Il Messaggero, il Giro d’Italia, ebrei e palestinesi

Le manifestazioni contro le politiche israeliane – a Gaza, in Palestina e altrove – vanno prese in seria considerazione anziché ignorate e tacciate di antisemitismo – Foto: il giro in Val di Susa (crediti: Maria Teresa Messidoro)

Lettera spedita dalla RETE ECO* al Messaggero.

 

Sul Messaggero del 24 maggio è comparso un articolo fuorviante a firma Marco Pasqua sulla campagna #Cambiagiro, e sul problema palestinese. Chi scrive se la prende contro le persone che in Italia dimostrano, giustamente, contro i “padroni” del Giro ciclistico d’Italia

(La Gazzetta dello Sport, del grande gruppo editoriale Rizzoli-Corriere Della Sera) e i loro complici politici italiani e israeliani. Quest’anno hanno deciso di far iniziare il Giro d’Italia a Gerusalemme, su invito del governo israeliano, così facendo propaganda a favore della politica di oppressione di Israele nei confronti dei palestinesi. Negli stessi giorni, a Gaza, l’esercito israeliano apriva il fuoco contro manifestanti palestinesi civili e disarmati che partecipavano alla Grande Marcia del Ritorno. Si tratta di una manifestazione volta sia a protestare contro il blocco della Striscia di Gaza, che dura ormai da 11 anni, e che mette a dura prova la capacità di sopravvivenza degli abitanti di Gaza, sia a riaffermare il loro dirittoa tornare alle loro terre da cui erano stati cacciati negli anni 1947-48.

A Gaza, solo in queste ultime settimane della Grande Marcia del Ritorno in cui i dimostranti si riunivano davanti ai reticolati (tutti in territorio palestinese) che segnano il confine della Striscia di Gaza con Israele, sono stati uccisi oltre un centinaio di civili disarmati, e ferite alcune migliaia, utilizzando armi da fuoco. Una scelta non solo ingiustificabile alla luce del diritto internazionale, che vieta l’utilizzo di tali mezzi per la dispersione di manifestazioni di civili, ma che dimostra un atteggiamento di disprezzo disumanizzante nei confronti dei manifestanti.

Noi speriamo che il mondo intero prenda decisivi provvedimenti di sanzioni efficaci contro il governo israeliano, anziché dargli manforte come ha fatto il governo del presidente Trump che non solo ha trasferito a Gerusalemme l’Ambasciata USA, ma lo ha fatto proprio il 14 maggio 2018 – 70° anniversario della proclamazione dello Stato d’Israele, e vigilia del Giorno della Nakba – ricorrenza con cui i palestinesi ricordano la tragedia dell’esilio e della perdita della loro Terra.

Le manifestazioni contro le politiche israeliane – a Gaza, in Palestina e altrove – vanno prese in seria considerazione anziché ignorate e tacciate di antisemitismo, una forma di razzismo pericolosa e odiosa quanto le altre, che è però sistematicamente utilizzata come arma di propaganda dal governo israeliano e dai suoi sostenitori per mettere a tacere ogni opposizione.

 

(*) Rete ECO – Ebrei contro l’occupazione (ONLUS) – è un’associazione nata nel 2001 e diffusa a livello nazionale. Siamo una rete di ebrei italiani che si mobilitano contro le ingiustizie perpetrate dallo Stato di Israele nei confronti della popolazione palestinese. I governi israeliani, infatti, portano avanti dal 1948 una politica di espropriazione, colonizzazione, segregazione, emarginazione e repressione, punteggiata da attacchi militari, volta a rendere impossibile la vita dei palestinesi sulle loro terre. Il risultato è una strisciante pulizia etnica, a rincarare la dose dopo le espulsioni di massa avvenute nel 1947-1948 (Nakba) e nel 1967 (Naksa).

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