Perché i soldati israeliani devono rifiutarsi di sparare a dimostranti palestinesi disarmati

È un’illegalità che ferisce l’occhio e oltraggia il cuore, se l’occhio non è cieco e il cuore non è insensibile o corrotto”

3 aprile 2018

Lo scorso venerdì a Gaza è stato un giorno di sangue con i soldati israeliani che hanno sparato contro palestinesi che prendevano parte alle manifestazioni all’interno della Striscia di Gaza. Di almeno 17 palestinesi uccisi quel giorno, 12 sono stati uccisi durante le proteste. Altre centinaia sono stati feriti da colpi di arma da fuoco.

L’uso di munizioni vere contro persone disarmate che non rappresentano un pericolo per nessuno è illegale. È ancora più palesemente illegale nel caso di soldati che sparano da una grande distanza contro manifestanti situati dall’altra parte della recinzione che separa Israele dalla Striscia di Gaza. Inoltre, non è consentito ordinare ai soldati di sparare munizioni vere contro le persone perché si avvicinano alla recinzione, la danneggiano o tentano di attraversarla. Ovviamente, l’esercito è autorizzato a prevenire tali azioni, e persino a detenere persone che tentano di eseguirle, ma è assolutamente proibito sparare munizioni vere solo per questi motivi.

Le risposte dei funzionari israeliani mostrano chiaramente che i gravi esiti di quel venerdì erano la prevista e realmente cercata applicazione di una linea di condotta formulata in anticipo. I militari godevano quindi di un pieno appoggio per la loro condotta. Come ha affermato chiaramente il ministro della Difesa Avigdor Lieberman, “i soldati delle Forze di Difesa israeliane hanno respinto gli operativi delle truppe militari di Hamas con competenza e risolutezza, proprio come ci aspettavamo da loro. Hanno il mio pieno sostegno”.

Date le norme sull’aprire il fuoco riportate (in parte) nei media prima di venerdì scorso, l’elevato numero di vittime era prevedibile e atteso. I militari sapevano in anticipo delle manifestazioni programmate per venerdì. Tuttavia, in linea con le istruzioni date alla leadership civile, la preparazione di alti funzionari militari non si è concentrata sul tentativo di ridurre al minimo il numero di vittime. Anzi, il contrario. La dimostrazione è stata dichiarata in anticipo come tentativo di danneggiare la sicurezza dello Stato di Israele, come se si trattasse di un caso di combattimento. Di conseguenza Israele ha fatto ampie minacce, tra cui lo stabilire che i soldati avrebbero fatto fuoco su chiunque si fosse avvicinato alla recinzione entro i 300 metri. Inoltre, compagnie di autobus di Gaza sono state avvisate di non trasportare i palestinesi alle manifestazioni ed è stato realizzato una video clip che mostra un palestinese colpito alla gamba mentre si avvicinava alla recinzione, per avvertire su cosa sarebbe successo alle persone che partecipavano alle dimostrazioni.

I funzionari israeliani hanno anche respinto in anticipo qualsiasi responsabilità per le manifestazioni, dichiarando che la responsabilità sarebbe ricaduta direttamente su Hamas nel caso in cui i soldati avessero ucciso o ferito palestinesi. I preparativi per le dimostrazioni programmate per questo venerdì sono molto simili. In un primo momento è stato riferito che i militari avevano dichiarato di non avere intenzione di modificare i loro regolamenti per aprire il fuoco. In seguito, è stato riferito che i regolamenti erano stati cambiati, stabilendo che non si sarebbe permesso ai manifestanti disarmati di arrivare a più di 100 metri dalla recinzione. Il ministro della Difesa ha anche sottolineato che “chiunque tenti di avvicinarsi alla recinzione lo fa a rischio della vita”.

Contrariamente all’impressione data da alti ufficiali militari e ministri del governo, ai militari non è consentito agire come meglio credono, né Israele può determinare da solo ciò che è lecito e ciò che non lo è quando si tratta di manifestanti. Come per tutti gli altri paesi, le azioni di Israele sono soggette alle disposizioni del diritto internazionale e alle restrizioni imposte sull’uso delle armi, e in particolare sull’uso del fare fuoco. Le disposizioni limitano il suo uso in casi che comportano un pericolo mortale tangibile e immediato e solo in assenza di altre alternative. Israele non può semplicemente decidere di non essere obbligato a queste regole.

Come ha scritto il prof. Mordechai Kremnitzer dopo gli eventi di venerdì scorso: “Se, ad esempio, aprire il fuoco per impedire a dimostranti civili disarmati di avvicinarsi o vandalizzare la barriera di confine è motivato, è altamente improbabile che questo ordine sia legale. La recinzione, anche quando segna un confine, non è più sacra della vita umana, inclusa la vita dei palestinesi che vivono a Gaza”.

Un ordine che consente di sparare contro civili disarmati è palesemente illegale. Come il giudice Benjamin Halevy stabilì nel caso Kafr Qasem nel lontano 1950, l’illegittimità di tali ordini “non è una questione di forma, né è impercettibile, o parzialmente impercettibile.” Al contrario, si tratta di un caso di “illegalità inconfondibile palesemente evidente nell’ordine stesso, è un comando che ha una natura chiaramente criminale o le azioni che ordina sono di natura chiaramente criminale. È un’illegalità che ferisce l’occhio e oltraggia il cuore, se l’occhio non è cieco e il cuore non è insensibile o corrotto”.

La responsabilità per il rilascio di questi ordini illegali e per le loro conseguenze letali spetta ai responsabili politici e, soprattutto, al primo ministro israeliano, al ministro della difesa e al capo dello staff. Sono anche gli stessi che hanno l’obbligo di cambiare queste regole immediatamente, prima delle proteste programmate per questo venerdì, al fine di evitare ulteriori vittime.

Detto questo, è un reato anche obbedire a ordini palesemente illegali. Pertanto, finché soldati sul campo continuano a ricevere ordini di sparare contro civili disarmati hanno il dovere di rifiutarsi di obbedire.

 

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina

Fonte: https://www.btselem.org/firearms/20180404_why_soldiers_must_refuse_to_fire_at_unarmed_protesters

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Protected by WP Anti Spam