia da un aumento delle tensioni lungo i confini di Israele e ha detto che rinforzi, inclusi più di 100 cecchini delle forze speciali, sono stati schierati alla frontiera di Gaza e che l’esercito è stato preparato a fronteggiare ogni genere di scenario.
“Non permetteremo infiltrazioni di massa in Israele” o danni alla barriera di confine, ha detto al giornale Yediot Aharonot.
Secondo le Nazioni Unite, circa 1,3 milioni degli 1,9 milioni di abitanti di Gaza sono profughi o loro discendenti. Gli organizzatori dell’evento hanno dichiarato che decine di migliaia di pasti sarebbero stati consegnati per i più di 100.000 partecipanti previsti, mentre decine di servizi igienici in legno sono stati allestiti e generatori di grandi dimensioni si sono messi a ronzare.
Nell’ultima fila di manifestanti, l’ottantatreenne Ahmed Abu Meteq ha ricordato quando i padri e i nonni dei giovani che protestavano sono entrati a Gaza attraverso quegli stessi confini.
“Tutto ciò di cui ho bisogno è di tornare a Hiribya – situato a 14 chilometri a nord-est di Gaza – morirei laggiù. Non vogliamo attraversare i paesi degli altri, applicheremmo solo la risoluzione delle Nazioni Unite per tornare a casa nei nostri villaggi originari”, ha detto Ahmed a Mondoweiss.
“Avevo 14 anni quando mio padre disse che abbiamo 30 dunum a Hiribya dove coltivavamo un’ anguria che diceva ‘era grande come la tua testa, figlio’”.
I palestinesi a lungo hanno chiesto che a cinque milioni di loro connazionali fosse concesso il diritto di tornare alle proprie case e terre. Israele lo esclude temendo che un afflusso di palestinesi possa eliminare la sua maggioranza ebraica. Israele sostiene che i profughi dovrebbero essere reinsediati in uno futuro stato che i palestinesi chiedono in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina
Fonte: http://mondoweiss.net/2018/03/years-scenes-return/