Hamas ha vinto la guerra delle pubbliche relazioni al confine di Gaza con un “knockout”. FOTO – Palestinesi trasportano un uomo ferito dopo che le forze israeliane hanno attaccato i palestinesi durante una protesta per celebrare il 70° anniversario della Nakba a Gaza il 16 maggio 2018 [Agenzia Abed Rahim Khatib / Anadolu]
di Ramzy Baroud, 21 maggio 2018
60 palestinesi sono stati uccisi a Gaza il 15 maggio semplicemente per aver protestato e chiesto il loro diritto al ritorno come garantito dal diritto internazionale.
Più di 50 sono stati uccisi dal 30 marzo, inizio del ‘Grande Marcia del Ritorno’, che ricorda la Giornata della Terra.
Quasi 10.000 sono stati feriti e mutilati tra queste due date.
“Israele ha il diritto di difendersi”, hanno annunciato i funzionari della Casa Bianca, non facendo caso alla ridicolaggine della dichiarazione se intesa nell’attuale contesto di una lotta impari.
I manifestanti pacifici non stavano minacciando l’esistenza di Israele; i ragazzi che lanciavano pietre non erano sul punto di sopraffare centinaia di cecchini israeliani che sparavano, uccidevano e ferivano i giovani di Gaza senza alcun limite legale o morale.
All’età di 8 mesi Laila al-Ghandour è stata una delle 60 persone uccise il 15 maggio. È stata soffocata a morte dai lacrimogeni israeliani. Molti, come lei, sono stati feriti o uccisi a una certa distanza dal confine. Alcuni sono stati uccisi semplicemente per essersi avvicinati o per essere palestinesi.
Nel frattempo Ivanka Trump, figlia del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha inaugurato una nuova era di relazioni internazionali, quando lei e le sue compagne hanno inaugurato la nuova Ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme.
Era “tutta sorridente” mentre, nello stesso momento, centinaia di abitanti di Gaza venivano abbattuti al confine. Gli ospedali già fatiscenti non hanno camere per la maggior parte dei feriti che sanguinavano nei corridoi in attesa di cure mediche.
Ivanka non è mai stata a Gaza e difficilmente la visiterà o vi sarà accolta. Gli abitanti di Gaza non si iscrivono alla sua coscienza morale – se ha qualcosa che va oltre i suoi interessi immediati – come persone che meritano diritti, libertà e dignità.
Al confine, molti ragazzi di Gaza hanno colorato i loro corpi con vernice blu, indossando costumi fatti in casa per imitare personaggi del film di Hollywood “Avatar”. Speravano che, nascondendo la loro pelle marrone, la loro condizione e sofferenza potessero essere più riconoscibili agli occhi del mondo.
Ma quando sono stati uccisi il loro sangue li ha traditi. Erano ancora umani, ancora da Gaza.
La comunità internazionale ha già condannato la decisione di Trump di trasferire l’ambasciata del suo paese a Gerusalemme e ha dichiarato che il suo riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele è “nullo”, ma andrà oltre le semplici parole?
La comunità internazionale rimarrà intrappolata tra vuote dichiarazioni e nessuna azione? Riusciranno veramente mai a riconoscere l’umanità di Laila al-Ghandour e di tutti gli altri bambini, uomini e donne che sono morti e continuano a perire sotto i cieli assediati di Gaza? Si faranno mai carico di fare qualcosa?
La difficile situazione dei palestinesi è aggravata dal peso di avere una “leadership” inutile. Il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, si è recentemente impegnato a chiedere la fedeltà dei palestinesi occupati in Cisgiordania. Grandi cartelli e grandi striscioni sono stati alzati ovunque, con cui famiglie, associazioni professionali, sindacati e aziende annunciavano a caratteri cubitali: la “Rinnovata lealtà e sostegno al presidente Mahmoud Abbas”.
‘Rinnovo’? Il mandato di Abbas è scaduto nel 2009. Inoltre, questo è quello che Abbas e il suo partito Fatah avvertono come la questione più urgente da affrontare, mentre il loro popolo viene massacrato?
Abbas teme che Hamas stia usando il sangue delle vittime di Gaza per rafforzare la propria popolarità. Ironia della sorte, è una preoccupazione condivisa con i leader israeliani, come il portavoce dell’esercito israeliano il tenente colonnello Jonathan Conricus. Quest’ultimo ha detto che Hamas ha vinto la guerra delle pubbliche relazioni al confine di Gaza con un “knockout”.
Questa propaganda è falsa in quanto assolutamente razzista; tuttavia dura da fin troppo tempo. Presenta palestinesi e arabi come scarsi di mezzi umani. Non in grado di mobilitare e organizzare i loro sforzi collettivi per chiedere i loro diritti negati da lungo tempo. Sarebbero solo pedine, burattini nelle mani delle fazioni, da sacrificare sull’altare delle pubbliche relazioni.
Non è venuto in mente a Conricus di notare che, forse, il suo esercito ha perso la “guerra delle pubbliche relazioni” perché le sue belve hanno sparato a migliaia di civili disarmati che non hanno fatto nulla, eccetto radunarsi al confine per chiedere la fine del loro perenne assedio; o che, forse, la guerra delle pubbliche relazioni è andata persa perché i massimi leader israeliani hanno annunciato con orgoglio che gli abitanti di Gaza sono un bersaglio facile, dal momento che, secondo il ministro della difesa Avigdor Lieberman, “non ci sono innocenti a Gaza”.
Ivanka passerà alla storia di Israele come un’eroina. Ma la resistenza palestinese non è alimentata o sottomessa da Ivanka, bensì dai sacrifici dei palestinesi stessi e dal sangue di Laila al-Ghandour, a cui è stata negata anche una festa per il suo primo compleanno sulla terra assediata di Dio.
Il governo degli Stati Uniti si è decisamente e palesemente trasferito nella parte sbagliata della storia. Mentre i suoi funzionari partecipavano alle feste, alle serate di gala e alle celebrazioni dell’ambasciata, sia in Israele che a Washington e altrove, i palestinesi scavavano 60 fosse e tenevano altri 60 funerali.
Il mondo ha assistito con orrore, e neanche i media occidentali sono riusciti a nascondere la piena brutta verità ai loro lettori. I due atti – delle feste sontuose e delle sepolture strazianti – sono stati trasmessi in tutto il mondo e la reputazione americana già in difficoltà è sprofondata sempre più.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, potrebbe aver pensato di aver vinto. Confortato dal suo governo e dalla sua società di destra da una parte, da Trump e dal suo rabbioso bulletto ONU, Nikki Haley dall’altra, si sente invulnerabile.
Ma dovrebbe ripensare la sua logica guidata dalla forza. Quando i giovani di Gaza sono rimasti a torso nudo alla recinzione di confine, cadendo uno dopo l’altro hanno attraversato una barriera di paura che nessuna generazione di palestinesi ha mai attraversato. E quando le persone non hanno paura, non possono mai essere sottomesse o sconfitte.
Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org
Fonte: https://www.middleeastmonitor.com/20180521-israels-premature-celebration-gazans-have-crossed-the-fear-barrier/#.WwLoozA-BcI.facebook