Il movimento sionista è sempre stato schizofrenico
di Asa Winstanley, 21 luglio 2018
Il movimento sionista è sempre stato schizofrenico. Le fazioni dominanti nel movimento, e più tardi nello stato di Israele, una volta sostenevano di essere “socialiste” nel carattere.
Ma in realtà la tradizione “sionista laburista”, che annovera figure come il primo ministro David Ben Gurion, il criminale di guerra e vincitore di premio Nobel per la pace Shimon Peres, e, a scendere, i leader razzisti e anti-palestinesi dell’attuale Partito Laburista Israeliano, è sempre stata un movimento colonizzatore coloniale di esclusione con un carattere fondamentalmente razzista.
Peres rivendicava di essere un grande leader di “pace”, ma in realtà è stato un valido aiuto nella promozione israeliana del commercio di armi in tutto il mondo. Ha lavorato a stretto contatto anche con il regime di supremazia bianca in Sud Africa negli anni ’70, su tecnologia e test delle armi nucleari – una relazione vantaggiosa per entrambi i regimi di apartheid.
Gli stessi insediamenti dei kibbutz collettivisti tanto ammirati da tutti, dal Partito Laburista di sinistra negli anni ’60 al famoso ebreo di sinistra americano Noam Chomsky, erano di fatto istituzionalmente razzisti – e lo sono tuttora. Non solo furono costruiti su terreni rubati ai palestinesi espulsi con la forza, ma questi “socialisti” escludevano con forza la partecipazione degli arabi nei loro collettivi.
Alcuni dei peggiori crimini dello stato di Israele sono stati storicamente perpetrati dai sionisti “laburisti”, e non dalla destra sionista – compresa la pulizia etnica del 1948 della Palestina.
L’idea che esista un vero e proprio “sionismo progressista” è sempre stato un crudele luogo comune.
Tuttavia la narrativa secondo cui esiste una sorta di buona, pura, originale forma di sionismo di sinistra, che è stata in qualche modo corrotta da esponenti della destra come l’attuale primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha dimostrato di essere utile agli scopi della propaganda israeliana.
Ma in realtà è solo questo: propaganda e menzogna.
La nuova legge “Israele come Stato-Nazione del popolo ebraico”, appena approvata dal parlamento israeliano, che consacra formalmente pratiche di apartheid contro i palestinesi, è un’utile illustrazione delle differenze esistenti tra la “sinistra” sionista e la “destra” sionista.
Si sono levate alcune lievi critiche alla nuova legge, mormorate dai gruppi sionisti liberali. Ma le differenze sono puramente di ordine tattico e fondate sull’idea che la nuova legge sia dannosa alle pubbliche relazioni di Israele, piuttosto che dannosa per il fondamentale divario dai principi.
Il Partito Laburista Israeliano è pienamente d’accordo con il Likud che Israele dovrebbe essere uno stato per soli ebrei, semplicemente pensa che affermarlo così apertamente davanti alla stampa mondiale sia dannoso per l’immagine di Israele all’estero, e quindi per la sua rete di continuo sostegno internazionale.
O, come questa settimana il gruppo di ebrei non-sionisti radicali Jewdas ha espresso in un tweet lapidario, riassumendo la critica tiepida del Consiglio di Deputati alla nuova legge: “Ragazzi, ragazzi, piace a tutti noi l’etno-nazionalismo, ma non lo si può fare un po’ più silenziosamente?”
Nella misura in cui vi sono differenze sostanziali tra la sinistra e la destra in Israele (e sono molto piccole), queste differenze sono ora completamente accademiche – la destra ha vinto. Non vi è alcuna possibilità di un cambiamento sostanziale dall’interno di Israele fino a quando il sistema del sionismo non sarà annullato in tutta la Palestina storica consentendo un nuovo sistema di democrazia e pari diritti per tutti.
Una nuova serie di documentari in Israele illustra la portata che le forze religiose di estrema destra in Israele una volta considerate elementi “marginali” (almeno per il consumo pubblico sulla scena mondiale) hanno raggiunto sulla narrativa e nelle alte sfere del potere politico.
Negli anni ’80, un gruppo razzista terrorista anti-palestinese che si era denominato “Jewish Underground” assaltò brutalmente una serie di obiettivi civili palestinesi.
Il gruppo fece attentati contro auto e autobus, sparò su di una folla di civili, tentò di uccidere diversi sindaci palestinesi in Cisgiordania (colpevoli di sostenere la leadership politica “sbagliata”) e complottò persino per far saltare in aria la Cupola della Roccia (parte del terzo santuario più sacro dell’Islam) per costruire un tempio ebraico.
La serie “The Jewish Underground”, secondo quanto riferito, mostra come gli estremisti dietro questa campagna terroristica non solo siano riusciti a farla franca con condanne relativamente lievi per i loro crimini, ma oggi hanno iniziato la scalata alle stanze del potere politico in Israele.
In una recente intervista rilasciata a Haaretz, il regista spiega che è sempre stato un mito il fatto che questi assassini si trovassero comunque ai margini della società israeliana: “Questi uomini facevano parte della leadership dominante dei coloni. Uno era il segretario di Gush Emunim [un gruppo influente di coloni israeliani]. Un altro lavorava al municipio di Hebron e Kiryat Arba. Uno era un pilota nell’Air Force israeliana. C’erano diversi generi di importanti rabbini, generi di personale dell’IDF [esercito israeliano]. Non si può dire che fossero degli estranei.”
Oggi Nathan Nathanson – uno dei leader del gruppo terrorista che ha un ruolo importante nel film – è un consigliere politico del ministro dell’Istruzione israeliano Naftali Bennett – leader del partito “Casa ebraica” e parte della coalizione di governo di Netanyahu.
Nel 1985 Bennett fu condannato a tre anni di prigione per il suo ruolo negli attentati ai sindaci palestinesi, compreso il sindaco di Nablus che fu gravemente ferito e subì l’amputazione di entrambe le gambe.
Come annota Haaretz, “la pressione dell’opinione pubblica – comprese lettere e petizioni che chiedevano la liberazione anticipata dei terroristi condannati – ha ridotto le conseguenze dei crimini. Le condizioni carcerarie sono state miti, le condanne ridotte per buona condotta e alcuni hanno goduto di perdoni che hanno ridotto drasticamente le loro condanne… Nel dicembre del 1990 erano tutti liberi dopo aver scontato meno di sette anni di prigione.”
Come creatore della serie, Shai Gal ha raccontato ad Haaretz degli assassini di “Jewish Underground” che ha intervistato per i film: “Nessuno di loro mi ha mai detto niente del tipo Ero giovane e stupido quando ho fatto queste cose”.
Ha detto: “Sono orgogliosi di quello che hanno fatto”.
I terroristi sionisti oggi occupano i corridoi del potere nella Knesset israeliana.
Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org
Fonte: https://www.middleeastmonitor.com/20180721-zionist-extremists-are-now-the-mainstream-in-israel/