Sottoscrittori di una lettera sul diritto di boicottare Israele: Viggo Mortensen, James Schamus, Ken Loach, Mike Leigh, Danny Glover e Aki Kaurismaki, Patti Smith, Massive Attack
Copertina – Una foto condivisa dalla residenza reale ufficiale di Kensington Palace mostra il principe William con la vincitrice dell’Eurovision Netta Barzilai a Tel Aviv il 27 giugno, come esempio dello sfruttamento del concorso da parte del governo israeliano per la sua propaganda. (via Twitter)
Ali Abunimah, 28 giugno 2018
I palestinesi vantano la loro prima vittoria nella campagna di boicottaggio dell’Eurovision Song Contest del prossimo anno.
Consiste in una lista sempre più lunga di personaggi internazionali che si esprimono a sostegno del diritto di boicottare Israele.
Attivisti del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) rivendicano la maggiore diffusione della cattiva reputazione di Israele che fa calare le richieste che Eurovision 2019 si tenga a Gerusalemme.
“Questo segna un impressionante fallimento negli sforzi delle pubbliche relazioni di Israele per affermare la sua illegale pretesa sulla la città,” ha detto questa settimana PACBI, Campagna Palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele.
“Il movimento BDS vede questa come la prima pietra miliare nella campagna di boicottaggio dell’ Eurovision 2019 se verrà ospitato da Israele mentre continua a portare avanti le sue decennali gravi violazioni dei diritti umani palestinesi”.
Il ministro della cultura israeliana, Miri Regev, in un primo momento aveva chiesto che l’Eurovision si svolgesse o a Gerusalemme o per niente.
Funzionari israeliani incaricati di combattere il movimento di solidarietà globale palestinese vedono nell’ospitare Eurovision un “progetto nazionale” e il governo sta pianificando di investire milioni di dollari per organizzare un evento che si spera possa contribuire a ripulire l’immagine di Israele, specialmente in seguito ai suoi recenti massacri a Gaza.
Ma preoccupato per la politicizzazione israeliana dell’Eurovision, l’European Broadcasting Union, produttore del concorso, ha rimandato l’annuncio ufficiale di Israele come paese ospitante.
Temendo di perdere completamente il diritto di ospitare la gara, Israele ha abbandonato la richiesta che fosse organizzata a Gerusalemme.
Israele sta ora presentando Tel Aviv come probabile sede.
Nel frattempo Israele sta intensificando la sua propaganda su Eurovision, mentre continuano a crescere gli appelli al boicottaggio.
Mercoledì scorso, il principe William, primo membro della famiglia reale britannica a intraprendere una visita ufficiale in Israele, ha messo in scena un servizio fotografico con Netta Barzilai, vincitrice israeliana dell’Eurovision 2018.
E Israele ha continuato i suoi sforzi per condizionare l’opinione pubblica usando un’app sostenuta dal governo per manipolare i sondaggi sul fatto che l’Irlanda dovrebbe rispettare il boicottaggio il prossimo anno.
Ma questo non ha fatto rallentare lo slancio degli attivisti.
Più di 3.600 persone hanno sostenuto questo appello firmando una petizione, tra cui il precedente vincitore dell’Eurovision Charlie McGettigan, l’emittente irlandese e l’ex commentatore dell’Eurovision Mike Murphy e gli ex presentatori dell’Eurovision Carrie Crowley e Doireann Ni Bhriain.
“Per ogni tipo di ragioni culturali e storiche ci identifichiamo profondamente con i palestinesi”, ha detto Crowley. “Il loro trattamento – o maltrattamento – per mano dello Stato di Israele è orrendo”.
“Se con il boicottaggio di un evento televisivo internazionale significativo saremo in grado di attirare l’attenzione su questa ingiustizia, potrebbe essere di aiuto per iniziare a cambiare comportamento e il danno che viene fatto quotidianamente”, ha aggiunto Crowley. “Credo che molti irlandesi sentano allo stesso modo.”
Anche i leader della Musicians Union of Ireland e del sindacato delle arti dello spettacolo Equity hanno sostenuto la campagna che ha ottenuto un’ampia copertura sui media irlandesi e britannici.
Disegno di legge dei Territori Occupati
La senatrice e cantante Frances Black, che aveva già sostenuto l’appello per il boicottaggio dell’Eurovision, sta sponsorizzando anche il decreto legge sui Territori Occupati che vieterebbe il commercio di beni provenienti dagli insediamenti israeliani costruiti su terre palestinesi in violazione del diritto internazionale.
Questo in linea con le raccomandazioni di esperti di diritto internazionale e di difensori dei diritti umani, tra cui Amnesty International.
La campagna popolare per approvare il disegno di legge – sostenuta dai sindacati irlandesi e contrastata dal governo – ha avuto una spinta dalla leggenda del rock Roger Waters durante un concerto a Dublino mercoledì scorso:
I cineasti tornano a boicottare
Nel frattempo, l’intensificarsi degli sforzi di Israele e della sua lobby per punire il sostegno pubblico ai diritti dei palestinesi continua a ritorcerglisi contro.
L’autorevole pubblicazione commerciale The Hollywood Reporter ha raccolto la lettera aperta di eminenti cineasti che difendono il diritto di boicottare Israele a sostegno dei diritti palestinesi.
Tra le decine di firmatari The Hollywood Reporter ha messo in evidenza attori e registi come Viggo Mortensen, James Schamus, Ken Loach, Mike Leigh, Danny Glover e Aki Kaurismaki.
Anche i musicisti Patti Smith e i Massive Attack hanno firmato la lettera.
Firma motivata dalla decisione del festival tedesco Ruhrtriennale di cancellare un’esibizione in programma degli acclamati musicisti scozzesi Young Fathers perché il gruppo ha rifiutato di fare marcia indietro sul suo sostegno dei diritti palestinesi e del BDS.
Gli Young Fathers sono stati presi di mira perché l’anno scorso si erano ritirati dal festival Pop-Kultur di Berlino per protesta contro la sua sponsorizzazione da parte del governo israeliano.
Ma viste le crescenti proteste per la plateale censura della Ruhrtriennale, gli organizzatori del festival hanno fatto marcia indietro e reinvitato la band, così come altri artisti che si erano ritirati in solidarietà con loro.
In un chiaro segno della dominante intolleranza e diffamazione nei confronti dei difensori dei diritti dei palestinesi da parte delle élite tedesche, la direttrice della Ruhrtriennale Stefanie Carp si trova ad affrontare le richieste di politici perché si dimetta per avere reinvitato gli Young Fathers.
La lettera degli artisti loda il festival tedesco di Morgenland per aver resistito a pressioni simili di censura degli artisti.
In una dichiarazione a parte artisti invitati alla Ruhrtriennale, tra cui Laurie Anderson e Hassan Khan, hanno confermato la loro partecipazione ora che gli Young Fathers sono stati di nuovo invitati.
Ma hanno affermato di “rifiutare l’idea che le istituzioni, in qualche modo, debbano avere il potere di chiedere agli artisti di rinunciare ai loro principi politici in cambio della partecipazione ai loro programmi”.
Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org
Fonte: https://electronicintifada.net/blogs/ali-abunimah/palestinians-claim-first-win-eurovision-boycott-campaign