Ai ciclisti che partecipano al “Giro d’Italia” e ai mercenari che rappresentano i paesi arabi che stanno normalizzando i loro rapporti con lo Stato d’Israele.
- Secondo il percorso stabilito, il Giro d’Italia dovrebbe partire dalla zona della Porta di Hebron (conosciuta in occidente come Porta di Giaffa). Osservate bene, davanti a voi potete vedere la torre del Castello di Gerusalemme. Esattamente qui, i gerosolimitani e i visitatori della città usavano fare acquisti dalle bancherelle presenti in piazza mentre altri sostavano nella vicina stazione per poter far rientro alle proprie case. Nel gennaio 1948, un gruppo di uomini della Banda Irgun, travestito da poliziotti palestinesi, ha lanciato una bomba dove vi trovate ora, uccidendo 20 palestinesi. Riuscite a sentire l’odore del loro sangue? Oppure il vostro impegno per pulire le mani dell’occupazione risulta più forte?
- Partenza. Voltatevi a destra….C’è il centro commerciale “Mamilla Mall” con i suoi gentili lineamenti. Qui, una volta c’era via Ma’man Allah; una arteria vitale per la città con i suoi alberghi, autoconcessionarie di fama mondiale ed esercizi commerciali. Appartenevano a famiglie palestinesi che hanno perso tutto.
- Le biciclette si inclinano a sinistra verso via King David. Fate attenzione al marciapiede che delinea l’inizio della proprietà della famiglia al-Shiber. Dirigetevi poi verso le autoconcessionarie GMC e BUICK del palestinese Shukri Dib. Avete notato l’enorme palazzo sulla vostra sinistra? Qui c’era la sede delle forze del Mandato Britannico in Palestina, l’albergo King David. Membri della Banda Irgun, travestiti da arabi, si erano infiltrati per mettere degli esplosivi nei contenitori del latte. A causa dell’esplosione morirono 93 persone la maggior parte delle quali era palestinese…Per pura coincidenza, poche settimane fa ho incontrato una donna palestinese arrivata dall’Australia alla ricerca di ciò che è rimasto della casa della sua famiglia. Mi ha raccontato che due sue zie rimasero schiacciate sotto le macerie dell’albergo…Non importa, andiamo avanti.
- Ora siete arrivati al quartiere al-Bak’a ed esattamente in via Betlemme. Potete apprezzare lo splendore dei suoi edifici. Sono tutte case arabe, passate sotto il controllo della gentile occupazione che vi ha invitato qui dopo aver cacciato i suoi abitanti col pretesto che si tratti di “proprietà di assenti”…Ammirate la bellezza delle case delle famiglie al-‘Asali, al-Daoudi, al-Wa’ari, Murqos, al-Sakka, Abu al-Filat, Handal, al-Bakri, Diib, Badriyye, ‘Ueda, al-Shahabi ed altri…Non vi preoccupate, è vietato ai legittimi proprietari rientrare nelle proprie case e alcuni dei loro nipoti ora dimorano nei Campi Profughi della regione.
- Prime di arrivare ad al-Talbiyye, all’altezza del bivio di via al-Bak’a ora noto come “‘Eimek Rafa’im”, potete vedere una storica chiesa armena soggetta qualche anno fà ad atti vandalici da parte dei coloni che l’hanno profanata e distrutto le sue finestre.
- Ecco che siete arrivati ad al-Talbiyye. Un sofisticato e tranquillo quartiere dove, dopo la Nakba, si insediarono i dirigenti delle bande sioniste. Agli inizi del 1948, durante una notte di freddo pungente, la Haganah fece esplodere l’albergo Semiramis nel vicino quartiere al-Qatamon uccidendo 26 persone. Dopo il massacro, i membri della banda girarono con le loro macchine nei quartieri al-Talbiyye e al-Qatamon minacciando attraverso gli altoparlanti gli abitanti palestinesi che avrebbero subito la stessa sorte qualora avessero deciso di non andare via.
- Tornando dal quartiere di Rehavia, una volta superati via Betsal’el e il Knesset, prenderete via King George per arrivare a via “Gershon Agron”. Lì, potrete vedere un grande edificio. Si tratta dell’albergo “Waldorf Astoria”. Un attimo. Sulla facciata c’è qualcosa scolpito in lingua araba “Come hanno costruito e fatto i nostri genitori, noi faremo – il palazzo è stato costruito dal Consiglio Supremo della Palestina, 1929″…Sì, Palestina. Tale scritta è stata scolpita sulla facciata dell’Albergo Palace; costruito in soli 11 mesi sotto la supervisione del Moufti Amin al-Huseini. Un vero capolavoro architettonico in Palestina.
- Avete già percorso 9 chilometri. Sicuramente sarete stanchi e non desiderate altro che le borracce d’acqua che vi vengono fornite dagli organizzatori che vi attendono vicini a un giardino verde che si trova lungo la stessa vostra via…Un attimo. Non si tratta di un semplice giardini verde. Anzi! Qui sotto il suolo si trova il cimitero “Ma’man Allah”. L’occupazione devastò e profanò le sue tombe per creare un giardino pubblico e un parcheggio. In questo cimitero musulmano, ci sono i resti di martiri, di giornalisti…Il cimitero si estendeva su 200 ettari circa e ne rimangono solo 19…E non è finita qui amico mio. Stanno per inaugurare, sulle tombe e sulle ossa dei nostri cittadini, un museo che paradossalmente si chiamerà “Il Museo della Tolleranza”!
- 300 metri e raggiungerete il vostro traguardo. Vi rimane solamente la “forte salita”, ma non è più forte del boato provocato dall’esplosione avvenuta nel cinema Rex che si trova esattamente sulla vostra sinistra! Questa sala, di proprietà delle famiglie Talhami ed Albina, aveva 1300 poltrone. La Banda Irgun l’ha attaccata per ben due volte. Nel 1939, sette membri della banda ebraica entrarono per assistere al film “Trazan”. Vi impiantarono una bomba a orologeria che, esplodendo, provocò la morte di cinque palestinesi. La sala è stata poi incendiata nel 1947.
- E finalmente…La linea di traguardo al giardino municipale vicino a Porta Nuova…Calorosi applausi con le camere fotografiche che scattano le foto…Fotocamere al soldo dell’occupazione per diffondere la sua narrazione, e mezzi di informazione che fanno i propri interessi a scapito delle vite dei nostri giovani…Esattamente dove vi trovate ora, nel 2008 il giovane Qasem al-Maghrebi, proveniente dal quartiere Giabal al-Mukabber alla guida della macchina di suo padre, perde il controllo della vettura investendo un gruppo di israeliani che si trovava lì. Un semplice incidente stradale, e come tale è rimasto per qualche istante, fino a che il giovane ferito non è stato freddato dietro al suo volante, in quanto palestinese.
La vostra partecipazione a questa corsa che proseguirà passando sulle rovine di decine di villaggi svuotati e puliti etnicamente non è altro che la vostra diretta partecipazione nella copertura dei crimini dell’occupazione e nell’abbellimento della sua immagine.
Tarek al-Bakri
Gerusalemme Occupata
#Ritirate le vostre biciclette
#Giro 101
#Normalizzare i rapporti con lo Stato di Isarele è un tradimento
Traduzione a cura del Comitato di Solidarietà con il Popolo Palestinese – Torino