“Dareen Tatour è stata condannata per aver fatto ciò che gli scrittori fanno ogni giorno – usiamo le nostre parole per sfidare pacificamente l’ingiustizia”.
Copertina – Tatour in tribunale con il suo avvocato. Foto di Reuters
Dopo quello che i critici hanno definito “una falsa parata di un processo” e “teatro dell’assurdo”, un tribunale israeliano ha condannato qualche giorno fa la poetessa e fotografa palestinese Dareen Tatour, 36 anni, per “incitamento alla violenza” e “sostegno di un’organizzazione terroristica” in seguito alla pubblicazione della sua poesia sui social media.
Il processo è arrivato quasi tre anni dopo che Tatour, cittadina palestinese israeliana del villaggio di Al-Reineh vicino a Nazareth, è stata arrestata nell’ottobre 2015, nel cuore della notte dalle autorità israeliane durante un’ondata di proteste palestinesi e attacchi di singole persone contro le forze dell’IDF, l’esercito israeliano.
Dopo essere stata imprigionata per tre mesi, fu messa agli arresti domiciliari in un appartamento israeliano, costretta a indossare un sensore alla caviglia e le fu vietato l’uso di Internet o telefono; l’anno scorso, un tribunale israeliano le ha permesso di continuare a vivere agli arresti domiciliari nel suo villaggio. La poetessa ha detto che non si lamenta per quello che le è successo e che è pronta a tutto.
L’associazione degli scrittori PEN, fondata a Londra nel 1921, ha condannato il verdetto come “un inaccettabile attacco alla libertà di espressione … una poesia non è un crimine”. La presidentessa internazionale del gruppo, Jennifer Clement, ha dichiarato: “Dareen Tatour è stata condannata per aver fatto ciò che gli scrittori fanno ogni giorno – usiamo le nostre parole per sfidare pacificamente l’ingiustizia”.
Resisti, popolo mio, resisti a loro
Resisti, popolo mio, resisti a loro.
A Gerusalemme, ho indossato le mie ferite e ho respirato le mie pene
E ho trasportato l’anima sul palmo della mano
Per una Palestina araba.
Non soccomberò alla “soluzione pacifica”
Non abbasserò mai le mie bandiere
Finché non li allontanerò dalla mia terra.
Li ho cacciati via per una prossima volta.
Resisti, popolo mio, resisti a loro.
Resisti al furto del colono
E segui la carovana dei martiri.
Straccia la vergognosa costituzione
Che ha imposto degrado e umiliazione
E ci ha dissuaso dal ristabilire la giustizia.
Hanno bruciato bambini innocenti;
In quanto ad Hadil, l’hanno uccisa in pubblico,
L’hanno presa di mira in pieno giorno.
Resisti, popolo mio, resisti a loro.
Resisti all’assalto del colonialista.
Non badare ai suoi agenti tra di noi
Che ci incatenano con l’illusione della pace.
Non temere le lingue dubbiose;
Nel tuo cuore la verità è più forte,
Finché resisti in una terra
Cha ha vissuto saccheggi e vittorie.
Così Ali parlò dalla sua tomba:
Resisti, mio popolo ribelle.
Scrivimi come prosa sul profumato legno di agar;
Prendi le mie spoglie come risposta.
Resisti, popolo mio, resisti a loro.
Resisti, popolo mio, resisti a loro.