“Nel promuovere questa falsa simmetria o equilibrio tra le ‘due parti’, la WEDO sta in realtà promuovendo la normalizzazione”. Copertina – Daniel Barenboim
Jonathan Ofir, 25 luglio 2018
La scorsa settimana, il parlamento israeliano ha approvato una “legge fondamentale” quasi-costituzionale che ha intitolato lo “Stato-Nazione del popolo ebraico”, che ha segnato il passaggio ad una fase più scoperta di apartheid israeliano. Ma io sono qui nello Stato-nazione del popolo ebraico, e un giorno dopo che la legge è passata, non ho sentito un solo commento al riguardo nelle news delle 4 del pomeriggio. Oh, certo, il pubblico si è precipitato per strada a migliaia, ma è stato a causa della legge sulla surrogazione passata poco prima che ha escluso i gay. Gideon Levy ha chiesto: “Israele, dov’è la tua indignazione per la legalizzazione dell’apartheid?”, e ha concluso amaramente:
“I veri oppressi possono aspettare. Israele sta marciando nella parata dell’orgoglio”.
Sembra che la legge lasci ai “liberali-sionisti” molto poco spazio di manovra per potersi presentare come liberali se si identificano con un tale stato. Così, il leggendario direttore d’orchestra e pianista Daniel Barenboim ha dichiarato seccamente: “Questa nuova legge razzista mi fa vergognare di essere israeliano”. Nel suo pezzo, apparso prima su Haaretz e poi su The Guardian, ha caratterizzato la legge come “una forma molto chiara di apartheid”.
Soffermiamoci e concentramoci su Daniel Barenboim perché è un artista molto importante e, pur essendo una persona non grata in Israele, la sua visione è in realtà rappresentativa di una forma piuttosto moderata di critica a Israele, rispetto a ciò che generalmente consideriamo ‘liberal-sionisti’. Se si sta rivoltando e dice: “Mi vergogno”, potrebbe essere un indicatore delle cose a venire.
Barenboim è un gigante artistico. Si è realizzato nella vita come pianista virtuoso, essendosi esibito a livello internazionale fin dall’età di 10 anni, e ha un’ulteriore carriera da direttore delle istituzioni più prestigiose come La Scala di Milano e molte altre. Insieme al compianto Edward Said ha creato l’orchestra West-Eastern Divan (WEDO), con sede in Spagna, composta da giovani musicisti provenienti dal Medio Oriente e che comprende un retroterra egiziano, iraniano, israeliano, giordano, libanese, palestinese, siriano e spagnolo. E’ un’orchestra di altissimo livello che si esibisce nelle migliori sale da concerto di tutto il mondo.
Il progetto WEDO è stato considerato da Said stesso come “la cosa più importante che ho fatto nella mia vita”, e non è poca cosa a dirsi, provenendo da un così grande intellettuale palestinese. L’orchestra stessa era un esperimento apparentemente non politico, che rappresenta “un modello alternativo basato sull’uguaglianza, la cooperazione e la giustizia per tutti”.
Ciononostante, l’attività e il messaggio dell’orchestra alla fine l’hanno messa in disaccordo con il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni fondato nel 2005. La campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) nel 2010 ha scritto:
“Nel promuovere questa falsa simmetria o equilibrio tra le ‘due parti’, la WEDO sta in realtà promuovendo la normalizzazione”.
Hanno aggiunto:
“Il Divan rifiuta persino di riconoscere – figurarsi opporsi – pulizia etnica, occupazione e sistema di discriminazione razziale di Israele come le cause alla radice del conflitto coloniale arabo-israeliano, ripulendo la vera realtà oppressiva sul terreno con argomentazioni benigne destinate a proiettare una simmetria tra oppressori e oppressi e parità morale tra colonizzatori e colonizzati.”
Ora, tutto questo può sembrare un po’ sconvolgente ai liberali che cercano “dialogo”. “Dialogo” è esattamente ciò di cui parla l’orchestra, e anche se ufficialmente si propone di essere un’iniziativa non politica, è chiaro che, con il suo inquadramento nazionale, sta effettivamente mandando un messaggio politico.
Il PACBI sostiene che la WEDO respinge le cause profonde del “conflitto coloniale”. È qui che dobbiamo tornare a Daniel Barenboim stesso e al suo pezzo recente. Barenboim presenta un’immagine molto ideale di Israele alla sua fondazione:
“I padri fondatori dello stato di Israele che firmarono la dichiarazione nel 1948 consideravano il principio di uguaglianza fondamento della società che stavano costruendo. Si sono inoltre impegnati “a perseguire la pace e le buone relazioni con tutti gli stati e i popoli confinanti”.
Questo va oltre la ripulitura. I sionisti sono stati pulitori etnici nel bel mezzo della pulizia etnica che scrissero un documento che avrebbe dovuto anch’esso imbiancare il loro sforzo colonialista. “Uguaglianza” era un anatema per il loro progetto, e ancora lo è. Ecco perché hanno dovuto ripulire etnicamente la stragrande maggioranza dei palestinesi, perché allora la piccola minoranza rimasta potesse dare un alibi ad uno stato “ebraico e democratico”. Ecco perché i sionisti non permetteranno il ritorno dei profughi. (Si noti inoltre che questi “cittadini uguali” di minoranza, prima sono stati sottoposti a un regime militare dal 1949 al 1966).
Barenboim cita la dichiarazione d’indipendenza israeliana:
“Lo stato di Israele si dedicherà allo sviluppo di questo paese a beneficio di tutto il suo popolo; sarà fondato sui principi di libertà, giustizia e pace, guidato dalle visioni dei profeti di Israele; garantirà pieni pari diritti, sociali e politici a tutti i suoi cittadini, indipendentemente dalle differenze di fede religiosa, razza o sesso; assicurerà la libertà di religione, coscienza, lingua, educazione e cultura”.
Ma non era chiaro che Israele ha violato questo fin dal primo giorno? Solo oggi è cambiato?
Infatti, Barenboim conclude:
“Settant’anni dopo, il governo israeliano ha appena approvato una legge che sostituisce principio di uguaglianza e valori universali con nazionalismo e razzismo. Questa legge afferma che solo il popolo ebraico ha diritto all’autodeterminazione nazionale in Israele.”
Sì, ha approvato una legge, ma ci sono state molte altre leggi razziste e discriminatorie. È vero, la legge ha uno status più elevato rispetto ad altre leggi, in quanto è una “legge fondamentale”, ma ci sono state altre leggi fondamentali che sono state una chiara violazione del diritto internazionale e una cementazione di crimini di guerra, come la La legge di Gerusalemme (1980), che de-jure annetté Gerusalemme Est – questa legge è citata e ripetuta anche nella recente legge.
Barenboim si lamenta del “divario intollerabile tra ciò che la dichiarazione di indipendenza ha promesso e le realtà di Israele”. Ma non si poteva notare fin dall’inizio questo divario?
Barenboim sta essenzialmente cercando di persuaderci che la Dichiarazione di fondazione di Israele, che è una dichiarazione non vincolante, dovrebbe significare più della successiva costituzione formativa di Israele. Israele non ha una costituzione, ma sta formando un insieme di “leggi fondamentali” (la recente è la numero 16), che hanno lo scopo di formare in modo incrementale una costituzione. Al posto di una vera costituzione, queste “leggi fondamentali” sono la cosa più vicina a una costituzione israeliana. Quindi, questa recente “legge dello stato-nazione” sta dichiarando apertamente “questo è ciò che siamo”.
In risposta alla legge, il leader uscente di sinistra (e opposizione) Isaac Herzog ha offerto una tiepida risposta: “La domanda è se la legge danneggerà o rafforzerà Israele”, ha detto. “La storia giudicherà. Spero vivamente che il delicato equilibrio tra gli aspetti ebraici e democratici [di Israele] non sarà turbato “.
Non è esattamente una rivoluzione che si sta verificando per questa legge nel sionista Israele. Alla fine, è soprattutto una cementazione di quella che è stata la politica israeliana da sempre, ed è molto sionista. Il problema con essa per i ‘liberal-sionisti’ è che è così scoperta.
La legge sta rendendo difficile essere coinvolto con Israele, senza essere apertamente coinvolto con un regime di apartheid.
Barenboim ha affermato che Israele ha approvato una legge centrale quasi-costituzionale che è “razzista”, che è una “forma molto chiara di apartheid”.
Ora, la domanda da porsi è se suggerisce ancora di “dialogare” con tale entità in qualsiasi modo o forma, o se alla fine si rivolterà e dirà che questa entità deve essere boicottata.
Perché una cosa è quello che dice la gente. Una cosa è quello che i fondatori di Israele hanno scritto sulla loro Dichiarazione. Un’altra cosa è quello che fanno. E quindi, la domanda non è solo quello che dice Barenboim, e dice di “vergognarsi di essere israeliano”. La domanda è, cosa farà al riguardo. Chiaramente, “dialogo” non è abbastanza.
Jonathan Ofir– Musicista israeliano, direttore d’orchestra e blogger/scrittore che vive in Danimarca.
Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org
Fonte: https://mondoweiss.net/2018/07/barenboim-ashamed-israeli/